E’ diventato virale sui social network, il video che ritrae l’ultima aggressione subita dal personale medico di un ospedale, da parte dei familiari di pazienti. Il personale sanitario del policlinico Riuniti di Foggia, in seguito al decesso di una paziente durante un intervento chirurgico, è stato costretto a barricarsi in una stanza dell’ospedale per sottrarsi alla furia dei parenti, con scrivanie e cassettiere a bloccare la porta. Una cinquantina le persone sarebbero riuscite a superare l’ingresso della struttura e una ventina, secondo quanto riportato dai media locali, sarebbero entrate in contatto con il personale sanitario della chirurgia toracica. Un chirurgo è stato colpito con diversi pugni in faccia e ha riportato ferite e contusioni, un secondo medico spintonato e finito per terra e una dottoressa ha riportato la frattura di una mano
Immagini drammatiche, le ennesime, che rilanciano l’emergenza sicurezza anche in ambito sanitario. Medici e infermieri troppo spesso finiscono nel mirino di parenti e pazienti che riversano su di loro rabbia e frustrazione. L’ultimo episodio, proprio perché è stato immortalato e divulgato sui social, ha destato forte indignazione richiamando l’attenzione delle istituzioni.
Il senatore Ignazio Zullo, capogruppo in commissione Lavoro e Sanità, lavora a un ddl che prevede tre anni di sospensione della gratuità di accesso alla cure programmate – eccetto le prestazioni di urgenza e salvavita – agli autori di aggressioni contro gli operatori sanitari in occasione di lavoro e di reati contro il patrimonio sanitario. I risparmi saranno investiti in misure di sicurezza negli ambienti sanitari.
Una proposta che andrebbe ad introdurre una sorta di “Daspo” per gli autori di aggressioni ai danni dei camici bianchi. Il ddl prevede anche che l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sulla base delle segnalazioni delle Regioni, inserisca “i dati degli autori di aggressioni contro gli operatori sanitari in occasione di lavoro e gli autori di reati contro il patrimonio sanitario nella Piattaforma nazionale di Governo delle Liste di Attesa”. Con “le somme introitate” dalle Asl inscritte in bilancio con vincolo di destinazione “finalizzato al potenziamento delle misure di sicurezza negli ambienti sanitari”.