Nei giorni successivi a ferragosto, l’Italia ha subito gli effetti nefasti del passaggio di quella conosciuta come “goccia fredda”, ossia di un vortice ciclonico gelato in quota che si è isolato da un’area a bassa pressione più grande.
Il freddo arrivato dal nord ha così provocato in diverse zone d’Italia fenomeni estremi come trombe d’aria sia su terra che su mare, che hanno toccato indistintamente le coste del nostro Paese così come le ampie aree interne: non a caso il nostro Paese è stato definito da più scienziati come “penisola dei tornado e delle trombe d’aria”.
Dal punto di vista stagionale, le trombe d’aria si verificano in genere durante il periodo estivo, ma numerose sono quelle che si verificano durante l’autunno nelle zone tropicali. La tropicalizzazione del clima anche lungo lo stivale, di conseguenza, fa sì che questi fenomeni si stiano verificando sempre più spesso anche al di fuori dei periodi di tempo e delle aree geografiche note per esserne ciclicamente colpite, rappresentando, quindi, un pericolo per un numero crescente per le persone e i danni provocati.
Necessaria la distinzione tra i vari fenomeni: tornado e trombe d’aria sono spesso usati come sinonimi, ma in realtà non lo sono. La differenza è nelle dimensioni: i tornado hanno un diametro di qualche centinaio di metri e percorrono anche diverse decine di chilometri prima di dissolversi; le trombe d’aria, invece, hanno un diametro non superiore a un centinaio di metri e una forza distruttiva molto inferiore.
Le trombe marine, invece, nascono in mare e sono simili alle trombe d’aria, ma che possono intensificarsi se e quando raggiungono la terraferma. E anche i più rari diavoli di fuoco, che si formano in seguito a risalita di aria rovente prodotta da incendi di grandi dimensioni e possono creare danni gravi.
Tromba d’aria e tornado. Si tratta di un vortice d’aria in fortissima rotazione ciclonica, con la classica forma a imbuto, le cui estremità si trovano tra la superficie terrestre (corrispondente alla parte più stretta) e la base della nube da cui trae origine la stessa tromba d’aria (corrispondente alla parte più larga dell’imbuto).
La nube da cui prende vita il tornado è il tipico cumulonembo, ovvero la nube del temporale, presenza indispensabile affinché si possa sviluppare la tromba d’aria. Queste si formano sulla terraferma, anche alle medie latitudini, tra i 30° e i 60°, dunque alle nostre, o sulla superficie dei mari, soprattutto in prossimità delle aree costiere. Alla loro origine c’è una massa di aria calda e umida al suolo, come dopo giornate torride estive delle scorse settimane o quando l’acqua del mare è più calda delle medie stagionali. Se con l’arrivo di un fronte freddo la “nuova” aria secca e gelida invece di spazzare via quella calda rimane in quota, si può generare un fenomeno di “risucchio” dell’aria calda di superficie verso la nube temporalesca in cielo.
La colonna d’aria che si forma ruota violentemente, in senso antiorario, e può avere un diametro che va dai pochi metri ai 2-3 km dei supertornado americani. Al suo interno la velocità del vento può andare dai 150 ai 300 km/h.
Il fenomeno può avere dimensioni e durata variabili ma, generalmente, il diametro va da poche decine di metri fino ad un massimo di alcune centinaia, eccezionalmente di 1 o 2 km, con una durata solitamente compresa tra pochi secondi e decine di minuti fino ad un massimo di 1 ora o poco più. Una volta formati, i tornado si muovono attraverso il territorio, sul quale percorrono decine, se non centinaia, di chilometri prima di dissiparsi e morire. All’interno di un tornado di categoria EF5, il massimo della scala Fujita di riferimento, il vento può superare i 320 km/h.
Il tornado e la tromba d’aria sono fenomeni molto difficili da prevedere, se non quasi impossibile, trattandosi di fenomeni di dimensioni molto ridotte e dunque a microscala, capaci di svilupparsi nel giro di pochissimi minuti. Per i tornado si possono provare a sfruttare alcuni dettagli che vengono dall’osservazione del cielo come la presenza di nubi particolarmente scure e di colore verdastro, di un’intensa e grossa grandinata e potenti raffiche di vento orizzontale si potrebbe ipotizzare una sua imminente formazione.
Comunque vadano le cose in futuro, per quanto si stia costantemente lavorando per sviluppare dei sistemi che permettano di prevedere l’evoluzione di un tornado. Il riscaldamento globale sta peggiorando la gravità e aumentando la frequenza delle trombe d’aria: l’aumento della temperatura terrestre e quindi la maggiore energia termica presente in atmosfera sembrano incidere molto sull’episodicità e la gravità di simili fenomeni e negli ultimi anni il numero di perturbazioni metereologiche violente e di trombe d’aria associate sta così crescendo anche nel nostro Paese.
Cosa fare in caso di tromba d’aria e tornado
1. Stare lontani da porte e finestre, facilmente frantumate dalla violenza del vento;
2. Non rifugiarsi in mansarda perché il tetto viene di solito divelto dalla furia del vento;
3. Rintanarsi ai piani più bassi;
4. Staccare luce e gas per evitare corti circuiti e perdite di gas, per i danni provocati dal vento;
5. Non toccare i rubinetti dell’acqua perché i fulmini del temporale che genera la tromba, si propagano attraverso le condutture metalliche;
6. Allontanarsi e stare lontani da alberi, pali alti, strutture metalliche, distese liquide, perché attirano i fulmini;
7. Non ripararsi a ridosso dei muri perimetrali di case o strade perché possono crollare sotto la spinta del vento;
8. Non rifugiarsi in strutture prefabbricate – come per esempio i centri commerciali – perché in genere non sopportano la furia di una tromba d’aria;
9. Abbandonare auto o roulotte, perché possono essere trascinate via dal vento;
10. In mancanza di idonei rifugi, distendersi supini a terra, negli avvallamenti del terreno.