Nel primo pomeriggio di domenica 18 agosto, gli agenti del commissariato di Polizia di Stato di Ponticelli, nel corso di una perquisizione in un appartamento nel rione De Gasperi hanno rinvenuto una pistola a tamburo 38 special, con matricola abrasa e sei cartucce , 77 involucri di crack del peso complessivo di circa 11 grammi, nove dosi di cocaina del peso complessivo di circa due grammi, un bilancino di precisione e diverso materiale per il confezionamento della droga.
Per questo motivo è stato tratto in arresto per detenzione illegale di armi clandestine e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, il 40enne con precedenti di polizia, Pasquale Sacco detto “Pascalotto”, factotum dei “pazzignani”, clan storico del rione De Gasperi radicato tra gli isolati 10 e 15 e di recente confluito nell’alleanza capeggiata da Salvatore Montefusco, a sua volta a capo del gruppo insediatosi nell’isolato 17 dello stesso rione. Dopo l’arresto di Montefusco, “i pazzignani” sono rimasti praticamente soli a presidiare la zona, ben monitorata grazie al supporto delle videocamere – anche mobili – che consentono di controllare soprattutto i varchi d’ingresso del rione. La recente incursione degli agenti nel fortino del clan ha colto di sorpresa i “pazzignani” probabilmente riuniti intorno alla tavola per consumare il consueto pranzo domenicale, come la maggior parte degli abitanti del rione.
In manette è finita una figura marginale del clan che tre anni fa aveva già conquistato le pagine di cronaca, quando fu accoltellato agli arti inferiori nei pressi della sua abitazione. In quella circostanza, i residenti in zona ricostruirono minuziosamente l’accaduto, indicando in uno dei giovani rampolli dei “pazzignani” l’autore del ferimento, verosimilmente compiuto per “punire” il faccendiere del clan nell’ambito di un’accesa lite scaturita da dinamiche riconducibili al business della droga, principale fonte di guadagno dell’organizzazione pesantemente indebolita dagli arresti recenti. Condannata all’ergastolo in via definitiva per aver partecipato all’omicidio Colonna-Cepparulo, “la pazzignana” Luisa De Stefano, mentre sua sorella Antonella è stata arrestata lo scorso ottobre proprio per la decennale attività di spaccio radicata nella sua abitazione e gestita in concerto con suo marito Michele Damiano, anche lui finito in manette. Scarcerato di recente, invece, il primogenito Pasquale Damiano che ha trovato ad attenderlo nel rione lo zio Giovanni De Stefano detto “Giovannone”, indicato come l’attuale reggente del clan dei “pazzignani” che dopo l’arresto dell’amico e alleato Salvatore Montefusco, starebbe beneficiando del supporto dei nipoti e di un esiguo gruppo di giovanissimi.
Indeboliti dagli arresti, “i pazzignani” sono rimasti praticamente da soli a presidiare il rione, consapevoli di essere nel mirino dei De Micco, intenzionati a chiudere la partita mettendo a segno un altro agguato finalizzato a colpire l’ala dissidente che da diversi mesi mira a contrastarne l’egemonia. Motivo per il quale “Giovannone” e i suoi nipoti vivono da reclusi in casa, adottando la stessa politica praticata da Montefusco per sottrarsi alla condanna a morte dei rivali. Prettamente concentrati ad incrementare l’attività delle piazze di droga da loro gestite, pur adottando tutte le precauzioni del caso, la pistola trovata in casa di “Pascalotto” lo conferma. Il faccendiere dei “pazzignani” era già finito nel mirino dei De Micco il mese scorso, nei giorni successivi all’agguato in cui ha perso la vita Emanuele Montefusco, fratello del ras dell’isolato 17. In quella circostanza, “Pascalotto” fu vittima di un pestaggio voluto per inscenare una vera e propria spedizione punitiva da parte di un gruppo di affiliati ai De Micco facilmente riconosciuti dai residenti in zona che hanno assistito alla scena. Impossibilitati a colpire i “big” del clan, cautamente nascosti nelle loro abitazioni, hanno ripiegato sul bersaglio più facile, seppure si tratti di un semplice “manovale” del clan.
L’arresto di “Pascalotto” priva “i pazzignani” di un servo fedele, ma facilmente rimpiazzabile. La sua uscita di scena ha destato scalpore più per le conseguenze che rischia di introdurre. Il 40enne è un soggetto psicologicamente fragile con una personalità debole che potrebbe capitolare al cospetto degli inquirenti e fornire informazioni cruciali che potrebbero concorrere a chiudere definitivamente la partita in corso tra i clan di Ponticelli.