Un evento che ha destato non poco scalpore, quello avvenuto pochi giorni fa a Cercola, comune di residenza di uno dei due reggenti del clan De Micco, organizzazione attualmente egemone nel quartiere Ponticelli. L’appartamento del boss è stato letteralmente svaligiato, i ladri avrebbero portato via più di centomila euro in contanti, stando a quanto dichiarato alle forze dell’orine dalla parte lesa. Verosimilmente, si tratterebbe dei proventi delle attività estorsive praticate per conto e in nome del ras in vista di ferragosto, una delle tre ricorrenze in concomitanza delle quali i clan riscuotono la tangente estorsiva da commercianti e imprenditori. Natale, Pasqua e, per l’appunto, Ferragosto: le tre festività segnate due volte in rosso sul calendario dei camorristi.
La politica estorsiva inscenata dal boss dei De Micco, in vista di Ferragosto 2024, aveva suscitato non poco malcontento ed era stata oggetto di forti critiche che si sono avvicendate nel corso delle ultime settimane. Fortemente criticata non solo la volontà del boss di estendere le richieste estorsive anche a soggetti che non rientrano nella stretta sfera di competenza della sua organizzazione, attività che fin qui erano rimaste indenni o che erano assoggettate ad altri clan, come accaduto nella zona del rione Incis e di Porchiano, storicamente controllata dai De Martino, gli alleati con i quali i De Micco sono in contrasto ormai da un anno e che il ras aveva messo all’angolo già prima dell’arresto di Francesco De Martino e dei suoi fedelissimi, finiti in carcere lo scorso 1° luglio. Per bruciare il clan ormai antagonista sul tempo, il boss dei De Micco aveva chiesto ai suoi emissari di anticipare il giro di estorsioni che hanno pertanto preso il via già nel corso del mese di giugno, quindi ben due mesi prima di Ferragosto. Per i commercianti e gli imprenditori intenzionati a cedere al ricatto estorsivo perché troppo spaventati per denunciare, cambia poco o nulla, in quanto propensi a versare una tangente a un clan operante in zona.
A far schizzare alle stelle indignazione e intolleranza, sono soprattutto le estorsioni a tappeto. Una mattanza che non ha praticamente risparmiato nessuno, tra lavoratori onesti e soggetti dediti alle attività illecite. Basta pensare che i parenti di un ex leader della camorra locale, passato di recente dalla parte dello Stato, prima di appropriarsi dell’appartamento di proprietà del comune di Cercola, liberato dalla famiglia confluita nel programma di protezione, sono stati costretti a consegnare una cospicua somma di denaro proprio al boss reggente del clan De Micco che sta seminando il panico sul territorio. Ed è proprio questo uno dei due scenari associati al furto che ha subito di recente. Negli ambienti camorristici si millanta che quel ricco bottino sia stato trafugato per inscenare un’azione ritorsiva finalizzata a redarguire la condotta del boss. Un’ipotesi che andrebbe ad introdurre uno scenario senza precedenti, secondo il quale una delle figure apicali del clan egemone sul territorio abbia subito un affronto tanto clamoroso, al pari di un cittadino qualunque. Un’ipotesi che la gente comune fatica ad associare alla realtà, proprio perché risulta assai improbabile che una banale banda di topi d’appartamento possa aver messo a segno un furto così clamoroso, senza andare incontro a delle gravi conseguenze. Del resto, un leader della camorra locale, dispone degli strumenti e delle conoscenze per risalire all’identità dei ladri e recuperare il bottino senza particolari affanni. Difficilmente un boss di quel calibro si sarebbe limitato ad incassare il colpo senza battere ciglio, per giunta pubblicando sui social un post nel quale si prende gioco dei malviventi che hanno svaligiato la sua abitazione, oggetto di lavori di ristrutturazione in questo periodo. Proprio questo è un altro dettaglio che desta allarmismo, in quanto la ditta impegnata nei lavori potrebbe rischiare di pagare le conseguenze dei misfatti compiuti da altri. Ammesso che il furto sia effettivamente avvenuto.
Lo scenario che prende forma negli ambienti malavitosi con crescente convinzione è quello che introduce la messa in scena, voluta per mettere in condizione il boss di giustificare ai vertici del clan la sparizione di una cospicua somma di denaro. Secondo i rumors che serpeggiano nei rioni in odore di camorra, la somma occultata sarebbe ben più cospicua di quella dichiarata dal boss. Un ammanco di svariate centinaia di migliaia di euro che grava anche sulle finanze del clan. Del resto, gli esperti in materia di malavita faticano a credere che uno dei leader del clan che detiene il controllo del territorio possa essere talmente ingenuo e disattento da custodire tutti quei contanti in casa, consapevole di poter essere oggetto di una perquisizione da parte delle forze dell’ordine in qualsiasi momento.
Saranno le indagini in corso a far luce sull’accaduto, svelando quale dei due scenari troverà effettivo riscontro in chiave investigativa. L’unico dato certo è che siamo al cospetto dell’ennesimo episodio che esaspera e mortifica la gente comune che non può fare a meno di chiedersi in che modo, uno dei due boss reggenti del clan egemone a Ponticelli, abbia giustificato alle forze dell’ordine la presenza di tutti quei contanti all’interno della sua abitazione, sprezzante delle norme più basilari in materia di antiriciclaggio.