L’agguato in cui ha perso la vita Emanuele Pierino Montefusco, 48enne venditore ambulante di Ponticelli, non ha lasciato indifferenti gli abitanti del quartiere. Malgrado i ponticellesi siano “abituati” a convivere con le logiche criminali, l’ultimo agguato messo a segno nell’ambito dell’ennesima faida di camorra, ha colpito e non poco la coscienza sociale di una comunità martoriata dalla perenne insidia insita nella presenza di camorristi armati che si aggirano tra le strade del quartiere.
La consapevolezza che chiunque, in qualsiasi momento, può rischiare di restare sopraffatto da quelle logiche che impietosamente si riversano tra le strade delle loro vite, non li abbandona mai.
Un popolo costretto a convivere con la consapevolezza di potersi ritrovare a piangere un morto innocente in qualsiasi momento. Eppure, l’omicidio di Pierino ha rotto e stravolto questo di per sé precario ed incerto equilibrio emotivo, perché la camorra ha deciso con cognizione di causa di impugnare la pistola per uccidere un innocente.
Non è la prima volta che accade e, forse, non sarà nemmeno l’ultima.
Particolarmente toccanti le parole di cui si è servito un cittadino per porgere l’ultimo saluto a Pierino e per lanciare un messaggio ai suoi concittadini. Pochi giorni dopo l’omicidio, quella lettera è stata depositata sul ciglio del marciapiede dove Pierino stanziava tutti i giorni per vendere rotoloni di carta. Il suo posto di lavoro non autorizzato, trasformato nella scena del crimine dai sicari entrati in azione per ucciderlo proprio lì, su quel marciapiede di via Argine dove quel cittadino ha messo nero su bianco le sue emozioni. La lettera è stata poi pubblicata sui social dai parenti di Montefusco.
Di seguito il testo integrale:
“Poteva essere uno in più, prego per questo, caro concittadino.
Poteva essere uno in più io dico, al contrario delle altre persone indifferenti che sento dire “un delinquente in meno”.
Poteva essere uno in più per cercare di migliorare questa nostra Napoli che in apparenza è un popolo di facciata, ma nei fatti non è così. Senza nulla togliere a tutto quello che di buono ci dà.
La frase “un delinquente in meno” dice tutto. Dico a tutti quelli che leggeranno questa lettera che questo nostro sfortunato amico, ucciso dagli stessi napoletani per loschi affari è un delitto contro tutti gli altri napoletani.
Allora, invito tutti ad essere meno indifferenti, ad aiutarci, a migliorare questa nostra Napoli in tutti i suoi aspetti, soprattutto a questi nostri amici che sono costretti o che vogliono vivere così, creando una brutta immagine di Napoli.
Allora, invito tutti i napoletani (a cominciare da me) ad essere meno indifferenti tra noi, i problemi degli altri sono anche problemi miei, più educazione, più comunicazione sociale, più solidarietà, più cultura, più umanità e chi più ne ha più ne metta. Per tendere a crescere tutti insieme e rendere il popolo napoletano un cuor solo.
Caro amico, che Cristo ti accolga tra le sue braccia, il tuo sangue versato sia oggetto di conversione per i tuoi uccisori. Per una vita rivolta al bene e non solo al bene per sé stessi.
Grazie”