Uno dei rioni di edilizia popolare più datati dell’intera città di Napoli, un tempo fortino dei Sarno, il clan che riuscì a tenere sotto scacco la periferia orientale per decenni, partendo proprio da lì, dal rione De Gasperi.
Un agglomerato di edifici fatiscenti e di case ammuffite, abbandonate al loro destino dopo la prima fase di assegnazione dei nuovi alloggi che avrebbe dovuto portare all’abbattimento di alcuni edifici per poi ultimare il piano di riurbanizzazione dell’intera area, ma così non è stato e quell’opportunità stroncata sul nascere altro non ha fatto che incrementare lo stato di tangibile emergenza abitativa che si respira nei 28 isolati, ma il degrado non è l’unico elemento caratterizzante del rione.
Un tempo arsenale dell’egemone clan Sarno, oggi fortino del gruppo emergente costituito proprio dai sopravvissuti all’era dei boss poi diventati collaboratori di giustizia capeggiati da Giovanni De Stefano, fratello della “pazzignana” Luisa, affiancato dai suoi nipoti pronti a tutto per cancellare l’onta della vergogna scalfita nell’onorabilità del clan di famiglia dal pentimento di Tommaso Schisa, primogenito proprio di Luisa De Stefano. I “pazzignani” sono in affari con Salvatore Montefusco alias “Zamberletto”, il ras dell’isolato 17 condannato insieme a “Giovannone” e ad altri ex Sarno che cercarono di indurre gli ex boss a ritrattare quando decisero di pentirsi, indirizzando vessazioni e minacce ai parenti rimasti a Ponticelli. Tornati nel rione dopo aver scontato quella pena in carcere hanno ripreso a tessere le trame del piano criminale covato all’indomani della dissoluzione del clan Sarno e si sono ben presto schiantati contro la forza egemone del clan che attualmente detiene il controllo del territorio: i De Micco.
In ballo interessi economici esorbitanti, soprattutto quelli che ruotano intorno alle due piazze di droga più redditizie del quartiere e probabilmente dell’intera zona orientale di Napoli, quelle radicate nell’isolato due e tre del rione De Gasperi che fanno registrare guadagni mensili che si aggirano intorno ai 500mila euro. Il gestore del business illecito dell’isolato tre provvede anche a rifornire di cocaina tutte le piazze del quartiere, per espresso volere dei De Micco. Centinaia di presidi da foraggiare che concorrono a incrementare guadagni e potere. Non a caso, la sua abitazione è costantemente custodita da un cane feroce e aggressivo che conquistò la ribalta nazionale quando cercò di aggredire l’inviato di “Striscia la notizia” Vittorio Brumotti che si era recato in quella sede proprio per documentare l’attività di spaccio h24 che imperversa nell’appartamento ubicato al piano terra.
La porzione del rione che va dall’isolato 10 al 17, invece, è occupata dai “pazzignani” e da Zamberletto. In quella sede imperversano le piazze di droga gestite da loro. Nell’isolato 10 è radicata la storica “piazza del rosso” alias Michele Damiano, marito della “Pazzignana” Antonella De Stefano, entrambi arrestati lo scorso anno, malgrado fossero a capo di quel business illecito da decenni. L’attività di spaccio non si è mai fermata, malgrado l’arresto delle figure apicali, com’è puntualmente accaduto anche in altre piazze dove le pedine sottratte sono state prontamente sostituite, pur di garantire continuità agli affari.
Nella zona delle “case murate” analogamente si rileva la presenza di altri presidi di spaccio di stupefacenti.
La droga dilaga nel rione De Gasperi, al pari delle armi.
Il gruppo di “Zamberletto” negli ultimi mesi si è mostrato frequentemente a bordo di moto con le armi in bella mostra.
Eppure, all’indomani dell’omicidio di Emanuele Montefusco, fratello del ras dell’isolato 17, l’operazione interforze andata in scena tra le strade del quartiere non ha coinvolto il rione. Nessuna perquisizione, nessun controllo.
Malgrado forte sia il sentore che Zamberletto potrebbe ben presto inscenare la sua vendetta.
Consapevoli che una visita a sorpresa delle forze dell’ordine potrebbe compromettere gli affari, i ras e i broker della droga hanno adottato una serie di escamotage utili ad eludere i controlli. Non solo videocamere che presidiano l’intero rione, molte delle quali anche mobili e pertanto in grado di annunciare anzitempo l’eventuale incursione dei rivali ma anche delle forze dell’ordine.
Ancora una volta, cunicoli esistenti e da ricavare rappresentano il nascondiglio preferito dei malavitosi: le dissestate scale dei palazzi, sotto le quali vengono nascoste armi e droga, ma il trend più inquietante è quello che vede gli insospettabili garantire protezione e collaborazione ai criminali.
Lavoratori onesti, famiglie estranee alle dinamiche malavitose che non si fanno scrupoli a mettere a disposizione dei ras le loro abitazioni per custodire armi e droga. Uno scenario triste, ma efficace che finora ha consentito a “Zamberletto&company” di sfilare armati tra le strade del quartiere senza temere le conseguenze di una perquisizione domiciliare. E soprattutto, gli assicura la disponibilità di armi utili a fronteggiare la faida di camorra in corso.