La camorra di Ponticelli rompe il silenzio e torna a impugnare le armi per mettere a segno un agguato in pieno giorno.
I killer sono entrati in azione intorno alle 10 di martedì 9 luglio, in via Argine, all’altezza del civico 91 poco distante dal rione di edilizia popolare di Caravita, frazione del comune di Cercola al confine con Ponticelli.
La vittima, Emanuele Pietro Montefusco, avrebbe compiuto 49 anni il prossimo settembre, era già noto alle forze dell’ordine per reati di droga e per furto, fu arrestato l’ultima volta nel 2017 per spaccio di stupefacenti, era il fratello di Salvatore Montefusco, il ras del gruppo emergente del rione De Gasperi che da diversi mesi sta sfidando apertamente l’egemone clan De Micco. Lo scorso 29 marzo Tulipano e Arienzo, due giovani affiliati al suo gruppo furono coinvolti in un violento incidente stradale che in base agli elementi fin qui emersi sarebbe scaturito da un mancato agguato.
A partire da quel giorno, sul quartiere era calato il silenzio per effetto di un patto di non belligeranza che sarebbe stato imposto e fortemente voluto dalle figure apicali dei clan coinvolti nella faida per privilegiare i business illeciti e non attirare l’attenzione degli inquirenti.
L’agguato odierno ha rotto la pace colpendo un bersaglio inaspettato: Emanuele Montefusco era il fratello del ras emergente del gruppo antagonista dei De Micco, ma non era addentrato nelle dinamiche camorristiche, tant’è vero che era solito stanziare lungo la strada dove è stato assassinato pressochè quotidianamente per vendere rotoloni di carta, negli ultimi tempi si guadagnava da vivere mantenendosi lontano dagli affari illeciti, almeno apparentemente. In ogni caso, non può essere considerata una figura di spicco dell’organizzazione.
Tantissimi i messaggi di cordoglio da parte di parenti e affiliati al gruppo di Montefusco, in affari con i De Luca Bossa e i D’Amico. Tutti hanno commemorato il 49enne pubblicando lo steso post nelle storie di Instagram.