Non doveva finire così.
In tanti hanno sperato e pregato affinché, anche stavolta, Gaetano Di Vaio dimostrasse tutta la sua tempra di instancabile guerriero e, per certi versi, lo ha fatto.
Non è da tutti riuscire a restare aggrappati alla vita per altri sei giorni, malgrado la grave entità delle ferite riportate in quell’incidente che lo ha tenuto inchiodato in sala di rianimazione dallo scorso 16 maggio.
Non doveva finire così.
Gaetano aveva ancora tanto da dare al cinema e aveva ancora tanto da dire ai suoi ragazzi, quelli che non si sentivano “figli di Bronx”, l’etichetta di produzione cinematografica da lui fondata, perché loro erano e continueranno ad essere “figli di Gaetano”.
Non ha mai fatto segreto dei suoi errori, Gaetano. Li ha sempre messi a disposizione delle persone che incontrava, i giovani in primis, affinché potessero farne tesoro.
Eppure, quella di Gaetano è una storia di riscatto. E’ la storia di uno dei tanti scugnizzi nati e cresciuti in periferia, ai margini della città, ma che è stato poi capace di scrivere un epilogo diverso, riuscendo a conquistare il cuore di Napoli e dei napoletani servendosi dell’arma più illustre: il cinema.
La consacrazione per Gaetano Di Vaio è arrivata con “Gomorra-La serie”, ma Gaetano non è “Gomorra”. Fautore e promotore di quella Napoli che tutti i giorni si sveglia per rimboccarsi le maniche e contrastare stereotipi e brutture macinando lavoro, sacrifici, impegno quotidiano e concreto che nel caso di Gaetano ha prodotto soprattutto una generazione di giovani talenti. Tantissimi i ragazzi che sono riusciti a farsi spazio nel mondo del cinema grazie a quell’opportunità concessa da quel gigante buono che più di chiunque altro era capace di comprendere l’importanza di quel gesto. Quei ragazzi hanno avuto la fortuna di incontrare qualcuno che ha creduto in loro e gli ha dato fiducia, un atto di lungimirante coraggio che ha concorso ad allevare una generazione diversa, motivata, talentuosa, produttiva, entusiasta. Proprio lui che aveva voltato le spalle a quel passato burrascoso e che aveva chiuso i conti con i fantasmi del passato, non poteva desiderare altro che il suo sogno di riscatto diventasse un’ambizione partecipata e condivisa.
Fino alla fine, fino all’ultimo respiro, Gaetano si è fatto promotore di valori e insegnamenti mai banali e sempre efficaci.
“Bisogna essere grati per quel che abbiamo senza autoflagellarci per ciò che non abbiamo avuto”, ha scritto in uno degli ultimi post pubblicati sul suo profilo facebook.
In quel teatro a cielo aperto che si chiama vita, Gaetano ha interpretato tanti ruoli e tanti ne aveva ancora da scrivere e recitare, ma il destino gli ha imposto un copione inaspettato. Anche l’epilogo della sua vita terrena consegna un amaro insegnamento del quale sono costretti a fare tesoro “i figli di Gaetano”: una generazione di giovani sognatori che ha avuto l’opportunità di respirare aria nuova, diversa, sotto l’ala protettrice di un gigante buono che silenziosamente, ma con fatti concreti, ha dato il suo prezioso contributo al riscatto di Napoli.
Chi ama Napoli e attraverso gli occhi di Gaetano ha avuto la possibilità di imparare a credere e sognare una società migliore, non può che essergli riconoscente per tutto quello che ha dato e che continuerà a dare, grazie al contributo dei suoi figli, chiamati a raccogliere un’eredità pesante, ma che sicuramente sapranno dimostrarsi all’altezza dell’ingrato compito che troppo presto è franato nelle loro vite.
Grazie, Gaetano.