Le informazioni spesso contrastanti e/o carenti e distorte su quanto sta accadendo nella zona dei Campi Flegrei concorrono sicuramente a generare panico e allarmismo e a legittimare preoccupazione nei cittadini.
In questo articolo cercheremo di chiarire alcuni aspetti e di far luce sulla reale situazione in corso.
Nel 1950 si registrò a Pozzuoli il primo sollevamento della storia recente dopo centinaia di anni di discesa del suolo (dal 1538 in poi). Il sollevamento si protrasse fino al 1952 e fu nell’ordine di 80cm circa, non vi fu attività sismica percepibile dalla popolazione. Dal 1952 al 1968 il suolo fu interessato da una subsidenza di circa 30cm. Nel 1968 il suolo iniziò a salire di nuovo, il sollevamento durò fino al 1972 e fu nell’ordine dei 180cm. Non vi fu attività sismica percepibile dalla popolazione. Nel 1972 il suolo iniziò a scendere e salvo brevi riprese di sollevamento perse circa 20cm. Nel 1982 iniziò una rapida fase di sollevamento che durò fino a gennaio del 1985, il suolo salì di altri 180cm. La sismicità fu molto elevata con terremoti fino alla magnitudo 4.0. Nel 1985 il suolo iniziò una nuova fase di discesa fino al 2004, perse circa 90cm. Nel 2005 iniziò l’attuale fase di sollevamento che non si è mai interrotta. Un sollevamento lento e costante che ha recuperato i 90cm persi nella primavera del 2022 e ha aggiunto altri 35cm ad oggi. La sismicità inizialmente bassa si è intensificata tra il 2022 e il 2023 fino alla situazione odierna che conosciamo bene.
Dal 1950 il suolo è salito complessivamente di 4.3 metri. La comunità scientifica ha studiato approfonditamente il fenomeno ed è arrivata alla conclusione che seppur in presenza di piccole intrusioni magmatiche avvenute nelle crisi precedenti, il serbatoio di magma principale posto a circa 5km di profondità, non mostra segnali di risalita verso la superficie. Ciò può tranquillizzare la gente sotto il profilo del fenomeno più estremo, quello dell’eruzione ma naturalmente non può sotto il profilo sismico che è quello che più preoccupa ed è anche quello con cui si dovrà fare i conti nel prossimo futuro. Con il progredire della spinta, la cui sorgente è identificata al di sotto del Rione Terra, le rocce andranno soggette a condizioni di stress via via più elevate e i terremoti potranno aumentare in numero e in intensità creando danni agli edifici e condizioni psicologiche non trascurabili nelle persone.
Da una valutazione empirica basata sul calcolo del volume di rocce coinvolte nella deformazione si è giunti alla ragionevole sicurezza che la magnitudo massima attesa da questi terremoti non possa superare il grado 4.5 della scala Richter, quello di ieri sera dunque dovrebbe considerato come il terremoto più forte possibile nell’area. Convivere con il terremoto è possibile ma servono maggiori interventi dal lato istituzionale che possano garantire la sicurezza degli edifici ed essere pronti nell’immediato per gli interventi più urgenti in caso di forti scosse. Purtroppo quello che è accaduto ieri dimostra il pieno fallimento del sistema di viabilità dell’area che si è completamente congestionata in poche ore.
Il sistema vulcanico Flegreo è molto complesso, la sua eterogeneità nella tipologia di eruzioni che lo hanno caratterizzato negli ultimi 40mila anni, non aiuta la sua comprensione. Tuttavia una nuova eruzione al momento, con i parametri attuali, è considerata un’ipotesi remota ed il monitoraggio effettuato dall’ingv mira proprio a identificare una possibile variazione di questi parametri per far scattare un eventuale allerta. Non può dirsi lo stesso della sismicità che invece è in aumento ed è l’aspetto sul quale ci auguriamo che nell’immediato futuro si concentrino gli sforzi congiunti tra la comunità scientifica e quella istituzionale.