Il clan De Micco di Ponticelli è tornato in affari con la famiglia Amitrano, malgrado questi ultimi siano confluiti nell’alleanza che vedeva le vecchie famiglie camorristiche della periferia orientale di Napoli unite e coese per approfittare del primo momento di difficoltà dei rivali, contestualmente al blitz che a novembre del 2017 fece scattare le manette per le figure apicali del clan De Micco, i cosiddetti “Bodo” che riuscirono a conquistare il controllo degli affari illeciti a Ponticelli in seguito alla dissoluzione del clan Sarno.
Domenico Amitrano, alias Mimì ‘a puttana, nipote dei fratelli Sarno, ex boss di Ponticelli poi passati dalla parte dello Stato, in seguito all’autodistruzione del clan di famiglia, diede man forte ai De Micco, complice anche un vincolo di parentela che lo legava a una figura apicale dell’organizzazione. La sua dissociazione dai “Bodo” non destò scalpore solo perchè avvenne contestualmente alla prima difficoltà fronteggiata dal clan, ma anche perché Amitrano entrò in affari con gli assassini di suo cugino, Luigi Amitrano. Il giovane nipote e autista del boss Vincenzo Sarno fu infatti l’unica vittima dell’attentato con autobomba ordito da Antonio De Luca Bossa per annunciare in maniera eclatante la scissione dal clan Sarno. Una morte che ha sancito un punto di non ritorno tra le due famiglie, un tempo alleate. Ciononostante, Mimì Amitrano – sopravvissuto solo per una fortuita casualità all’attentato – negli anni in cui i clan alleati di Napoli est riuscirono a conquistare il controllo del territorio, entrò in affari con i De Luca Bossa, perno portante dell’alleanza. Inoltre, rilanciò l’alleanza facendosi fotografare accanto a Umberto De Luca Bossa, primogenito di Tonino ‘o sicco, mentre inscenò un vero e proprio show virtuale insieme a Giuseppe De Luca Bossa, fratello del fondatore del clan e reggente dell’organizzazione in quel momento storico, con il quale trascorse anche una vacanza in Sicilia, ostentata a suon di video, foto e stories sui social network.
Acqua passata, considerando che contestualmente ai blitz che hanno inflitto un durissimo colpo al cartello costituito dai Minichini-De Luca Bossa-Casella-Aprea-Rinaldi, gli Amitrano sono tornati in affari con i e Micco, anche perchè da quegli atti emerge nitidamente la volontà degli altri membri dell’alleanza di uccidere Domenico Amitrano.
Ancora una volta, un contenuto pubblicato sui social network, rilancia e conferma il “ritorno alle origini” degli Amitrano.
Nelle storie di Instagram pubblicate da un parente di un affiliato al clan De Micco è infatti apparsa un collage di foto composto dai selfie di tre figure di spicco della malavita ponticellese attualmente recluse: Ferdinando Viscovo e Giovanni Palumbo, affiliati al clan De Micco e Pasquale Ronza, genero di Domenico Amitrano. I primi due, dietro le sbarre ci sono finiti ad aprile del 2022, insieme ad altri affiliati al clan De Micco, accusati dell’omicidio del 23enne Carmine D’Onofrio, figlio naturale del boss Giuseppe De Luca Bossa. “Calimero”, alias Pasquale Ronza, legato all’omonimo clan operante a Barra, nonché fidanzato della figlia di Domenico Amitrano, è stato arrestato da latitante ad agosto del 2022, in veste di affiliato al clan Minichini-De Luca Bossa, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Tre detenuti per reati associativi che indossano la stessa maglia, quella del Barcellona calcio con il palese intento di professare l’appartenenza ad “un’unica squadra”, la stessa squadra, quella dei De Micco. Tre scatti rubati dalle rispettive celle nelle quali sono reclusi per divulgare un messaggio cruciale all’esterno e rilanciare così l’alleanza tra i De Micco e gli Amitrano che era già emersa in maniera evidente nei mesi scorsi, scrutando la mutazione degli equilibri camorristici che si è registrata nei rioni in odore di camorra di Ponticelli in seguito alla scarcerazione del rampollo di casa Amitrano.
La camorra ponticellese conferma di possedere una certa dimestichezza in materia di utilizzo dei social per veicolare messaggi funzionali alla sua causa, rivelandosi capace di scegliere la piattaforma più consona da utilizzare a seconda delle circostanze e del messaggio da divulgare: le comunicazioni “interne” o comunque destinate a una cerchia ristretta di utenti – e soprattutto tracciabili, quindi in grado di consentire di visionare i profili degli utenti che accedono al contenuto – vengono affidate alle stories di Instagram che restano visibili solo per 24 ore, mentre i messaggi che necessitano di “vivere più a lungo” vengono diramati su TikTok, soprattutto se il clan mira a suscitare scalpore e rilanciare potere e supremazia.