Una dinamica surreale, tutt’altro che degna di un paese civile, quella riconducibile all’ultimo agguato andato in scena a Ponticelli lo scorso sabato 27 aprile. Un sicario incappucciato ha avvicinato il 52enne Antonio Meo, mentre era seduto sugli scalini di un centro multiservizi nei pressi del corso Ponticelli e lo ha ferito sparando due volte alle gambe. Probabilmente, il sicario ha seguito la vittima designata per colpirla nel momento migliore, sprezzante della presenza in strada di tante persone.
Corso Ponticelli è una delle strade principali del quartiere, ricca di negozi ed attività commerciali frequentate dai cittadini che anche sabato scorso erano in zona, ignari del fatto che di lì a poco avrebbero assistito a un agguato di camorra.
Due spari che hanno seminato il panico, Meo è stato soccorso dai passanti, tra le urla spaventate dei presenti che fuggivano attoniti. Dopo l’agguato i commercianti hanno chiuso le loro attività anzitempo. Un gesto che meglio di tante parole spiega il clima di terrore e sopraffazione che regna tra le strade di Ponticelli.
All’indomani dell’ennesimo agguato di camorra sono soprattutto loro, i commercianti, quelli più provati dal clima di anarchia e terrore in cui è piombato di nuovo il quartiere. La definiscono una “trincea”, un vero e proprio campo di guerra, la realtà con la quale sono costretti a fare i conti. “La camorra a Ponticelli esiste, eccome e fa sentire la sua presenza come e quando vuole”, dichiara un commerciante del quartiere.
La pandemia, la crisi economica, l’ascesa dei colossi online e gli e-commerce stanno già contribuendo a costringere molti negozianti a gettare la spugna. Una situazione di per sé critica alla quale si aggiunge il vero e proprio coprifuoco che scatta automaticamente quando tra le strade del quartiere serpeggia un clima di guerra, come quello che si registra ormai da diversi mesi. I cittadini si rintanano in casa, i commercianti hanno paura di restare aperti quando tra le strade di Ponticelli si rileva la sola presenza di soggetti poco raccomandabili. Preferiscono chiudere anzitempo, anziché restare rintanati nei loro negozi sperando che entri qualche cliente mentre provano a domare la paura che in qualsiasi momento possa verificarsi un agguato.
Uno scenario tristemente noto agli abitanti e agli esercenti di Ponticelli che nel corso degli anni hanno fronteggiato diverse guerre di camorra, ma quello che desta maggiore sconcerto tra i civili è la dilagante ascesa della criminalità, anche tra le strade del centro cittadino, come dimostra l’agguato andato in scena sabato scorso, mentre le forze dell’ordine latitano: “corso Ponticelli, viale Margherita sono strade storiche del quartiere, rappresentano il cuore del centro abitato e non possono essere consegnate alla camorra, al pari dei rioni di edilizia popolare. Non si vede un’auto delle forze dell’ordine, soprattutto di sera. Se i primi ad avere paura sono quelli che dovrebbero tutelarci, come dobbiamo sentirci noi cittadini, costretti a vivere in questo clima di perenne tensione?”.
Non solo i commercianti, ma anche i cittadini manifestano paura e apprensione, in particolare per le sorti dei loro figli, soprattutto perché la camorra ponticellese ha già dimostrato di essere capace di impugnare un’arma in pieno giorno, in prossimità delle scuole. Uno degli scenari che desta maggiore allarmismo è proprio questo: i cittadini temono che i sicari possano entrare in azione per regolare i conti in sospeso approfittando del momento di distrazione di un padre che si reca a scuola per accompagnare o andare a prendere suo figlio. Gli istituti scolastici del quartiere sono ovviamente frequentati anche dai figli degli esponenti della malavita locale e questo ai cittadini fa paura. Dopo l’ennesima azione eclatante compiuta sabato scorso, nessuno riesce a prendere alla leggera la situazione. I sicari della camorra si destreggiano tra le strade di Ponticelli, sprezzanti della presenza dei cittadini, alla luce del sole, sfidando le leggi dello Stato e quelle imposte dal buon senso. Motivo per il quale, allo stato attuale, preoccupazione e apprensione sono i sentimenti più diffusi e condivisi tra le strade del quartiere.