La camorra ponticellese rompe il silenzio subentrato al mancato agguato sfociato in un incidente stradale dello scorso 29 marzo che ha ridotto in fin di vita una pedina del gruppo dell’isolato 17 del rione De Gasperi. La camorra locale torna a impugnare le armi non per mettere la firma su un delitto eccellente, ma per compiere una gambizzazione.
Nel mirino dei sicari è finito il 52enne Antonio Meo, volto noto del quartiere, legato alla “vecchia guardia” camorristica che negli ultimi tempi – secondo quanto riferito dai cittadini residenti nella zona in cui è stato compiuto l’agguato – si stava “mettendo in mostra”. Meo è stato ferito alle gambe da due proiettili mentre si trovava sul corso Ponticelli, una delle strade principali del quartiere dove i cittadini da diverso tempo segnalano un’allarmante escalation di criminalità, al pari di altri luoghi che in passato erano rimasti avulsi dalle logiche malavitose. Corso Ponticelli, ma anche viale Margherita, il rione Santa Croce, la zona del cosiddetto “stretto” e altri luoghi che in passato venivano “lasciati in concessione” ai cittadini, attualmente accolgono una scriteriata presenza di pusher e spacciatori che costringono i cittadini a rintanarsi nelle loro abitazioni al calar del sole. Un coprifuoco forzato che non basta a preservare i cittadini dall’incubo degli spari: l’agguato di ieri pomeriggio tristemente conferma che i sicari della camorra spadroneggiano tra le strade del quartiere e non si fanno scrupoli ad impugnare le armi in presenza dei civili.
Secondo la ricostruzione che emerge dal racconto dei cittadini, si sarebbe trattato di un “avvertimento” o una “punizione” scaturita proprio da logiche riconducibili al business della droga. Meo sarebbe addentrato nel business introdotto di recente in quella zona e potrebbe essersi reso autore di un’azione poco gradita ai vertici del clan che allo stato attuale impongono ai gestori delle piazze di droga di rifornirsi solo ed esclusivamente presso i loro canali, senza però pretendere una tangente sui proventi dello spaccio. Una politica che ben spiega il boom di piazze di droga che si registra attualmente anche nel pieno centro cittadino: l’incremento del business della droga, alla luce della nuova politica introdotta, garantisce un notevole guadagno sia per il clan che per i gestori delle piazze.
Setacciando i profili social di Meo e dei suoi familiari, emerge che il 52enne sia in buoni rapporti con i Casella, ma secondo i rumors di quartiere, negli ultimi tempi, si sarebbe avvicinato ai De Micco proprio per introdursi nel business della droga. Ricordiamo che Meo è stato raggiunto dai sicari poco distante dal garage gestito dalla famiglia De Micco.
In quest’ottica, su quell’agguato potrebbe esserci la firma degli ‘ex amici’, forse risentiti da quel cambio di casacca o potrebbe essere frutto di una dinamica interna alla nuova cosca d’appartenenza. Infine, non va sottovalutata un’altra ipotesi: quella che riconduce ai De Martino. Gli alleati/rivali dei “bodo” ai quali sono legati da un rapporto di amore/odio imposto da interessi economici ed equilibri criminali da preservare, ma che in qualsiasi momento potrebbero decidere di dare il via a una faida interna al clan, magari partendo proprio da blandi avvertimenti indirizzati ai pusher dell’organizzazione rivale, come del resto è già accaduto in passato.