Non è certo un bel momento per il Napoli che in questa stagione sembra una squadra molto diversa rispetto a quella vista lo scorso anno. Il campionato passato era terminato con la vittoria del terzo scudetto nella storia degli azzurri, che erano riusciti a dominare dalla prima all’ultima giornata. Una cavalcata da sogno per i ragazzi di mister Spalletti che non hanno avuto rivali, arrivando anche ad un passo da una storica semifinale di Champions League che sarebbe stata il miglior risultato ottenuto nella massima competizione europea dei campani.
Quest’anno, invece, sono cambiati tre allenatori dopo l’addio del tecnico di Certaldo, chiaro segnale di come dalle parti di Castelvolturno l’aria sia cambiata rispetto alla passata stagione. Ciò comunque non toglie quanto di buono fatto nello scorso campionato, con le quote delle scommesse sul calcio che alla vigilia non davano per favorita la formazione partenopea, messa dietro a Juve, Inter e Milan.
Una vera e propria impresa, quindi, quella del Napoli di Spalletti, resa possibile anche grazie al contributo, spesso determinante, di una delle sue punte di diamante di questi ultimi anni, Victor Osimhen. L’attaccante nigeriano, dopo qualche stagione di apprendistato, si è rivelato l’arma in più degli azzurri con i suoi 26 gol che gli hanno permesso di diventare capocannoniere della Serie A scorsa. Velocità, potenza, colpo di testa le sue armi migliori, per uno dei centravanti migliori della storia del club campano che ha quasi sempre potuto contare su ottimi realizzatori.
Vediamo quindi chi sono stati i più forti attaccanti della storia del Napoli.
Napoli, quanti goleador: i migliori centravanti di sempre
Il primo grande attaccante del Napoli è stato senza dubbio Attila Sallustro. Nato ad Asuncion, in Paraguay, nel 1908, arrivò in Italia sin da giovane, giocando nelle giovanili dell’Internaples. Poi, la grande occasione con il Napoli dove rimarrà per ben undici anni (dal 1926 al 1937) scendendo in campo in ben oltre 250 occasioni e mettendo a segno oltre 100 gol.
Un altro big del passato dei partenopei è stato Luis Vinicio, brasiliano classe ’32 che in Italia ha trovato una seconda casa. Fu proprio il Napoli a portarlo nel Belpaese nel 1955 dopo la sua esperienza al Botafogo ed è all’ombra del Vesuvio che si è imposto come uno dei migliori attaccanti del nostro campionato, tant’è che continuerà a segnare con una discreta continuità anche negli anni seguenti con le maglie di Bologna e Vicenza, altra piazza dove lascerà il segno. Nelle sue cinque stagioni in azzurro ha collezionato oltre 150 presenze condite da 70 gol.
Dopo Vinicio, cinque anni dopo, arrivò a Napoli José Altafini, che si era ben contraddistinto con le maglie di Palmeiras prima e del Milan poi, con cui vinse due scudetti, una Coppa Campioni e tre titoli di capocannoniere (Coppa Italia ‘60/’61, Serie A ‘61/’62 e Coppa Campioni ‘62/’63). Nel 1965, il trasferimento al Napoli con cui continua a segnare a raffica vincendo una Coppa delle Alpi nel 1966.
Un altro grande attaccante di cui forse non tutti si ricordano è stato Sergio Clerici, brasiliano che arrivò in Italia da giovane per giocare con il Lecco. Qui inizia a mettere in luce le proprie doti realizzative e in seguito arriveranno le chiamate di Bologna, Atalanta, Verona e Fiorentina a cui seguirà l’esperienza napoletana dove in due stagioni mette la firma su 31 reti in 66 presenze complessive.
A Clerici, succederà poi Giuseppe Savoldi, altro grande centravanti della sua generazione che a Napoli ha lasciato un bellissimo ricordo, mettendo lo zampino nel successo in Coppa Italia del ’76 e nella Coppa Italo-Inglese dello stesso anno.
Così, arriviamo all’epoca di Maradona, in cui il Napoli vinse i primi due scudetti e il primo titolo europeo della sua storia. L’argentino ebbe indubbiamente il merito di essere il leader tecnico e carismatico della squadra, ma senza i suoi compagni sarebbe stato comunque difficile. Esattamente come Bruno Giordano e Careca, due grandi attaccanti di quei tempi che proprio a Napoli hanno vissuto alcuni dei momenti migliori delle loro carriere. Il primo ha segnato 37 gol nella sua esperienza partenopea, mentre il brasiliano 96 in 221 presenze.
Dal Sudamerica sono quindi arrivati alcuni grandi campioni che hanno fatto le fortune della società campana. Ciò valeva in passato ed è valso anche più recentemente, con Edinson Cavani che si è rivelato un grandissimo attaccante della storia recente azzurra. In particolare, l’uruguaiano classe ’87 ha messo a segno ben 104 in appena 138 presenze. Una media gol di quasi un gol a partite per l’ex Palermo, che a Napoli si è imposto come uno dei centravanti più prolifici di quegli anni, tanto che poi fu il Paris Saint Germain a prelevarlo per una cifra mostre di 66 milioni totali.
Il suo successore fu poi un “certo” Gonzalo Higuain, che all’epoca cercava riscatto dopo la parentesi con il Real Madrid con il quale non riuscì ad imporsi. Riscatto più che ottenuto per l’argentino che nella stagione 2015-2016 registra il record di gol per la Serie A con le sue 36 firme in 35 presenze. Numeri da capogiro per il centravanti albiceleste che poi passò alla Juventus per la bellezza di 90 milioni diventando così il trasferimento più costoso del campionato prima dell’acquisto, sempre da parte dei bianconeri, di Cristiano Ronaldo, pagato ben 115 milioni di euro.
Infine, troviamo Dries Mertens che arrivò a Napoli per fare l’ala nella formazione dell’allora allenatore azzurro Rafa Benitez. Quest’ultimo andò via e al suo posto arrivò Maurizio Sarri che poi dovette fare a meno di Higuain, trasferitosi alla Juventus. Ciò portò il tecnico toscano a trasformare il belga in un centravanti, facendo le fortune dei partenopei di quegli anni. Un’intuizione, questa di Sarri, che col senno di poi si può definire geniale, dal momento che “Ciro”, così com’è stato ribattezzato dai tifosi per via del bellissimo rapporto che si è venuto a creare tra il giocatore e l’ambiente napoletano, è diventato il miglior marcatore della storia del Napoli con i suoi 148 gol.