In un clima segnato dal silenzio e dall’indifferenza, inizia a prendere forma lo scenario riconducibile ai raid avvenuti di recente nel Rione De Gasperi di Ponticelli. Quattro auto incendiate nel giro di pochi giorni, nell’ultima circostanza probabilmente si è verificata anche l’esplosione di un ordigno. Una sequenza di azioni violente che sarebbero frutto di un complicato intreccio di ritorsioni, vendette, intimidazioni.
Una delle auto date alle fiamme era di proprietà della moglie di Lorenzo Valenzano, classe 1993, detto ‘o cacaglia, genero di Antonio Ippolito detto ‘o stuorto, attualmente detenuto, fratello di Patrizia ‘a patana, moglie dell’ex boss di Ponticelli Vincenzo Sarno. Ciononostante, Valenzano è uno dei perni portanti del clan De Luca Bossa, protagonista della rovente estate del 2022, quando sotto le direttive di Christian Marfella, la cosca del lotto O diede filo da torcere ai De Micco.
Valenzano fu arrestato pochi mesi dopo, a gennaio del 2023, insieme agli altri affiliati responsabili della cosiddetta “notte delle bombe”, andata in scena a luglio del 2022 e che fece registrare l’esplosione di tre ordigni a poche ore di distanza. La partecipazione di Valenzano ad una delle azioni più eclatanti compiute dai De Luca Bossa nell’ambito della faida contro i De Micco-De Martino, conferma “il salto di qualità” di un soggetto notoriamente dedito a furti e rapine, sottolineandone la rapida ascesa nel contesto malavitoso. Plurime le prove che inchiodano Valenzano che la sera del 23 luglio si sarebbe attivato per “recuperare” gli esecutori materiali, identificati in Luca Concilio ed Alessandro Ferlotti i quali, per conto del clan De Luca Bossa, su ordine di Christian Marfella, avrebbero provveduto a piazzare l’ordigno all’interno dell’auto di proprietà della moglie di Ciro Naturale, figura di spicco del clan De Micco.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, basata sulle intercettazioni dei dialoghi avvenuti in casa di Zaira De Luca Bossa, la sorellastra di Christian Marfella che lo ospitava durante la detenzione domiciliare, quest’ultimo avrebbe impartito indicazioni telefoniche su un’utenza non intercettata proprio a Valenzano per compiere, a distanza di poche ore, un altro attentato dinamitardo, avvenuto nella zona delle cosiddette “case di Topolino”. Quest’ultima azione sarebbe stata ordinata da Marfella dopo aver ricevuto “la visita” dei rivali che hanno immediatamente replicato alla bomba subìta con una “stesa” e piazzando a loro volta un ordigno nei pressi dell’abitazione di Marfella.
Successivamente proprio Christian parla al telefono con un soggetto, poi identificato in Lorenzo Valenzano e dopo aver commentato l’agguato subìto gli intima di procedere. E’ chiaro che in quel frangente, il reggente del clan De Luca Bossa, abbia ordinato un’azione di risposta ad uno dei suoi più fedeli e servili affiliati. Così come dalle intercettazioni relative ai giorni che seguirono quella notte concitatissima, appare chiaro che Valenzano fosse coinvolto in prima persona nei piani finalizzati ad uccidere Ciro Naturale.
Lorenzo Valenzano, Alessandro Ferlotti, Luca Concilio: sono loro le pedine che rendono esecutivi gli ordini imposti da Marfella. In seguito al blitz che il 28 novembre del 2022 fece scattare le manette per le figure apicali del clan De Luca Bossa, Valenzano era uno dei pochi affiliati ancora a piede libero e proprio in quel frangente ha ricoperto un ruolo di primo ordine all’interno dell’organizzazione. Un reduce, un sopravvissuto, sul quale la cosca del Lotto O ha puntato tutto, soprattutto per cercare di restare a galla con l’intento di preservare quel barlume di credibilità necessario per seguitare a taglieggiare commercianti ed imprenditori, ma anche i soggetti dediti alle attività illecite. Un’eredità che Valenzano ha raccolto, intercettando in quel susseguirsi di eventi, la grande opportunità da cavalcare per conquistare un ruolo di primo ordine nell’ambito della scena camorristica locale. Appena due mesi dopo, anche Valenzano fu tratto in arresto, insieme agli altri protagonisti della faida con i De Micco, tra i quali spicca anche il nome di Annamaria Amitrano, la sorella del ras Domenico alias Mimì ‘a puttana: i due nipoti dei Sarno entrati in affari con i De Luca Bossa, malgrado le note ostilità che intercorrevano tra i due clan.
Un dettaglio, quest’ultimo, che concorre a ingarbugliare i fatti recenti, poichè l’autore del raid che ha distrutto l’auto della moglie di Valenzano potrebbe essere proprio il rampollo di casa Amitrano, tornato in libertà di recente e che avrebbe subito messo la firma su una serie di azioni eclatanti, principalmente indirizzate agli ex alleati del clan De Luca Bossa. In quest’ottica il raid incendiario avvenuto nel rione De Gasperi rappresenterebbe un’azione ritorsiva che ben si presta a una serie di interpretazioni.