Quattro auto incendiate in meno di una settimana e forse l’esplosione di un ordigno: succede nel rione De Gasperi di Ponticelli, ex roccaforte dei Sarno dove nell’ultimo mese la camorra ha alzato il tiro e fa sentire la sua presenza con una certa frequenza, ma di quei raid non c’è traccia. Le forze dell’ordine si guardano bene dal diramare notizie, i residenti in zona, ormai sempre più rassegnati e abbandonati al loro destino, evitano perfino di allertare polizia e carabinieri.
Il primo episodio risale alla settimana scorsa: tre auto incendiate. All’alba di lunedì 12 febbraio, gli abitanti dell’ex fortino dei Sarno hanno segnalato alla nostra redazione un altro raid: un’automobile incendiata nella zona delle cosiddette “case murate”, seguita da una fragorosa esplosione. Non è chiaro se si sia trattato di un ordigno o se il boato sia scaturito dall’esplosione dell’impianto a gas della vettura in preda alle fiamme. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, ma in entrambe le circostanze non state diramate notizie agli organi di stampa da parte delle forze dell’ordine.
Pertanto, a ricostruire quello che sta accadendo nel rione De Gasperi di Ponticelli per Napolitan.it sono i nostri “inviati di guerra”: gli abitanti del rione.
Le ipotesi più accreditate, secondo quanto emerge dalla ricostruzione dei residenti in zona, sarebbero due: la prima riconduce all'”alzata di testa”, ovvero alla condotta irriverente adottata negli ultimi tempi dal ras arroccato proprio nella zona delle “case murate”. Del resto, nei giorni precedenti ai raid, un commando armato a bordo di moto avrebbe sfilato nel rione, proprio per inscenare un’azione dimostrativa indirizzata al dissidente delle “case murate” al fine di invitarlo ad optare per una condotta più pacata. In quest’ottica, quei raid, qualora fossero indirizzati a lui, rappresenterebbero un monito ancora più esplicito a ritornare sui suoi passi per ridimensionare le sue velleità camorristiche.
Tuttavia, nella zona delle case murate risulta domiciliato anche il rampollo di casa Amitrano scarcerato di recente e che starebbe rendendo la vita difficile ai reduci del clan De Luca Bossa, un tempo suoi alleati. Gli Amitrano sarebbero rientrati in affari con i De Micco, dopo la breve parentesi trascorsa proprio al soldo dei clan alleati di Napoli est dei quali i De Luca Bossa rappresentavano una delle più autorevoli espressioni e il rampollo dei nipoti dei Sarno attualmente starebbe inscenando una politica mirata a chiudere definitivamente i rubinetti alla cosca del Lotto O. Un atto di rivalsa, in virtù dei dissidi scaturiti in passato e che videro i giovani rampolli delle rispettive famiglie farsi la guerra per contendersi le piazze di droga avviate da Umberto De Luca Bossa. Schermaglie insignificanti, quelle riconducibili al passato, in relazione ai fatti recenti, qualora verrà effettivamente riscontrato che questo sia lo scenario associato ai raid avvenuti di recente. Un’ipotesi, quest’ultima, che troverebbe maggiore supporto, qualora quel fragoroso boato udito all’alba dello scorso lunedì fosse riconducibile ad un ordigno, arma per antonomasia prediletta dalla cosca del Lotto O. In quest’ottica, quel raid, potrebbe rappresentare l’ultima, disperata dimostrazione di forza dei reduci dei De Luca Bossa, tutt’altro che intenzionati a cedere alle logiche imposte dagli ormai ex alleati.
Una serie di episodi avvenuti a distanza ravvicinata e che trovano la loro genesi nel raid avvenuto a ridosso della piazza di droga dell’isolato due del rione De Gasperi la sera dello scorso 17 gennaio. Un ordigno esploso, un altro disinnescato dall’acqua presente nel secchio in cui era stato piazzato. In quella circostanza fu la donna subentrata al marito nella gestione del business della droga in seguito al suo arresto a dissuadere i residenti in zona dall’allertare le forze dell’ordine per non vedersi costretti a sospendere la compravendita di droga che in quella sede si protrae incessantemente dal tramonto all’alba. Invece, in occasione dell’ultimo raid, decine di persone si sono riversate in strada richiamate dal fumo e dalle fiamme dell’auto e poi dal fragoroso boato dell’esplosione.