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La denuncia di un cittadino del Rione De Gasperi di Ponticelli: “camorra e degrado, questa non è vita”

Luciana Esposito di Luciana Esposito
10 Marzo, 2025
in Cronaca, In evidenza
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La denuncia di un cittadino del Rione De Gasperi di Ponticelli: “camorra e degrado, questa non è vita”
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Il rione De Gasperi di Ponticelli, costruito nel secondo dopoguerra, è tra i plessi di edilizia popolare più datati dell’intera città di Napoli. Doveva fungere da alloggio temporaneo per i reduci della Seconda Guerra Mondiale e, invece, ancora oggi, rappresenta l’unica soluzione abitativa per centinaia di famiglie.

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Un rione-simbolo della devastazione che scaturisce dalla convivenza tacita tra camorra e cattiva politica, in quanto letteralmente lasciato in balia delle logiche malavitose negli anni in cui fu erto a roccaforte del clan Sarno, l’organizzazione capeggiata da Ciro Sarno, un giovane cresciuto proprio in quel rione e che con l’appoggio dei fratelli e di un considerevole numero di affiliati, riuscì a conquistare l’intera città di Napoli. In quegli anni, agli occhi degli abitanti del rione, il degrado era lenito dal “lustro” che i boss più autorevoli della zona erano in grado di garantire e che grazie a quella politica riuscirono a conquistare un enorme consenso popolare aiutando economicamente le famiglie più indigenti, ma anche garantendo un lavoro ai giovani pronti ad abbracciare il credo camorristico e pure a quelli che ambivano a un impiego onesto. Dagli anni ’80 fino ai primi anni del 2000, il rione De Gasperi fu un fortino inespugnabile anche per le forze dell’ordine. Un arsenale della camorra protetto e difeso anche dalle famiglie estranee alle logiche camorristiche, perché i Sarno “facevano vivere bene a tutti”. Quando le forze dell’ordine si palesavano nel rione per effettuare perquisizioni ed arresti venivano letteralmente linciate, perchè la gente comune associava a quelle divise un pericolo da sventare a tutti i costi per preservare quell’equilibrio in grado di “far vivere bene a tutti” e pertanto la necessità di proteggere e difendere i leader della camorra, celava tutto l’attaccamento viscerale che quella comunità aveva maturato nei confronti di un anti-stato che era riuscito a sostituirsi allo Stato.

Un concerto neomelodico regalato dal boss Ciro Sarno alla gente del rione che durò un’intera settimana: l’immagine più rappresentativa del potere criminale e del consenso popolare che dilagava tra i palazzoni del rione De Gasperi durante l’era dei Sarno.

Un impero costruito e disfatto dagli stessi attori: i fratelli Sarno. Quando Giuseppe Sarno, seguito poi a ruota dai suoi fratelli e da altre figure apicali del clan, decise di collaborare con la giustizia, mettendo fine a un’era camorristica lunga circa un trentennio, sul rione De Gasperi calò il sipario. Proprio l’ex fortino del clan tuttora presenta le ferite più vistose di quell’epilogo che colse tutti di sorpresa, soprattutto perché la tangibile emergenza abitativa, in parte tamponata da una parziale assegnazione di nuovi alloggi, non ha fatto altro che accrescere il divario tra “buoni” e “cattivi”. I primi si sono visti corrispondere una nuova casa, mentre “i cattivi”, principalmente costituiti dai familiari dei reduci del clan che non hanno intrapreso il percorso di collaborazione e per questo hanno incassato sonore condanne, mentre i loro figli sono rimasti in quel rione, impossibilitati a vedersi assegnare un alloggio proprio perchè imparentati con soggetti detenuti per reati associativi. Il piano di riassegnazione degli alloggi sgomberati, dettato invece dal business introdotto dagli esponenti della malavita subentrati ai Sarno nel rione, hanno ridisegnato un nuovo equilibrio che vede le famiglie estranee alle dinamiche camorristiche subire le angherie della camorra

Allo stato attuale, il rione De Gasperi è una delle zone della periferia orientale di Napoli dove si registra la più elevata concentrazione di spaccio di stupefacenti. Almeno una dozzina le piazze di droga attive, distribuite tra i 28 isolati, secondo quanto dichiarato dai residenti in zona, stanchi di vivere in quell’inferno.

Bambini e ragazzi dissuasi dal trascorrere ore di svago tra le strade del rione, perchè hanno paura di morire uccisi. Quanto accaduto nel corso dell’estate del 2022 legittima questo pensiero: Christian Marfella sventò miracolosamente un agguato, malgrado un commando lo inseguì lungo la strada che da via Curzio Malaparte conduce in via Angelo Camillo De Meis, indirizzandogli una serie di spari. Un proiettile vagante colpì e ferì un bambino intento a giocare.
E’ solo uno dei tanti episodi che sottolineano la forte presenza della criminalità organizzata tra le rovine di quei palazzoni.

I residenti in zona lamentano soprattutto l’anarchia e il caos generati dal business della droga che nelle zone calde del rione prosegue dal tramonto all’alba, senza sosta:

“un tempo, i delinquenti, agivano in silenzio. Adesso, invece, sembra che non facciano niente di male e che quelli che rischiano siamo noi, povera gente, che osiamo chiedere la cortesia di non fare casino per permetterci di dormire. Una cortesia che chiediamo alle 3, alle 4 di notte, non a mezzogiorno quando loro, dopo la nottata di “fatica” riposano tranquillamente. C’è gente che è stata minacciata anche con le pistole solo per aver chiesto di avere più rispetto per quelli che la mattina si alzano per andare a lavorare. I tossici sono rumorosi, agitati, litigano tra di loro. Molte volte si intrattengono giù ai palazzi. Come si fa a non avere paura per i figli che si ritirano dopo una serata con la fidanzata o gli amici o che tornano da lavorare? Per non parlare del fatto che le automobili arrivano sfrecciando, sia di giorno che di notte, a tutta velocità. Non si rendono conto che rischiano di investire delle persone e che non si trovano su una pista da corsa, ma in un rione abitato da centinaia di famiglie.

Siamo esasperati. Il degrado, l’umidità, le infiltrazioni, la muffa, le scale dei palazzi rotte e pericolanti, i solai che cedono e i vigili del fuoco che non vengono neanche più a dichiarare le nostre case inagibili e tanti altri disagi ai quali si aggiunge anche la paura, il pericolo di trovarsi in mezzo a una sparatoria, la stanchezza, il nervosismo, la rabbia che si accumulano trascorrendo le notti senza dormire, mentre fuori ci sono delinquenti che si arricchiscono: questo significa vivere nel rione De Gasperi di Ponticelli oggi.

Il Comune di Napoli non si sa se, come e quando darà un alloggio anche alle altre famiglie che hanno diritto a una casa e che aspettano da più di 50 anni di mettere piede in una casa nuova, mentre nessuno ha fatto niente per evitare che le case assegnate e tumulate venissero occupate da altre famiglie. Adesso la situazione è anche più compromessa di prima, ma nel frattempo a guadagnarci è stata sempre e solo la camorra che continua a fare business anche vendendo quegli alloggi. Il diritto alla casa ci è stato negato, ma anche quello di dormire e di vivere serenamente e dignitosamente

Le forze dell’ordine, lo Stato non sono in grado neanche di intervenire per eliminare lo spaccio di droga, perchè arrestare qualche spacciatore non cambia niente: dopo mezz’ora, altri giovani hanno già preso il loro posto. Neanche l’arresto del “capo” della piazza più gettonata, quella dell’isolato 2, ha interrotto il business. Tutte le sere, dal tramonto all’alba, non potete immaginare quanta gente va lì a comprare cocaina, crack, altre sostanze stupefacenti. Loro si arricchiscono, mentre i padri di famiglia onesti rischiano di perdere il lavoro perchè la notte dormono poco e male. Può capitare di non sentire la sveglia quando suona perchè si è stanchi o di arrivare assonnati sul posto di lavoro. Loro si arricchiscono, mentre i nostri figli, i nostri nipoti non possono far venire un amichetto a casa, perchè si vergognano di fargli sentire le parolacce che questa gente urla dalle finestre. Non possiamo fare altro che chiuderci in casa, appena la vendita ha inizio e serrare balconi e finestre. Non solo per non sentire urla e frastuono, ma anche per evitare che “gli imprenditori della droga del rione” possano suggestionarsi e pensare che chissà cosa stiamo facendo dietro le finestre, come se le forze dell’ordine avessero bisogno delle prove che gli mandiamo noi cittadini per sapere dove e chi spaccia droga.
Tantissima brava gente è stata minacciata da questi signori che pretendono che subiamo in silenzio e che non diamo fastidio. Noi a loro.”

Un copione andato in scena anche dopo l’esplosione di un ordigno, piazzato proprio a ridosso del “supermarket della droga” dell’isolato 2 del rione De Gasperi e che ha ovviamente spaventato i residenti in zona. La moglie del gestore del business sarebbe infatti scesa in strada per intimare di non allertare le forze dell’ordine per non costringerli a sospendere l’attività di spaccio di stupefacenti che di fatto è proseguita indisturbata.

Proprio quell’episodio ha sancito il punto di non ritorno per molti residenti in zona che seppure non si siano ribellati all’imposizione impartita nell’immediato, nei giorni successivi hanno contattato la redazione del nostro giornale per raccontare la realtà che le famiglie perbene del rione De Gasperi di Ponticelli sono costrette a vivere per privilegiare gli affari dei “signori della droga”.

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