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Il sequestro di beni al boss Ciro Naturale rivela un retroscena importante sul suo tentato omicidio

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
2 Gennaio, 2024
in Cronaca, In evidenza
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Il sequestro di beni al boss Ciro Naturale rivela un retroscena importante sul suo tentato omicidio
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L’indagine che nel corso della giornata odierna, martedì 2 gennaio, ha inflitto un duro colpo alle finanze del boss di Ponticelli Ciro Naturale, portando a un sequestro di beni pari a un milione di euro, ha anche concorso a fornire alcuni dettagli utili a far luce sulle circostanze in cui è maturato l’agguato in cui il reggente del clan De Micco rimase gravemente ferito, lo scorso luglio.

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Una serie di elementi confermano l’ipotesi che fin da subito ha preso forma nei rioni in odore di camorra del quartiere: quella che conduce all’epurazione interna.

A legittimare l’ipotesi che sull’agguato che ha ridotto in fin di vita Naturale ci sia la firma dei De Martino, non sono solo i noti dissidi di carattere economico che portarono a un vero e proprio braccio di ferro tra Naturale e la famiglia De Martino. Questi ultimi avanzavano pretese che il reggente del clan De Micco non intendeva sodisfare, inoltre, Naturale rivendicava numerosi e cospicui debiti da riscuotere, alcuni dei quali contratti anche con i De Martino che non sembravano intenzionati a saldare, al pari di molti altri pusher morosi. In questo clima, la frangia dissidente del clan, galvanizzata da una serie di scarcerazioni, avrebbe decretato la condanna a morte del reggente del clan.

Un’alleanza controversa, quella tra i De Micco e i De Martino, nell’ambito della quale i primi fungevano da mente e i secondi da braccio armato. In tal senso, qualora effettivamente i cosiddetti “XX” avessero cercato di disfarsi del reggente del clan, non avrebbero solo compiuto un agguato eclatante, ma un vero e proprio atto di ribellione, annunciando con un delitto eccellente la scissione dagli alleati. Un piano realizzato a metà: seppure gravemente ferito, Naturale è riuscito a salvarsi e il suo ritorno a Ponticelli, un mese dopo l’agguato, ha introdotto uno scenario imprevisto.

Una tesi supportata dall’atteggiamento del ras, una volta tornato a Ponticelli: seppure, per sua stessa ammissione potrebbe “vivere per 10 anni senza lavorare”, complice il cospicuo patrimonio economico nelle sue disponibilità, il boss inizia a praticare le cattive maniere, manifestando la ferma volontà di riscuotere il denaro dai suoi debitori. Motivo per il quale, lo scorso settembre, è stato arrestato, insieme a suo figlio Giovanni e al cognato, Carmine Verdemare, proprio mentre pianificavano un’azione violenta finalizzata a conseguire questo scopo.
Proprio in questo frangente, Naturale manifesta timori e sospetti legati al coinvolgimento di un giovane affiliato al clan De Martino nell’agguato che lo ha ridotto in fin di vita. Un altro tassello che concorre a ricostruire un mosaico che diventa sempre più nitido.

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