Ciro Naturale detto ‘o mellone non ha solo ricoperto per un lungo periodo il ruolo di reggente del clan De Micco, ma è anche un affermato narcotrafficante, un solido punto di riferimento nella distribuzione di stupefacente nell’area orientale di Napoli.
Il patrimonio ragguardevole di cui dispone la famiglia Naturale, spesso ostentato sui social network, è finito nel mirino degli inquirenti che hanno eseguito un sequestro preventivo di beni pari a un milione di euro. Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti una casa e un box auto intestati alla moglie in via Virginia Woolf a Ponticelli, il quartiere dove il 47enne ha costruito il suo impero, prettamente basato sui proventi della droga. Un business saldamente radicato nelle mani di ‘o mellone che per oltre 20 anni si è mosso negli ambienti camorristici dell’area orientale di Napoli – e non solo – collezionando solo tre fermi. Almeno fino allo scorso settembre.
Nelle vesti di broker della droga, Naturale ha smerciato ingenti quantità di droga e soldi che gli hanno consentito una vita agiata, ma anche di guadagnare una posizione autorevole all’interno del clan De Micco, soprattutto in seguito all’arresto del boss Marco De Micco che lo indicò come suo successore.
Un patrimonio che ha garantito alla famiglia Naturale un tenore di vita altissimo, malgrado le vistose incongruenze che sarebbero così emerse rispetto ai redditi dichiarati. Un reddito annuo a dir poco esiguo, quello esibito dai coniugi Naturale per svariati anni, mentre le figlie risultano addirittura nullatenenti, a fronte delle auto e del lussuosissimo stile di vita ostentato. Un’anomalia che non è passata inosservata agli occhi della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, soprattutto da quando Naturale è miracolosamente sopravvissuto a un agguato di camorra, lo scorso luglio.
Fin da subito, il tentato omicidio del boss di Ponticelli è stato associato a dissidi di carattere economico sorti con i De Martino, alleati dei De Micco, seppure i rapporti tra le parti non sarebbero stati sempre idilliaci. Uno scenario confermato dai recenti collaboratori di giustizia, Antonio Pipolo in primis. Consegnatosi spontaneamente alla magistratura a luglio del 2022, dopo aver compiuto un duplice omicidio, per fornire prove attendibili del suo pentimento, Pipolo consentì alle forze dell’ordine di trovare e sequestrare un ingente quantitativo di droga che era proprio nelle disponibilità di Naturale. Proprio in seguito a quell’episodio si sarebbero verificate le prime ruggini che hanno minato i rapporti tra il reggente del clan De Micco e la famiglia De Martino, rinvigorita dalla scarcerazione del ras Francesco De Martino. Nel corso di vari summit, i cosiddetti “XX” seguitavano a richiedere una percentuale di guadagno maggiore sui proventi dello spaccio, ma Naturale si oppose e rimase fermo sulla sua posizione anche quando gli alleati iniziarono a praticare una serie di “stese”.
A febbraio del 2022, complice la scarcerazione di Giuseppe De Martino, il secondogenito di Ciccio ‘o pazzo, il clima si è ulteriormente incupito: lo stesso Naturale, ricoverato in ospedale dopo l’agguato, ricondurrà il movente del tentato omicidio alle invidie e alle ostilità riconducibili ai dissidi di carattere economico.
L’impero fondato da ‘o mellone faceva gola a tanti. Di contro, il boss difendeva la sua posizione facendo leva sui “rischi” corsi per racimolare quell’ingente capitale e e al contempo sottolinea la scarsa attenzione che fino a quel momento gli aveva dedicato la magistratura che, invece, gli ha presentato il conto con gli interessi.