Gianluca Ciardelli, giornalista e autore Rai di 63 anni, nel maggio 2021 uccise la moglie Lorella Tomei nel sonno, nel loro appartamento a Roma nel quartiere Balduina. La prima Corte d’Assise di Roma lo ha assolto perché giudicato incapace di intendere e di volere. L’uomo dovrà trascorrere 15 anni in una Rems, una struttura per detenuti con problemi psichiatrici, a Ceccano in provincia di Frosinone.
Il pubblico ministero Antonio Verdi ha spiegato come, visto l’efferato delitto, in quanto rappresentante dell’accusa avrebbe chiesto il massimo della pena ma “l’atto è stato messo in stato di incapacità di intendere e di volere del soggetto”. L’uomo colpì la moglie nel sonno per poi chiamare il figlio dicendogli che la mamma non si svegliava: “le hanno fatto qualcosa” disse. Quando arrivarono i carabinieri era tranquillo nel letto accanto al cadavere e leggeva. Gianluca Ciardelli da oltre 40 anni soffre di problemi psichiatrici e nelle settimane precedenti all’omicidio aveva smesso di prendere farmaci, mentendo anche allo psichiatra.
Gli psichiatri Rolando Paterniti e Vittorio Fineschi visitarono Ciardelli subito dopo l’omicidio e confermarono come fosse affetto da una forma di disturbo bipolare maniacale. L’uomo tentò di far sparire il sangue con la candeggina e di nascondere i cocci in ceramica con cui aveva colpito la moglie, tentativi goffi espressione di una scarsa lucidità. Qualche mese prima dell’omicidio era entrato in piazza San Pietro urlando frasi sconnesse e prive di senso. Un disturbo dell’umore e della personalità grave che sarebbe peggiorato nel corso degli anni. Considerata l’alta pericolosità sociale, confermata dagli specialisti, l’uomo dovrà restare sorvegliato in una Rems.
Durante il colloquio con i consulenti tecnici, Ciardelli disse che aveva ucciso la moglie spinto dai massoni e che c’era un demone che usciva dalla testa della moglie. L’uomo ripeteva di esser stato posseduto e di non ricordare nulla del momento dell’omicidio. La moglie Lorella Tomei è stata colpita con un manufatto in ceramica che le ha rotto il naso, la mascella e gli zigomi, uccidendola per asfissia meccanica violenta. Secondo l’accusa Ciardelli sarebbe anche montato sopra di lei provando forse a strozzarla e comprimendole le costole.
Il figlio Simone, non ha più rapporti con il padre e ha commentato a La Repubblica che era una sentenza attesa, viste le perizie degli esperti, ma anche che “lo Stato e la giustizia, così come è adesso non tutela le famiglie che hanno in casa persone con queste patologie”. Secondo l’uomo la sentenza non tutela la collettività e parlando in generale, sottolinea che se lo stato fosse più presente, visti anche i precedenti del padre, forse alcuni delitti sarebbero stati evitabili.