Sono ancora più che nitide nella memoria collettiva le immagini della cerimonia commemorativa andata in scena lo scorso settembre nel rione Conocal di Ponticelli e che ha visto protagonisti un gruppo di cinque bambini – il più piccolo di appena due anni – capeggiati dal nipote di Vincenzo Costanzo, il boss del rione ucciso in un agguato di camorra lo scorso maggio. A fungere da contorno, la banda musicale e gli stendardi della Madonna dell’Arco, unitamente a decine di persone, bambini compresi, che indossavano delle t-shirt bianche sulle quali era stampato il volto di Costanzo, mentre il nipote portava in gloria l’enorme cornice nella quale era riposta la gigantografia dello zio, morto ucciso all’età di 26 anni. La cornice venne poi riposta in un’edicola votiva abusiva, presente da vent’anni in via al chiaro di luna, la strada del Conocal in cui risiedono le figure apicali della famiglia-clan D’Amico, all’interno della quale erano custodite le immagini di altri parenti uccisi in agguati di camorra, ma anche quelle di defunti estranei alle dinamiche camorristiche che hanno perso la vita per altre cause.
La presenza delle edicole votive nei rioni adibiti ad arsenali dei clan camorristici è dettata dalla necessità di appagare una serie di esigenze ben precise.
Costruzioni interamente abusive, edificate per custodire statue e immagini sacre, ma soprattutto le cornici che racchiudono le fotografie dei “caduti di guerra”: boss e affiliati assassinati dai rivali e che pertanto hanno sacrificato la vita per consacrare l’egemonia dell’organizzazione. Preservare integro il ricordo e l’immagine di quel camorrista ucciso significa fomentare un processo di malsana mitizzazione che viene intavolato sistematicamente, soprattutto al cospetto di giovani vite stroncate dalle logiche criminali. Un escamotage perverso che sovverte i concetti di “bene” e “male” e di “buono” e “cattivo” per effetto di un paradossale rovesciamento del fronte che impone una visione distorta e falsata della realtà dove gli agguati di camorra vengono definiti “disgrazie” o “sciagure” e per rafforzare questo concetto le immagini dei morti uccisi vengono affiancate a quelle dei “morti comuni”, abitanti del rione estranei alle dinamiche malavitose tristemente spirati anzitempo per effetto di mali incurabili o di incidenti stradali.
Un calderone di volti e di storie, tutt’altro che affini, mentre le immagini sacre fungono da sfondo al pari del dolore che indistintamente accomuna parenti ed amici di entrambe le fazioni, concorrendo a creare una forma di empatia tra “i morti buoni” e quelli “cattivi” con il prioritario intento di far leva sull’emotività della gente comune, affinché prevalga un atteggiamento di compassionevole sottomissione che i reduci del clan prontamente sfruttano a loro vantaggio.
Non solo perchè quegli altari votivi rappresentano l’espressione più concreta ed autoritaria del controllo del territorio esercitato dal clan, un vero e proprio simbolo del potere criminale che esige rispetto e venerazione, soprattutto da parte dei civili, costretti più o meno consapevolmente ad omaggiare la memoria dei “martiri della camorra”. Quei presidi della camorra, radicati nei rioni controllati dalla camorra, sono funzionali soprattutto alla perenne esigenza di rifocillare le casse del clan, proponendo un blasfemo intreccio tra sacro e profano che vede la camorra servirsi della solennità delle cerimonie religiose per costringere i fedeli ad elargire denaro.
In che modo?
Lo spiega uno dei tanti abitanti dei fortini della camorra, stanchi di subire le angherie e le imposizioni dei clan: “le celebrazioni religiose, come le funzioni della Madonna Dell’Arco, di sacro non hanno niente. Si tratta solo dell’ennesima scusa per pretendere soldi dalle famiglie che vivono nei rioni dove si svolgono queste celebrazioni. Ogni volta che viene organizzata una funzione religiosa, “gli incaricati” fanno il giro dei condomini, bussando a ogni singola porta per chiedere soldi. Proprio come accade quando si deve pagare l’impresa che pulisce le scale dei palazzi e gli addetti alla tosatura degli spazi verdi. Anche quando si fulmina una lampadina o un neon in un edificio, “gli incaricati” vengono a chiedere soldi, però poi, nella maggior parte dei casi, se non provvediamo noi a sostituirli restiamo al buio, perché a loro conviene che i palazzi non siano illuminati, così possono fare i loro affari illeciti contando su una discrezione maggiore. Siamo noi cittadini onesti che abbiamo paura per noi e per i nostri figli a salire e scendere le scale al buio.”
Una situazione che si riscontra in diversi fortini di Ponticelli controllati dalla camorra: nel Lotto 1 e nel Lotto 10, rioni in cui si rileva la presenza “ibrida” di alcuni reduci del clan delle “Pazzignane” e dei De Martino, ma anche nel rione De Gasperi, secondo quanto riferito da alcuni residenti in zona, si respira un clima analogo. Forte malcontento, invece, nel rione Conocal, dove quell’edicola votiva è stata smantellata di recente, nell’ambito di un’operazione ad “alto impatto” che ha visto impiegati oltre 300 unità delle forze dell’ordine che hanno anche eseguito controlli e perquisizioni. Un colpo durissimo all’orgoglio del clan egemone che continua a manifestare vivo rancore e malcontento per quell’intervento che tra le tante cose ha privato l’organizzazione di una consistente opportunità di guadagno.
In sostanza, in ogni rione in cui è presente un altare votivo vengono organizzate delle funzioni religiose, nella maggior parte dei casi dedicate alla Madonna dell’arco, anche in periodi dell’anno diversi rispetto a quelli in cui si svolgono le celebrazioni ufficiali che prendono il via la prima domenica dopo Natale e proseguono per tutte le domeniche successive fino al lunedì di Pasquetta, giorno del pellegrinaggio dei cosiddetti fujenti verso il santuario di Sant’Anastasia. Una cerimonia secolare che in più di una circostanza è stata inficiata dalle invasioni di campo della camorra, proprio come ormai abitualmente avviene negli arsenali dei clan, lontano dalle mura ecclesiastiche e in maniera arbitraria.
La tariffa che gli abitanti dei rioni sono tenuti a pagare per sovvenzionare una funzione religiosa varia tra i 10-15 euro a famiglia. Calcolatrice alla mano, non risulta difficile comprendere perchè la camorra manifesti questo forte attaccamento alla sacralità di tali celebrazioni. Un espediente che fa confluire nelle casse del clan diverse migliaia di euro, per giunta in totale assenza di spese da sostenere.
Sommando il denaro che gli abitanti dei rioni controllati dalla camorra sono obbligati a versare per retribuire le imprese di pulizie o per sovvenzionare spese condominiali o funzioni religiose, ne deriva che ogni famiglia garantisce ai clan un importo mensile che oscilla tra i 30-50 euro. Basta moltiplicare questo importo per il numero dei nuclei abitativi presenti in ogni rione per ottenere una stima parziale dei proventi illeciti guadagnati dai clan, semplicemente facendo leva sulla paura dei civili.