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Ponticelli: i pentiti raccontano i dissidi tra ‘o mellone e i vertici del clan

Luciana Esposito di Luciana Esposito
11 Ottobre, 2023
in Cronaca, In evidenza
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Ponticelli: i pentiti raccontano i dissidi tra ‘o mellone e i vertici del clan
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Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, un tempo più che ben addentrati nelle dinamiche camorristiche di Ponticelli, concorrono a ricostruire scenari, alleanze, retroscena, ma anche ad attribuire ruoli e gerarchie all’interno dei clan attivi nel quartiere della periferia orientale di Napoli.

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Dalle dichiarazioni di Tommaso Schisa, primogenito della “Pazzignana” Luisa De Stefano, emerge il ruolo apicale ricoperto da Ciro Naturale detto ‘o mellone, il 46enne sopravvissuto miracolosamente a un agguato lo scorso luglio e arrestato di recente insieme al figlio e al marito della sorella.

Il cognato dei fratelli Scognamillo, i celeberrimi “Bombò”, i narcos di Ponticelli, è riuscito a sua volta a ritagliarsi un ruolo di primo ordine nell’ambito del contesto malavitoso ponticellese, non tanto sotto il profilo criminale, quanto più per le sue note capacità di guadagnare e far girare soldi. Cifre da capogiro che hanno rifocillato le casse del clan De Micco-De Martino per diverso tempo. Un soggetto avvezzo alla gestione dei business illeciti, quelli legati alla droga in primis, un vero e proprio broker della camorra. Un ruolo che trova ampio riscontro nelle dichiarazioni rese da Schisa:

“Quando Alfredo Minichini fu arrestato, io mi trovavo già al carcere di Secondigliano, lo hanno portato nella mia sezione. Nell’occasione, nel raccontarmi quello che stava accadendo a Ponticelli – egli mi informava della situazione perché si pensava che sarei stato scarcerato a breve e dunque dovevo essere informato su quello che avrei trovato sul territorio – Alfredo Minichini mi riferì di una stesa commessa da lui e da Alessio Bossis, con una mitraglietta, contro l’abitazione di Ciruzzo ‘o mellon, cognato di “Bombò”, presso il “Parco Topolino” a Ponticelli.

Ciruzzo ‘o mellon fa spaccio di stupefacenti, senza, tuttavia, gestire una piazza; fa passaggi di droga di ogni tipo operando a Ponticelli. Tuttavia non pagava la quota al nostro clan. Noi sapevamo che in passato egli pagava la quota ai De Micco perchè il suo nome era nell’elenco dei soggetti che pagavano l’estorsione ai De Micco che ci è stato consegnato da ‘o Pruzzuzzu’ e Giovanni De Turris, quando dai De Micco sono passati a noi. Giovanni De Turris, all’atto del suo ingresso nel clan che è avvenuto dopo l’arresto dei De Micco e precisamente dopo la stesa che la mamma di XX ha commissionato in danno dell’abitazione di mia zia Antonella, ha consegnato a Michele Minichini le armi di XX. Poiché Ciruzzo non pagava la quota non facendosi mai trovare, Alfredo Minichini e Bossis hanno sparato contro la sua abitazione. A seguito di questo, per come riferitomi da Alfredo, Ciruzzo ha provveduto a consegnare nelle mani del cinese, di Peppino ‘o sicco e di Alfredo la somma di 10mila euro in contanti accordandosi per il futuro per il pagamento di mille euro al mese per proseguire nella sua attività di spaccio. Voglio aggiungere che dopo la stesa, Ciruzzo aveva timore di incontrare Minichini; si procurò l’intercessione di un affiliato al clan Contini, di cui non sono in grado di indicare il nome, il quale gli fece da garante dell’incontro con il Cinese, Peppino e Alfredo, che avvenne nelle case gialle.”

Dal 2018 al 2020, Naturale così come tutti i reduci del clan De Micco-De Martino, ha trascorso un periodo di assoggettamento al cartello costituito dai vecchi clan di Napoli est. Tant’è vero che i De Martino si videro costretti a loro volta a confluire nell’alleanza e proprio la rottura degli accordi tra questi ultimi e i vertici della cosca egemone sfociò nella faida che ha poi nuovamente portato alla ribalta i De Micco-De Martino, complice un evento cruciale: la scarcerazione del boss Marco De Micco a marzo del 2021. Il leader fondatore dell’omonimo clan in breve tempo riuscì a riconquistare il controllo del territorio, seppure la sua permanenza nel quartiere sia durata giusto un anno. Una circostanza che ha sancito la consacrazione di Ciro Naturale, subentrato a Marco De Micco nella reggenza dell’omonimo clan nell’aprile del 2022, in seguito all’arresto del boss. Una decisione mal recepita dai De Martino che invece auspicavano che Salvatore De Martino fosse chiamato a raccoglierne l’eredità come accadde per l’appunto nel 2017, in seguito al blitz che portò all’arresto di diverse figure di spicco del clan De Micco e che favorì l’ascesa dei clan alleati. Proprio perchè in quel frangente i rivali riuscirono ad approfittare del momento di debolezza della cosca per appropriarsi del controllo del territorio, forte degli errori commessi in passato, Marco De Micco ha puntato tutto su Naturale per garantire una maggiore solidità al suo clan, soprattutto sotto l’aspetto economico, in virtù delle ampie garanzie che quest’ultimo era in grado di fornire in termini di copertura finanziaria. Per affrontare una faida di camorra, un clan necessita principalmente di due elementi: soldi e uomini. Ne era consapevole Marco De Micco quando ha designato Naturale come suo erede, altrettanto sicuro del fatto che i De Martino avrebbero garantito la copertura militare per sostenere una guerra e preservare il controllo del territorio.

Un equilibrio precario, dunque, minato dal vivo malcontento degli alleati e ulteriormente compromesso da un evento eclatante: la scarcerazione di Francesco De Martino, padre di Salvatore, ma soprattutto di Antonio e Giuseppe, due gregari che hanno favorito l’ascesa del clan a suon di reati.

Una ricostruzione che trova pieno riscontro nelle dichiarazioni rese alla magistratura da un altro collaboratore di giustizia, Antonio Pipolo, ex affiliato ai De Micco-De Martino.

In uno dei primi verbali, risalente al 27 luglio 2022, Pipolo riferisce quanto segue: “Dopo la scarcerazione di Francesco De Martino, i De Martino hanno iniziato ad avanzare pretese sulle piazze di spaccio. Facevano le stese nel quartiere. Parlai di questo con Ciro Naturale e D’Apice. Ciro Naturale diceva di mantenere la calma, perchè Antonio De Martino, figlio di Francesco, aveva commesso molti reati per i De Micco e dovevamo pazientare. I De Martino dovevano anche dei soldi a Ciro Naturale per le forniture di droga.

Di solito i rapporti tra De Micco e De Martino funzionavano che ogni gruppo aveva le sue piazze e i rifornimenti e le armi erano date dai De Micco.

Ci sono state molte riunioni tra Naturale e i De Martino, Salvatore De Martino voleva più soldi, ma Naturale non glieli voleva dare perchè lui non commetteva reati di sangue.”

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