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Ponticelli, l’ombra degli assassini di Costanzo sulle incursioni armate nel Conocal

Luciana Esposito di Luciana Esposito
27 Settembre, 2023
in Cronaca, In evidenza
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Ponticelli, l’ombra degli assassini di Costanzo sulle incursioni armate nel Conocal
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Sei colpi d’arma da fuoco che hanno danneggiato tre auto in sosta: questo il bilancio dell’ultimo sussulto di camorra andato in scena in via al chiaro di luna, nel Parco Conocal di Ponticelli, la notte scorsa. Uno scenario che sembra ricostruire la dinamica di un mancato agguato. Spari ad altezza d’uomo, probabilmente indirizzati verso un bersaglio in movimento che ha cercato riparo tra le auto in sosta mentre fuggiva.

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Lo scorso 12 settembre furono 21 i proiettili esplosi lungo la stessa strada e con le stesse modalità. Anche in quella circostanza non si registrarono feriti, ma solo il danneggiamento di un auto.

Due incursioni armate nel fortino dei D’Amico, cosca antagonista ai De Micco, clan attualmente egemone a Ponticelli e che lasciano intravedere la chiara volontà da parte di un commando di “fare il morto”.

A chiarire cosa sta accadendo nella roccaforte dei cosiddetti “fraulella” sono gli abitanti del quartiere che all’indomani dell’ennesima notte di spari rompono in muro d’omertà e raccontano quello che hanno visto affacciandosi alla finestra, richiamati dal rumore degli spari.

Il raid dello scorso 12 settembre, avvenuto nel giorno del 50esimo compleanno del boss Antonio D’Amico, il fondatore dell’omonimo clan attualmente detenuto, sarebbe scaturito dall‘incursione di un’auto a bordo della quale viaggiavano alcuni soggetti legati al clan operante nel quartiere Vasto di Napoli, teatro dell’omicidio del 26enne Vincenzo Costanzo, nipote acquisito di “Tonino fraulella”, nonchè reggente del clan del Conocal, ucciso lo scorso 5 maggio in piazza Volturno, mentre la città era in festa per la vittoria del terzo tricolore azzurro.

In quella circostanza, i residenti in zona hanno notato la presenza in strada di tre giovani, tre “volti noti” del clan fondato da Costanzo ed ereditato da altri membri della sua famiglia, in seguito al suo assassinio. Tra loro hanno riconosciuto il minorenne arrestato per la tentata rapina al distributore di carburanti di San Giovanni a Teduccio, sfociata poi in un tentato omicidio, le cui immagini hanno scosso profondamente l’opinione pubblica. I tre sono stati colti di sorpresa mentre si trovavano in via al Chiaro di Luna, quando hanno notato l’auto giungere da via Mario Palermo. Una raffica di proiettili esplosi con la probabile intenzione di uccidere uno dei tre giovani per regolare quello che ormai a tutti gli effetti risuona come “un conto in sospeso”. I residenti in zona che hanno assistito alle concitate fasi del raid dello scorso 12 settembre non hanno dubbi: i tre giovani legati alla cosca del Conocal avrebbero riconosciuto a bordo di quell’auto gli assassini di Costanzo.

Ricordiamo che nei giorni successivi all’omicidio del giovane ras del Conocal è emerso uno scenario ben preciso legato a screzi di carattere personale tra Costanzo e la figlia del boss del cosiddetto ‘buvero’. La giovane si era infatuata del 26enne, motivo per il quale si sarebbe recata abitualmente nel rione di Ponticelli controllato dal ras. Nel corso di una delle visite abituali nel Conocal, la giovane sarebbe stata pestata da una cugina di Costanzo, nonchè figlia del boss Antonio D’Amico, infastidita delle insistenti avances che indirizzava al cugino, fidanzato con un’altra ragazza. Un affronto superato e chiarito in seguito alla visita del padre della giovane, recatosi nel Conocal a sua volta per regolare quel conto in sospeso. Secondo alcuni, quel confronto si sarebbe concluso con una cordiale stretta di mano. Secondo altri con l’invito indirizzato a Costanzo dal boss del Vasto a non uscire dal suo rione per preservare la sua incolumità.

L’unico dato certo è che i sicari hanno sorpreso Costanzo mentre si trovava in pazza Volturno a Napoli, proprio nella zona di competenza del boss con il quale pochi giorni prima aveva avuto degli attriti, nel bel mezzo della festa scudetto.

Tanti i punti interrogativi legati all’omicidio del ras del Conocal ancora da chiarire: perchè il ras e i suoi amici si sono recati proprio lì quella sera? Perchè i suoi amici lo hanno lasciato solo su quella panchina, in compagnia della sua fidanzata e di due coetanei, poco prima che i sicari entrassero in azione? Perchè Costanzo si era tagliato i vistosi capelli ricci con l’intento di non rendersi facilmente riconoscibile, sperando di mimetizzarsi tra le carovane di tifosi in festa?

Ad infittire lo scenario concorre la volontà esternata da Costanzo poche settimane prima dell’omicidio di ritirarsi dallo scenario camorristico ponticellese per volare in Germania con l’intenzione di investire in un nuovo business e costruirsi una nuova vita. Un progetto che cozzava con la pena residua che doveva scontare in carcere e con l’abuso di droghe che lo rendeva inaffidabile. Motivo per il quale, nei giorni precedenti all’agguato, nel Conocal regnava la forte consapevolezza che il ras avesse i giorni contati. La condanna a morte che pendeva sul suo capo era una notizia di dominio pubblico, della quale era consapevole soprattutto il 26enne, tant’è vero che ridimensionò le sue abitudini di vita.

Quesiti ai quali si aggiungono quelli riconducibili ai fatti più recenti che hanno portato ai due mancati agguati nel fortino dei D’Amico.

L’intenzione di vendicare la morte di Costanzo è stata palesata fin da subito da amici e parenti del ras ucciso, a partire dalla stesa andata in scena in piazza Volturno la sera successiva all’omicidio. In quella circostanza, una pattuglia della polizia intercettò uno scooter a bordo del quale viaggiavano due soggetti che parteciparono al raid che furono bloccati e arrestati. A finire in manette Gaetano Maranzino, cugino di Costanzo, calciatore promettente e notoriamente estraneo alle dinamiche camorristiche, non è da escludere che quella fu la prima azione alla quale ha preso parte per supportare il clan di famiglia nel piano di vendetta, a riprova del forte legame con il cugino ucciso che per lui era come un fratello. Maranzino, a bordo di quello scooter risultato rubato, era in compagnia di Matteo Nocerino, marito di una delle figlie del boss Antonio D’Amico e pertanto cugino acquisito di Costanzo. Nocerino è anche il figlio di “Massimo Patacchella” figura apicale della camorra degli anni ’90, attualmente detenuto, nonchè cugino di Antonio Nocerino detto ‘brodino’, elemento di spicco dei De Micco. Proprio l’unione tra il 19enne e la figlia del boss di un clan storicamente ostile ai De Micco ha portato alla nascita di un’organizzazione ‘ibrida’ nel Conocal.

Successivamente all’arresto dei due giovani partecipanti alla stesa sul luogo dell’omicidio di Costanzo, la vendetta non è stata abbandonata, ma solo archiviata, così come provano dozzine di video e di stories pubblicate sui social da amici e parenti del ras ucciso. Tra i membri della famiglia più attivi in tal senso, spicca Maurizio Costanzo, il padre del ras ucciso che in più di una circostanza ha sfidato apertamente gli assassini del figlio inviando messaggi ben precisi, servendosi delle storie di Instagram.

In questo clima si sono alternati diversi episodi eclatanti: la raffica di spari in via Maria Callas a fine giugno, l’ordigno esploso sotto casa Costanzo a fine agosto e i due raid a distanza di circa 15 giorni in via al chiaro di luna, la strada in cui vivono le figlie e le sorelle del boss Antonio D’Amico e che nel 2015 fu teatro dell’omicidio di Annunziata D’Amico, la sorella di quest’ultimo che subentrò nella reggenza del clan di famiglia in seguito all’arresto dei fratelli.

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