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VIDEO-Conocal di Ponticelli: paninoteca abusiva gestita dai parenti dei camorristi

Luciana Esposito di Luciana Esposito
25 Settembre, 2023
in Cronaca, In evidenza
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A giudicare dai video pubblicati sui social network per sponsorizzare la paninoteca allestita nel parco Conocal di Ponticelli, gli utenti potrebbero essere indotti a credere che tratti un locale con tutte le carte in regola e invece no: l’attività aperta e gestita da una donna imparentata con alcune figure di spicco del clan D’Amico è solo l’ennesimo business abusivo avviato nel rione, sempre più in balia delle logiche malavitose.

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La paninoteca che si trova in via al chiaro di luna n°64, la strada-simbolo dell’egemonia dei D’Amico nel Conocal, è l’ennesima emblematica espressione dell’illecito che dilaga, forte di uno spocchioso senso d’impunità ostentato dai membri della famiglia/clan che controlla il rione. Non esiste uno straccio di documento che attesti la legittimità di quell’attività. Nessuna partita iva riconducibile alla “paninoteca pallino” che pertanto produce un utile netto, senza farsi carico delle tasse e delle utenze. Un sonoro schiaffo all’orgoglio dei tanti ristoratori onesti del quartiere che fronteggiano mille criticità per arrivare a fine mese, non ultime le richieste estorsive che sono costretti a subire anche dagli stessi esponenti di quel clan. La presenza del locale nel fortino dei D’Amico è ufficializzata solo da un profilo TikTok con tanto di indirizzo in evidenza e numero di telefono da contattare per le consegne. Decine di video che ritraggono i cibi esposti in vetrina e non solo, per richiamare l’attenzione dei clienti. L’ennesima triste espressione dell’illegalità che dilaga nel fortino del clan D’Amico.
Alimenti non tracciabili, portate cucinate non si sa dove e da chi, conservate e vendute senza una regolare licenza, infrangendo le più basilari norme igienico-sanitarie, così come trapela dai filmati in cui si vede una donna toccare il cibo senza indossare i guanti.

Ricordiamo che qualsiasi preparazione culinaria destinata alla vendita è considerata cibo preparato. Questo include quello acquistato in qualsiasi negozio e, ovviamente, quello fatto in casa. Per quest’ultima modalità, è più complicato rispettare i requisiti legali e sanitari indicati dalla legislazione e a giudicare dai video pubblicati sui social, il cibo venduto nel locale abusivo del Conocal sarebbe preparato proprio in casa e poi destinato alla vendita. Tra i cibi venduti anche barattoli di melanzane sott’olio privi di data di scadenza e delle altre informazioni che dovrebbero essere etichettate sui prodotti alimentari destinati alla vendita, secondo quanto previsto dalla legge: 8 euro il prezzo di vendita del barattolo piccolo, 15 euro quello del grande.

Questo tipo di attività sono tenute a rispettare una serie di requisiti legali, in primis quelli sanitari che hanno l’obiettivo di non mettere a rischio la salute dei consumatori.
Ottenere la licenza certifica l’apertura dell’attività. Le licenze di apertura sono concesse dai consigli comunali di ciascuna località. La legislazione è soggetta al Codice alimentare italiano, che stabilisce che i requisiti sanitari e igienici devono essere soddisfatti per preservare la sicurezza del consumatore. 
Le attuali normative sono state approvate dal regio decreto 2484/1967 e definiscono cosa si intende per cibo, bevande e altri prodotti. Allo stesso modo, stabiliscono le condizioni di base che devono essere soddisfatte dalle diverse procedure di preparazione, conservazione, imballaggio, trasporto, pubblicità e consumo. 

Inoltre, le imprese di cucina casalinga devono iscriversi al registro sanitario dei piccoli stabilimenti alimentari (REM). Il datore di lavoro deve fornire un documento standardizzato per attestare l’inizio dell’attività economica. In tale documento devono comparire il nome o il nome della società, il NIF, il NIE o il CIF, il tipo di attività che verrà sviluppata e gli indirizzi correlati, sia il sociale che la realizzazione dell’attività.

Dai video pubblicati sui social si evince che l’intero locale è stato ricavato abusivamente sfruttando uno dei tanti spazi del rione. Tavolini e sedie disposti sul suolo pubblico senza autorizzazione e pertanto occupando abusivamente uno spazio adibito ad area ristorativa in maniera arbitraria; le partite del Napoli vengono trasmesse in diretta per attirare la clientela, ma senza riconoscere i diritti alla SIAE, come previsto dalla legge. A regolamentare questo aspetto è l’articolo 171 della legge sul diritto d’autore del 22 aprile 1941, che punisce “con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 2.582 a euro 15.493 chiunque a fini di lucro in assenza di accordo con il legittimo distributore, trasmette o diffonde un servizio criptato ricevuto per mezzo di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni ad accesso condizionato”.

Una serie di violazioni plateali e tangibili che non sembrano impensierire la donna a capo dell’attività abusiva che sui social pubblicizza anche il menù speciale del sabato sera. Una carrellata di spot promozionali che mostrano cibi e bevande e che probabilmente non a caso, si alternano ai video che ritraggono il fratello detenuto. Si tratta di un elemento di spicco del clan D’Amico, un tempo direttamente imparentato con i fratelli e boss fondatori dell’omonimo clan, complice una relazione sentimentale ormai troncata con una donna di casa D’Amico. Ciononostante, il fratello della “ristoratrice improvvisata” del Conocal di Ponticelli è stimato essere un elemento di spicco della camorra locale, così come trapela da alcuni dialoghi intercettati in carcere di recente in cui emerge il ruolo cruciale ricoperto dall’uomo, malgrado la detenzione. Motivo per il quale, le immagini dei cibi che si alternano a quelle del boss detenuto vengono percepite dai residenti in zona come un chiaro monito a non intralciare il business della donna, guardandosi bene dal segnalare la presenza del locale abusivo alle forze dell’ordine.

Un timore che trova riscontro nella realtà: secondo quanto segnalato alla redazione del nostro giornale dai residenti in zona, la donna avrebbe provveduto a recintare l’area abusivamente adibita a paninoteca con tanto di cancello e catenaccio. I cittadini che hanno provato a chiedere spiegazioni in merito all’ennesimo scempio che si consuma sotto i loro occhi increduli ed esasperati, sarebbero stati prontamente zittiti a suon di minacce.

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