Il boss Antonio D’Amico, fondatore dell’omonimo clan operante a Ponticelli e radicato nel rione Conocal, oggi compie mezzo secolo. L’ennesimo compleanno festeggiato dietro le sbarre, introdotto da una raffica di spari esplosi nel cuore della roccaforte del suo clan, in via al chiaro di Luna. Quella stessa strada in cui i sicari del clan De Micco hanno fatto irruzione per uccidere sua sorella Annunziata, il 10 ottobre del 2015, subentrata nella reggenza del clan proprio ai fratelli, quando sono finiti in carcere.
Una morte che ha sconcertato e segnato profondamente la famiglia D’Amico, soprattutto per la brutalità che ha contraddistinto l’esecuzione. Gli uomini del clan, il figlio, i fratelli, i fedelissimi al “clan di Fraulella” detenuti in carcere hanno accolto la notizia scatenando reazioni violente e concitate, rendendo necessario il ricovero in infermeria. Sedati, monitorati, tenuti sotto osservazione per lunghe e doloranti ore. Forse anche per evitare comunicazioni di prassi tra gli uomini del clan, volte ad organizzare la controffensiva.
Proprio per espresso volere del boss Antonio D’Amico, secondo quanto riferito da fonti interne alla famiglia, spetta a un uomo nelle cui vene scorre il sangue dei D’Amico vendicare “la passillona”, questo il soprannome della donna-boss che ha pagato con la vita il rifiuto di corrispondere ai De Micco una tangente sui proventi delle piazze di droga che gestiva nel Conocal, “il suo” rione, quello che ha difeso a costo della vita. Quello in cui si è registrato l‘ultimo sussulto di camorra, intorno all’una dell’11 settembre, giorno del 50esimo compleanno del boss Antonio D’Amico.
Forse una semplice casualità che inevitabilmente concorre comunque a conferire un ulteriore tocco di suggestione al mancato agguato andato in scena nel Conocal.
O forse l’associazione di fatti e persone non è frutto di una fortuita coincidenza.
La camorra ponticellese in più di una circostanza è entrata in azione per compiere gesta eclatanti in concomitanza di ricorrenze particolari.
Un monito, un avvertimento, un segnale forse voluto per “rovinare la festa” alla cosca che di recente è tornata a scalpitare per cercare di riconquistare un posto autorevole nell’ambito dello scacchiere camorristico ponticellese.
Un monito, un avvertimento, un segnale inscenato con l’intento di ricordargli di “restare al loro posto”, tornando a far riecheggiare il trambusto degli spari che inevitabilmente riportano alla mente l’omicidio della “Passillona”. Una ferita mai sanata dalla quale seguita a grondare vendetta, un desiderio sbandierato platealmente sui social, dove la volontà di pareggiare il conto in sospeso con gli odiati rivali viene annunciato a suon di video che ripropongono i volti degli uomini di casa D’Amico, capeggiati dal fondatore del clan.
Un monito, un avvertimento, un segnale indirizzato alla figura più autorevole ed espressiva del clan, malgrado la detenzione. Così come comprovano i tantissimi video che impazzano sui social e che rilanciano le gesta di “Tonino fraulella”, fondatore di clan, ma anche di un brand.
“Fraulella 1973”: il soprannome e l’anno di nascita del boss è il marchio che scalfisce con inchiostro indelebile la pelle di familiari e affiliati che giurano eterna fedeltà al leader dei D’Amico avvalendosi del linguaggio moderno.
Una figura intorno alla quale il clan seguita a fare quadrato, auspicando nell’agognato riscatto quando il boss verrà scarcerato. Proprio negli ultimi tempi, in seguito all’omicidio di Vincenzo Costanzo, il 26enne nipote acquisito di Antonio D’Amico, i rumors che annunciano una relativamente prossima scarcerazione del boss fondatore del clan dei fraulella, si fanno sempre più insistenti.
Gli spari che la scorsa notte hanno riacceso i riflettori sulla strada in cui risiedono le figure apicali della famiglia D’Amico introducono uno scenario tutto da decifrare e che ben si presta a svariate interpretazioni, soprattutto alla luce degli accadimenti recenti e che in più di una circostanza hanno visto la cosca del Conocal finire nel mirino dei sicari. Un dato di fatto che comprova la recente rinascita del clan che starebbe cercando di estendere le proprie mire espansionistiche ben oltre i confini del rione Conocal. Difficile ristabilire gli equilibri stravolti dagli eventi che si sono alternati negli ultimi mesi, dall’omicidio di Costanzo al tentato omicidio di Ciro Naturale, figura apicale dei De Micco, passando per una sfilza di spari che non hanno sortito alcun effetto, se non quello di accrescere la paura degli abitanti del quartiere.