Rischia l’amputazione della gamba, il 15enne accoltellato poco prima della mezzanotte di giovedì 31 agosto, in via Eduardo Scarpetta a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli dove dilaga la criminalità minorile. L’aggressione è avvenuto mentre era in corso l’asta del fantacalcio tra un gruppo di amici. Un coetaneo avrebbe sferrato un fendente alla gamba della vittima, recidendo l’arteria femorale.
Un gesto che sta riscuotendo approvazione e consensi su TikTok da parte degli amici del 16enne in stato di fermo con l’accusa di tentato omicidio.
Il frame di un articolo che riporta la notizia, accompagnata dalla frase “Sei la mia vita K.P”, seguita da una serie di immancabili emoticon. Un cuore, le catene, un braccio in flessione che mette in bella mostra i bicipiti, simbolo per antonomasia di forza, e infine la bandiera nera, sempre più ricorrente nel linguaggio adottato dai giovani sui social per indicare il legame indissolubile che li porta a identificarsi in una sola bandiera, non a caso nera, perché promotrice di quegli ideali che troppo spesso ispirano le gesta violente dei ragazzi allevati nel rispetto del credo malavitoso. Il video, pubblicato da un giovane legato a una figura di primo ordine della camorra ponticellese ha rapidamente attirato l’attenzione di molti altri utenti: decine i commenti di esaltazione e approvazione indirizzati al 16enne in stato di fermo con l’accusa di tentato omicidio. Il frame sta circolando sul social network attualmente più in voga tra i giovani, commentato e condiviso da diversi ragazzini imparentati con esponenti della malavita locale, così come inequivocabilmente trapela dai tanti video presenti sui loro profili in cui rilanciano con orgoglio le gesta dei parenti camorristi.
“Ti amo sto sempre con te tutto passa”, si legge in una delle decine di stories in cui gli amici del fermato propongono il puntuale tributo al detenuto, indicandolo come un leone in gabbia, pubblicando foto e messaggi monotematici. Nessun riferimento al giovane ferito, solo un’allarmante e dilagante esaltazione del male.
Un campanello d’allarme che dovrebbe fungere da monito, soprattutto considerando quanto accaduto quella sera stessa a poche ore di distanza dal ferimento del minore che ora rischia l’amputazione di un arto. Poco prima dell’alba di giovedì 31 agosto, il 24enne Giovanbattista Cutolo, promettente musicista, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre si trovava nei pressi di un pub in piazza Municipio a Napoli, in compagnia di un gruppo di amici. Un omicidio scaturito al culmine di una lite per futili motivi e analogamente celebrato sui social network dai parenti dell’assassino, un 17enne dei Quartieri Spagnoli con un curriculum criminale già corposo.