Simone Isaia ha bisogno di cure perché in carcere non può essere aiutato: questa la mission che la petizione lanciata dalla Iod edizioni mira a raggiungere, affinchè il giovane clochard attualmente detenuto a Poggioreale, accusato di aver appiccato l’incendio che ha distrutto “La Venere degli stracci”, opera di Michelangelo Pistoletto esposta in piazza Municipio a Napoli, possa ricevere le cure di cui ha bisogno.
Il carcere di Poggioreale è quello più affollato d’Europa.
Simone è in una cella con altri sette detenuti. – si legge nell’ultimo aggiornamento della petizione – Una cella destinata per quattro. In una condizione psichica molto provata, Simone vive come tutti gli altri detenuti il caldo di queste settimane in uno spazio molto stretto.
La stagione estiva diventa in carcere insopportabile perché acuisce le problematiche di salute dei cardiopatici e anziani, e soprattutto dei soggetti con gravi patologie psichiche.
Poggioreale rimane un carcere con oltre duemila detenuti a fronte di una capienza di circa milleseicento.
Oltre al sovraffollamento, emerge con forza la grave carenza di personale sanitario.
Non è possibile che un solo infermiere debba assistere fino a mille detenuti nella speranza che non si verifichino due o più criticità contemporaneamente.
Come non è possibile che ci siano solo 2 psichiatri che lavorano fino alle 16.00 e 4 psicologi dell’Asl, e 5 psicologi con contratti a tempo determinato che non garantiscono alcuna continuità assistenziale.
Pochi. Troppo pochi per una popolazione carceraria di oltre duemila persone.
Simone Isaia è all’interno di questa realtà. E come lui ci sono tantissimi altri giovani e persone adulte.
È necessario che tutti noi facciamo una seria riflessione sulle condizioni di vita dei detenuti con gravi patologie.
Il carcere non può essere un inferno.
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