A breve studenti e insegnanti di tutta Italia torneranno tra i banchi e le cattedre di scuola. Un ritorno che non potrà ignorare quanto accaduto in queste settimane: in primis, gli stupri di Palermo e Caivano. Definiti da più parti un vero e proprio fallimento educativo, i recenti casi di cronaca hanno spinto il ministero dell’Istruzione e del Merito a ideare un piano per introdurre lezioni in classe contro la violenza di genere. Gli istituti scolastici coinvolti saranno quelli secondari di secondo grado, ovvero licei, istituti tecnici e professionali. Un piano che mira a essere educativo anche nelle modalità di insegnamento: a salire in cattedra non saranno i docenti, ma gli studenti. La cosiddetta Peer education (educazione tra pari), una metodologia già adottata da molte scuole per affrontare determinati argomenti scolastici. A guidare ragazzi e ragazze ci saranno esperti del settore: psicologi, rappresentanti delle associazioni in difesa delle vittime di violenza e avvocati.
Secondo quanto riferisce Il Messaggero, il progetto prevede che in classe arrivino lezioni di «educazione alla sessualità», da intendere come corsi di formazione specifica sulla parità di genere e il contrasto a un sistema «machista e maschilista». Ogni gruppo di alunni dovrà approfondire un determinato aspetto della violenza di genere. Così il ministro Giuseppe Valditara ha deciso di accogliere l’appello arrivato da insegnanti, psicologi, educatori, genitori e magistrati: è necessario agire con forza anche nell’educazione.
La scuola «è assolutamente centrale in qualsiasi strategia anti-violenza. Sarebbe importante che il tema entrasse stabilmente nell’educazione civica. Bisogna spiegare ai ragazzi che il corpo è la persona. E che un rapporto sessuale, anche in una conoscenza che dura cinque minuti, è una relazione», ha detto la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella.
«Porno violenti e umilianti, i bambini li guardano»: sono allarmanti le parole della ministra Roccella in riferimento alle violenze di Palermo e Caivano. Sul facile accesso del porno per i giovani «vorrei aprire un dibattito – dice Eugenia Roccella in un intervento su QN -. Non per stabilire relazioni automatiche di causa-effetto, ma per raccogliere l’evidenza di un problema che gli esperti di questioni come il cyberbullismo e revenge porn segnalano con sempre maggiore insistenza».
«C’è una pornografia che è molto cambiata – aggiunge la ministra per la Famiglia – ed è sempre più violenta e umiliante nei confronti delle donne. C’è un’esposizione precoce: l’età media del primo accesso al porno è stimata in 7 anni.
C’è un problema educativo che si ricava anche da sentenze giudiziarie. Di recente, ad esempio, per un altro stupro di gruppo, dei ragazzi sono stati assolti con la motivazione di una errata percezione del consenso della donna a causa di una idea del sesso mutuata dalla pornografia: una sentenza che non condivido ma che ha posto il problema».
Alla domanda su un possibile intervento legislativo sulla fruizione del porno da parte dei minori, Roccella risponde: «Sentiamo che cosa ne pensano le associazioni familiari, i gruppi di genitori, gli esperti, gli stessi ragazzi, e vediamo anche cosa accade negli altri Paesi: in Francia, per esempio, si sta proponendo una legge che va in questa direzione».