La linea difensiva è quella ricorrente nei processi per stupro, dove la vittima è consenziente, quando non colpevole di aver provocato i suoi carnefici. Un classico che pare ripetersi nella tragica storia vissuta dalla 19enne palermitana che ha denunciato di essere stata abusata, la notte tra il 6 e il 7 luglio, da sette ragazzi con cui aveva trascorso qualche ora in un locale. Una violenza di gruppo finita in un video girato con un cellulare e ora al vaglio degli inquirenti. Un filmato violento e drammatico, determinante per l’inchiesta, che sta scatenando anche una morbosa curiosità: sono decine gli utenti a caccia di quelle immagini su Telegram.
La frase “non ho fatto nulla di male” è diventata un trend topic su Twitter. Si legge insieme ad altre su un profilo TikTok che presenta il nome e il volto di uno dei ragazzi arrestati. Parole che fanno inorridire. “Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici”, si legge in una di queste. “Per colpa di certe persone non potrò vivere”. Il ragazzo canta canzoni neomelodiche, balla, sembra assumere un atteggiamento di sfida. “Questo è un messaggio per tutte le persone che mi insultano sull’altro profilo e molto probabilmente anche qua. Non ero in me quando questo è successo ed è brutto sentirsi dire queste cose (fa molto male) in tutto ciò spero davvero che le persone la smettano con queste stupidaggini perché non ero in me ed ero stato trascinato dai miei amici ciao”. E a chiudere l’hashtag: #nonhofattonulladimale.
Nessuna conferma che si tratti di lui però, anche perché a suo nome risulta un altro profilo anche più seguito. Secondo Il Corriere della Sera il profilo sarebbe gestito dai familiari. Sarebbe comunque grave ma anche questa versione è da confermare. La Polizia Postale ha confermato a LaPresse che sono stati aperti diversi profili fake a nome di alcuni degli indagati. Il ragazzo è stato interrogato questa mattina in carcere. Ha ammesso di essere stato presente allo stupro di gruppo. Avrebbe però dichiarato di essere stato tratto in inganno da un amico che gli avrebbe detto che la ragazza era consenziente. Dopo essere scoppiato in lacrime ha detto di voler chiedere scusa alla ragazza e alla famiglia e di esser tornato indietro per aiutare la 21enne. È lo stesso che però dovrebbe chiarire una frase intercettata dai carabinieri: “Lei non voleva, faceva ‘no basta’”.
Dopo di lui hanno risposto al gip altri due ragazzi indagati. Uno ha detto di non aver partecipato alla violenza e di non aver nemmeno capito cosa stava succedendo anche se ha confessato di aver ripreso col cellulare. “Non dovevo andare e non dovevo lasciarla lì, avrei dovuto aiutarla”. Non sarebbe stato l’unico a riprendere la scena. Il filmato è finito nelle mani degli inquirenti. Su Telegram si è scatenata una caccia morbosa alle immagini dello stupro. Altro dettaglio che svela la morbosità con la quale il caso è esploso ed entrato nelle case degli italiani. Ieri erano diventate virali le fotografie in primo piano dei sette arrestati. Il cantante Ermal Meta si è lasciato andare a un post in cui scrive che “lì in galera, se mai ci andrete, ad ognuno di voi ‘cani’ auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro”.
La difesa punta a descrivere un rapporto consenziente. Il ragazzo che soltanto da qualche giorno ha compiuto 18 anni è stato scarcerato, la Procura dei minori ha fatto ricorso contro la decisione. Il giudice avrebbe comunque visto nel suo atteggiamento sprazzi di “resipiscenza” e lo ha destinato in comunità invece. La scarcerazione ha generato indignazione. Il Tribunale del Riesame ieri aveva confermato l’arresto per altri due ragazzi. Le intercettazioni pubblicate qualche giorno fa da Il Messaggero mettono i brividi: “Se ci penso mi viene lo schifo perché eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei porno, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, però che devo fare la carne è carne, ma ti giuro dopo che si è sentita pure male, piegata a terra, ha chiamato l’ambulanza, l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via. Voleva farsi a tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio”.
Uno dei giovani accusati sarebbe scoppiato in lacrime davanti ai magistrati. “Mi sono rovinato la vita”. E nel frattempo su un profilo su TikTok spuntavano e continuano a spuntare post provocatori, in qualche modo auto assolutori, sulla violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza di 19 anni che si è consumata a Palermo nella notte tra il 6 e il 7 luglio per la quale sette ragazzi sono stati arrestati. Altri contributi, attribuiti a un ragazzo al momento dei fatti ancora minorenne, appaiono perfino più gravi. “Qualche ragazza vuole uscire con noi stasera?”. E ancora: “La galera è di passaggio, si ritorna più forti di prima”. Nessuna conferma della veridicità e affidabilità del profilo. I social in questa vicenda stanno scatenando un’ondata di odio e di confusione pericolosi. È un’attenzione morbosa quella che si sta raccogliendo attorno al caso.
Incastrati dalle parole della ragazza e dalle riprese, tre degli indagati, interrogati dal gip, hanno ammesso di essere stati con la giovane la sera degli abusi. Ma la violenza, quella l’hanno negata. Francesca, hanno detto al magistrato, era consenziente. Una linea comune con piccoli distinguo nella descrizione dei ruoli. Angelo Flores, il giovane conoscente della vittima, che l’avrebbe adescata su Instagram e invitata a vedersi con la sua comitiva, ha raccontato di essersi «limitato» a riprendere lo stupro. Il ventenne Gabriele Di Trapani si è spinto un po’ più in là e ha riconosciuto di aver avuto rapporti con la giovane, precisando, però, che lei avrebbe intuito dal principio le sue intenzioni, tanto da chiedergli di non passare davanti al locale in cui lavorava il fidanzato per evitare che li vedesse. Il tribunale del Riesame, infatti, ha respinto la richiesta di scarcerazione di entrambi. È andata meglio, invece, al più giovane del branco, che solo da qualche giorno ha compiuto 18 anni. Ripreso nel video e ritenuto dai pm il più violento tra i sette, ha parlato di un atteggiamento provocatorio della vittima, arrivando a dire che sarebbe stata la ragazza a invitarlo ad avere un rapporto. Una difesa in cui il giudice ha comunque visto sprazzi di «resipiscenza», tanto da revocargli la custodia cautelare in carcere e mandarlo in comunità. La decisione però non è piaciuta alla Procura dei minori che ha annunciato l’intenzione di impugnare il provvedimento, nè al sindacato di polizia penitenziaria: «Un esempio di impunità».
Oggi il tribunale dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di libertà del quarto presunto stupratore, Cristian Barone, rimasto in silenzio. E sempre oggi dovrebbero essere interrogati gli ultimi tre arrestati: Samuele La Grassa, Elio Arnao e Christian Maronia . Il loro ruolo nella vicenda è emerso solo dopo alcune settimane di indagini. In particolare Maronia, che ha dovuto cambiare avvocato vista la rinuncia al mandato del primo legale, dovrà chiarire una sua frase intercettata: «Lei non voleva, faceva ‘no basta’», aveva commentato con un complice ascoltato dalle microspie dei carabinieri.