Il muro d’omertà che proteggeva le malefatte dei criminali radicati nel rione Conocal di Ponticelli vacilla sempre più vistosamente. Accresce di giorno in giorno il numero di cittadini stanchi di vivere sotto la costante minaccia delle logiche criminali e che pertanto inoltrano alla redazione del nostro giornale segnalazioni precise, ricche di dettagli. Non solo nomi e cognomi degli interpreti della malavita locale, ma anche la ricostruzione dettagliata di episodi e dinamiche che si avvicendano nel fortino del clan D’Amico.
Secondo quanto riferito da diversi abitanti del Conocal di Ponticelli, partirebbe proprio da quel rione la banda di rapinatori che ha messo la firma su una serie di efferate azioni criminali, immortalate in alcuni video diventati virali.
Una vera e propria base operativa, quella radicata nel quartier generale dei D’Amico, tra le cui intercapedini sarebbero nascosti “gli attrezzi da lavoro” del gruppo di giovanissimi che sta seminando il panico tra le strade delle periferia orientale di Napoli, a suon di rapine efferate. Non solo armi, ma anche passamontagna e abiti.
Un commando che avrebbe messo la firma non solo sulla celeberrima rapina dello scorso febbraio in via Mario Palermo, strada a doppio senso di marcia che costeggia il Conocal e immortalata proprio da un abitante del rione. In quella circostanza, nel cuore della notte, una squadriglia di soggetti incappucciati costrinse un automobilista a fermarsi, sotto la minaccia di una pistola, intimandogli di scendere dall’auto per poi dileguarsi a bordo della vettura, lasciando l’uomo impaurito sul ciglio della strada.
Un piano architettato con parsimonia, sistemando dei sacchetti della spazzatura lungo la strada, imponendo così all’ignaro automobilista di rallentare la marcia, mentre il gruppo composto da 5 soggetti era nascosto tra i cespugli, in attesa di veder sopraggiungere l’auto da rubare.
Un fatto avvenuto poco prima dell’alba e casualmente ripreso da un residente in zona che ha filmato la scena, insospettito dai movimenti dei rapinatori. Una vicenda che conferma il clima di insofferenza che si registra tra i civili residenti nella roccaforte dei D’Amico, ormai stanchi di subire in silenzio le angherie della malavita e sempre più propensi ad attivarsi per riscattare il contesto in cui vivono.
Le immagini di quella rapina divennero subito virali sui social network, al pari di un’altra rapina-shock sulla quale ci sarebbe la firma di due giovanissimi ugualmente riconducibili all’organizzazione radicata nel Conocal, quella andata in scena lo scorso 29 marzo e immortalata dalla videocamera di sorveglianza del distributore di benzina in via Reggia di Portici nel quartiere San Giovanni a Teduccio. Un uomo di 32 anni è stato ferito a colpi di pistola, si era opposto al furto dello scooter, scatenando la reazione dei due malviventi che quando hanno capito che non sarebbero riusciti ad avere la meglio, gli hanno sparato, puntando la pistola agli arti inferiori. La vittima è stata ricoverata per un lungo periodo all’Ospedale del Mare in condizioni critiche.
Dalle immagini si vede chiaramente che l’uomo, in sella al suo scooter, è fermo a fare rifornimento quando viene raggiunto e affiancato da due soggetti con il volto travisato in sella a un altro motorino. I due cercano di sottrargli lo scooter, lo minacciano con la pistola, lo spintonano, provano a togliergli le chiavi. Uno di loro sale sul motorino e cerca di allontanarlo dal mezzo, ma la vittima resiste: alla fine i malviventi demordono, ma per vendicarsi prima di andare via sparano, a freddo, e lo feriscono alle gambe.
Gli abitanti del Conocal non hanno dubbi: gli autori di quella tentata rapina che poteva tramutarsi in un omicidio sono due giovani legati al “nuovo clan D’Amico”, quello capeggiato da Vincenzo Costanzo fino allo scorso maggio e poi passato sotto le direttive di altri giovanissimi, cresciuti sotto l’ala protettrice dei De Micco. Uno dei due rapinatori non avrebbe ancora raggiunto la maggiore età. Quell’episodio è rimasto particolarmente impresso nella mente dei residenti in zona, perchè quando i due presunti autori del raid fecero ritorno nel Conocal ci fu un litigio piuttosto acceso con gli altri membri della banda. Quando la notizia della mancata rapina sfociata nel sangue conquistò le pagine dei giornali, gli abitanti del Conocal che avevano assistito all’acceso diverbio hanno subito collegato i due episodi tra loro.
Infine, anche sulla recente rapina in viale Margherita, ugualmente immortalata in un video divulgato da Francesco Emilio Borrelli, al pari degli altri due, ci sarebbe la firma della banda “Made in Conocal”.
I residenti in zona inoltre riferiscono di aver chiaramente udito, in più di una circostanza, le trattative intavolate per portare a compimento il cosiddetto “cavallo di ritorno”, ovvero la richiesta di una somma di denaro per restituire l’auto o lo scooter rubato al legittimo proprietario. Un espediente voluto per rifocillare le casse dell’organizzazione, nel caso in cui la trattativa vada a buon fine o per disporre di veicoli da utilizzare per compiere altri crimini, qualora il malcapitato di turno rifiuti di sottostare alle imposizioni dei rapinatori.