Iniziano a delinearsi in maniera sempre più nitida i dettagli che concorrono a far luce sull’agguato che ha ridotto in fin di vita Ciro Naturale detto ‘o mellone, pregiudicato 46enne, figura di spicco della camorra di Ponticelli, raggiunto da una raffica di proiettili intorno alle 23 di sabato 8 luglio in via Carlo Miranda, fortino del clan De Micco, un rione che frequentava abitualmente.
I sicari lo hanno colto di sorpresa, mentre si trovava in compagnia di un’altra persona rimasta illesa. Chiara l’intenzione dei killer di colpire solo l’ex reggente del clan De Micco, designato tale dal boss Marco De Micco all’incirca un anno fa, nell’aprile del 2022, quando sapeva che sarebbe nuovamente finito dietro le sbarre, dopo appena un anno trascorso a piede libero.
Nell’arco dei mesi trascorsi dal momento in cui il boss Marco De Micco gli ha conferito quell’importante carica, pregna di responsabilità, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e lo scenario è mutato rapidamente.
Una serie di eventi ben precisi hanno incrinato i rapporti tra le parti fino alla rottura definitiva. Screzi e dissapori culminati negli spari, perchè ormai è chiaro che la pista più accreditata in riferimento all’agguato che ha ridotto in condizioni gravissime ‘o mellone è quella che conduce all’epurazione interna.
Ancora troppo deboli e poco organizzati i D’Amico che attualmente appaiono incapaci di compiere un agguato così eclatante nel fortino dei rivali, mentre i De Micco-De Martino avevano una motivazione ben più forte per eliminare l’ex affiliato, oltre ad essere oggettivamente agevolati nell’entrare in azione tra le mura di una delle loro roccaforti. Un rione in cui Naturale si sentiva a casa e dove era solito recarsi, perchè è lì che vivono amici e parenti. Difficilmente avrebbe ipotizzato di essere sorpreso dall’incursione dei killer pronti ad ucciderlo.
Un’azione pianificata ed eseguita senza sbavature, una vera e propria esercitazione militare, in pieno stile De Micco-De Martino, seppure la vittima sia riuscita a sopravvivere all’agguato. Un colpo di scena inaspettato che forse suggerisce il debutto in veste di killer di qualche giovane affiliato che mira a scalare posizioni all’interno dell’organizzazione.
Nei rioni in odore di camorra di Ponticelli, si narra che il movente dell’agguato sia riconducibile a un evento ben preciso: nei giorni scorsi, Naturale avrebbe avuto una lite piuttosto accesa con i vertici del clan De Micco-De Martino da ricondurre a ragioni di carattere economico, motivo per il quale aveva annunciato la volontà di uscire dall’organizzazione per gestire i suoi affari in proprio. Questo il movente che avrebbe indotto i suoi ex affiliati a decretarne la morte. L’arco temporale trascorso da quella lite, nell’ambito della quale Naturale aveva annunciato la sua dissociazione dal clan, al momento in cui i sicari sono entrati in azione per ucciderlo, sarebbe stato speso per interrogare i vertici della cosca detenuti che dovevano necessariamente concedere la loro autorizzazione per rendere esecutiva quella condanna a morte. Questo il quadro ricostruito dagli interpreti della malavita locale e che concorre a rafforzare l’ipotesi dell’epurazione interna.
Non potevano permettere che un uomo d’affari come ‘o mellone, capace di rifocillare le casse del clan come pochi altri, uscisse di scena senza pagarne le conseguenze. Dal suo canto, Naturale ha commesso una grave ingenuità, pensando che potesse dimettersi dallo scenario camorristico senza pagarne le conseguenze. Probabilmente ha creduto che il rapporto di amicizia che lo lega ai De Micco fin da bambini, unitamente a un’altra serie di circostanze, lo avrebbero reso immune dagli spari della camorra, ma così non è stato. Forse pensava che la sua immunità fosse insita proprio nelle sue note capacità manageriali, ipotizzando che pur di non privarsi di un uomo d’affari in grado di far girare una mole consistente di soldi, gli ex alleati lo avrebbero lasciato libero di agire indisturbato, ma così non è stato.