Dopo la giornalista Elena Milashina, anche l’avvocatessa russa Elena Ponomareva è stata aggredita e cosparsa di vernice.
La 46enne è stata cosparsa di tintura antisettica verde a una fermata dell’autobus a Mosca. Ponomareva ha riportato ustioni chimiche di secondo grado agli occhi. In una foto condivisa da un suo collega, si vede la legale con la testa, le braccia e il vestito completamente ricoperti dall’antisettico verde.
Sui social l’avvocatessa ha pubblicato una foto della sua auto ricoperta di vernice bianca, dicendo che era stata vandalizzata, compresi gli pneumatici forati. L’ordine degli avvocati della regione di Mosca, che per primo ha riferito dell’attacco, ha affermato che le forze dell’ordine devono ancora aprire un’indagine sull’incidente.
Non si tratta di due casi isolati: gli attacchi con la vernice verde contro gli oppositori di Mosca sono iniziati alcuni anni fa. La sostanza viene chiamata Zelyonka – letteralmente “la cosa verde” – e in diverse occasioni è stata usata per colpire non solo dissidenti russi, ma anche ucraini durante la rivoluzione del febbraio 2014, culminata nella fuga del presidente Viktor Janukovyč e nella caduta del governo di Mykola Azarov.
Zelyonka è un tipo di colorante antisettico triarilmetano molto diffuso in Russia e in Ucraina, Paesi dove lo si può comprare facilmente in farmacia o nei drugstore. È molto difficile da lavare via dalla pelle, può volerci anche una settimana e l’uso di un acido, e soprattutto se mescolato con altre sostanze diventa pericoloso: a contatto con gli occhi può provocare anche la cecità. A partire dagli anni 2010 si sono diffusi i cosiddetti “Zelyonka attacks” attribuiti agli attivisti pro-Cremlino, aggressioni durante le quali alle vittime – sempre oppositori di Mosca – viene rovesciato addosso il colorante. Attacchi che si sono diffusi sia per la facilità di reperire la sostanza sia perché in molti casi non vengono perseguiti.
La più recente è l’aggressione in Cecenia alla giornalista Elena Milashina e all’avvocato Aleksandr Nemov, picchiati brutalmente. La reporter considerata fra gli eredi di Anna Politkovskaya – la giornalista assassinata nel 2006 che sulle pagine di Novaya Gazeta attaccava la deriva autoritaria del governo di Putin e gli abusi delle forze russe in Cecenia -, da anni denuncia i soprusi commessi dal regime di Ramzan Kadyrov. Fu proprio lei qualche anno fa ad accusare la polizia cecena di arrestare in massa, detenere illegalmente, torturare e in alcuni casi persino uccidere persone ritenute omosessuali. La foto di Elena Milashina in ospedale, ricoperta di Zelyonka – “la cosa verde” – ha fatto il giro del mondo. “Nei Paesi della CSI, l’atto di versare vernice verde è un’offesa”, hanno spiegato alcuni attivisti ceceni a L’Espresso.