Potrebbe aver agito sotto l’effetto della “purple drank” il 17enne aspirante trapper, originario dello Sri Lanka, accusato di aver assassinato con sei coltellate la coetanea Michelle Maria Causo nel quartiere Primavalle di Roma. Il presunto omicida, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, avrebbe utilizzato una sostanza che va di moda tra i trapper. Proprio l’uso di questo particolare stupefacente avrebbe influenzato il ragazzo nelle modalità con cui ha commesso l’efferato omicidio.
La cosiddetta droga dei trapper, assai in voga tra i giovani, arriva dall’America dove il mix è noto come “purple drank”, una miscela di sciroppo per la tosse a base di codeina e sprite. La moda dello “sballo viola” sembra sia arrivata dal centro Europa; in Svizzera, in particolare, la codeina si acquista senza ricetta. La “purple drank” si sta diffondendo velocemente. Negli Stati Uniti gli American Addiction Centers dedicano alcuni focus sul fenomeno, invitando a non sottovalutarlo e a chiedere aiuto.
La codeina è usata per trattare il dolore ed è un ingrediente degli sciroppi della tosse. Si tratta di un oppioide, e il suo uso spesso inizia con una prescrizione per un problema medico. Essendo meno regolato rispetto ad altri oppioidi considerati più pericolosi, come la morfina, arrivare all’abuso con la codeina è più semplice, spiegano gli esperti negli Stati Uniti. Gli effetti vanno da euforia ad apatia, sonnolenza, fino all’estremo rilassamento. È molto alto il rischio di sviluppare dipendenza: la codeina è considerata una via d’accesso ad altri oppiacei.
La codeina è usata per trattare il dolore ed è un ingrediente degli sciroppi della tosse. Si tratta di un oppioide, e il suo uso spesso inizia con una prescrizione per un problema medico. Essendo meno regolato rispetto ad altri oppioidi considerati più pericolosi, come la morfina, arrivare all’abuso con la codeina è più semplice, spiegano gli esperti negli Stati Uniti. Gli effetti vanno da euforia ad apatia, sonnolenza, fino all’estremo rilassamento. È molto alto il rischio di sviluppare dipendenza: la codeina è considerata una via d’accesso ad altri oppiacei.
Aspirante trapper, ossessionato dai soldi e avvezzo all’uso di uso di sostanze stupefacenti. È il ritratto del presunto assassino di Michelle Causo, la 17enne uccisa a Primavalle nella mattinata di giovedì 29 giugno. Il baby killer si trova recluso nel carcere di Casal di Marmo con l’accusa di omicidio volontario.
Coetano della vittima, O.S.D (le iniziali del nome) è nato a Roma 17 anni fa da padre capoverdiano e madre cingalese. Autore di una canzone trap autoprodotta – “Yo”, il titolo – sui social ostentava abiti firmati, gioielli vistosi e un frasario tipico dei trapper. Ossessionato dai soldi, condivideva reel (video brevi ndr) in cui contava mazzetti di banconote da 50 euro. Cappuccio calato sul volto e scarpe griffate, come i cantautori a cui si ispira, si ritraeva spesso in compagnia di amici. Non mancavano poi selfie a torso nudo e immagini violente. In una foto s’intravede la mano ferita con i cocci di una bottiglia in vetro.
Il 17enne era solito consumare hashish e, pare, anche altri stupefacenti. Sostanze che potrebbe aver assunto poco prima di uccidere Michelle, ferita con un coltello da cucina con almeno sei fendenti. Gli inquirenti non escludono che il giovane possa avere consumato la cosiddetta “bevanda viola dello sballo” (purple drank), un mix di droghe e farmaci molto diffuso tra gli appassionati del genere trap.
“Non si preoccupi, io voglio bene a Michelle”, avrebbe detto il trapper in erba ai genitori di Michelle. Ma gli amici della ragazza non l’hanno mai visto di buon occhio. “Tutti lo conoscevano. Faceva i danni già da un po’. – il racconto di un giovane – Fino a qualche tempo fa era fidanzato, poi mi hanno detto i suoi amici che da quando si è lasciato era cambiato”. Una delle ultime persone ad averci parlato, prima che i poliziotti della Mobile lo intercettassero, è stata una vicina di casa: “L’ho incrociato sulle scale. – ha ricordato la donna durante un’intervista – Voleva aiutarmi a sollevare il passeggino. Aveva un tono educato e gentile, anche se si vedeva che era agitato”. Messo sotto torchio dagli inquirenti, il giovane avrebbe reso solo parziali ammissioni. Restano i dubbi sul movente dell’omicidio: forse un debito da 40 euro.