Per l’ennesima volta, le rappresaglie tra i clan del quartiere Ponticelli sconfinano tra le strade di Napoli centro.
Molto probabilmente, il ferimento del 21enne gambizzato a Piazza Mercato a Napoli, durante la serata di martedì 27 giugno, rappresenta la replica dei D’Amico al raid subito nel Conocal poche ore prima.
Intorno alle 19 di martedì 27 giugno, in via Maria Callas, nel parco Conocal di Ponticelli, roccaforte del clan D’Amico sono stati esplosi una raffica di colpi d’arma da fuoco. Almeno una dozzina di spari, chiaramente uditi dai residenti in zona. I carabinieri sono giunti sul posto per effettuare i rilievi del caso. Diverse auto in sosta sono state danneggiate dai proiettili, un dettaglio che lascia dedurre che si sarebbe trattato di un mancato agguato, in virtù dei numerosi colpi esplosi ad altezza d’uomo.
Poche ore dopo, un giovane legato ai De Micco, G.M., 21 anni, è stato ferito alla gamba destra da un colpo d’arma da fuoco, mentre si trovava a piazza Mercato a Napoli con un gruppo di amici. Una gambizzazione in piena regola, scaturita da un tentativo di rapina, secondo quanto dichiarato dal ferito, trasportato all’ospedale del Mare di Ponticelli e dimesso dopo le cure mediche. Le voci che circolano con insistenza nei rioni in balia della camorra, invece, narrano di un botta e risposta tra due fazioni storicamente in guerra e che sarebbero fortemente intenzionate a riprendere le ostilità.
In quest’ottica, la gambizzazione del 21enne, uno dei tanti giovani cresciuti sotto l’ala protettrice dei “Bodo” di Ponticelli e più che ben addentrato nelle dinamiche camorristiche del clan, rappresenterebbe la replica dei D’Amico al raid subito poche ore prima nel Conocal, storica roccaforte del clan.
Un’ipotesi rafforzata anche dall’unico frame che appare sui profili social del 21enne, pubblicato 24 ore dopo il raid subito: “il dolore di ieri, la forza di oggi”, si legge nel video che accompagna una foto che lo ritrae nella zona del lungomare Caracciolo di Napoli, seduto su uno scooter.
Un dettaglio che conferma che la faida tra i giovanissimi legati ai clan di Ponticelli non si combatte solo tra le strade del quartiere e del centro cittadino, ma anche sui social dove sempre più frequentemente appaiono messaggi che assumono un significato ben preciso e rivolti non solo ai rivali. Sempre più spesso, video, immagini e parole, ricoprono un altro valore, dal quale trapela il bisogno compulsivo ed ossessivo dei giovani aspiranti leader della camorra di attirare l’attenzione su di sé. Un paradosso per chi dovrebbe mirare a passare inosservato per privilegiare gli affari illeciti ed evitare di finire nel mirino degli inquirenti. Non a caso, i frame estrapolati dai social appaiono con puntuale frequenza nelle ordinanze di custodia cautelare e concorrono a fornire degli importanti elementi di prova. Sprezzanti del pericolo al quale si espongono, i giovani legati ai clan seguitano ad utilizzare i social come una vera e propria arma finalizzata a supportare le loro gesta e della quale puntualmente avvalersi, affinchè anche la potenza dei mezzi di comunicazione di massa possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi più disparati, al pari delle pistole.
Uno scenario che introduce delle premesse tutt’altro che rassicuranti per i ponticellesi stanchi di vivere in un clima sempre più compromesso dalle logiche imposte dalla camorra.