Cresce la tensione nel Parco Conocal di Ponticelli, fortino del clan D’Amico. A pochi giorni di distanza dal corteo in stile “Gomorra” voluto per ricordare il ras Vincenzo Costanzo nel giorno del trigesimo della morte, maturata lo scorso 5 maggio a Napoli, nell’ambito di un agguato di camorra compiuto durante la festa scudetto, nel rione-bunker dei cosiddetti “fraulella” la camorra torna a far sentire la sua presenza.
Secondo quanto riferito dai residenti in zona, intorno alle 19 di martedì 27 giugno, in via Maria Callas, sono stati esplosi una raffica di colpi d’arma da fuoco. Almeno una dozzina di spari, chiaramente uditi dagli abitanti del rione che in un primo momento avevano ipotizzato che si trattasse di botti. Il fuggi fuggi generale ha poi esplicitamente chiarito l’accaduto.
Una “stesa” o un mancato agguato, nessuno può dirlo o vuole dirlo.
E’ la cronaca di un epilogo ampiamente annunciato, in virtù del clima che da diversi mesi spira tra i grigi palazzoni saldamente controllati dai D’Amico. Un vento di guerra che annunciava la morte di Costanzo che di fatto ha trovato riscontro nella realtà, in circostanze ancora tutte da chiarire. Così come plurimi segnali lasciavano intendere che l’assassinio del 26enne nipote acquisito del boss Antonio D’Amico non ha sancito la fine di un’era camorristica, bensì ha introdotto un nuovo scenario che prevedibilmente era destinato a sfociare negli spari.
Nessuno è in grado di riferire se le forze dell’ordine sono state allertate e sono giunte sul posto.
Non è omertà, ma rassegnazione.
Gli abitanti del Conocal si sentono abbandonati al loro destino. Illusi dall’operazione “Delenda” che meno di dieci anni fa aveva conferito un volto nuovo al rione, legittimando il sogno di una vita serena e distesa. Un’utopia durata poco e se negli anni precedenti l’avanzata dei D’Amico procedeva a piccoli passi, di recente il clan è tornato a riappropriarsi del territorio con la stessa, se non maggiore, spavalderia del passato, quando nel Conocal le donne dei “fraulella” gestivano dozzine di piazze di droga, beneficiando del supporto di giovani reclute.
L’amarezza, lo sconforto e il senso di dilagante abbandono e isolamento che regnano tra i cittadini estranei alle dinamiche camorristiche, seppure ugualmente costretti a subire le angherie del clan, scaturiscono non solo dalla costante e puntuale minaccia rilevata dalla presenza della camorra, ma anche dalla totale assenza delle istituzioni e delle forze dell’ordine.
In un rione come il Conocal di Ponticelli, lo Stato non può fare la sua sporadica apparizione solo per mettere la firma su un blitz eclatante, per poi abbandonare uomini, donne, bambini, anziani al loro destino. Ammesso che l’intento da perseguire sia debellare quel tumore che si chiama “camorra” e non limitarsi a contenerlo.
Ormai assopiti dal male che li circonda, i cittadini minimizzano sull’ennesimo sussulto di camorra andato in scena pochi giorni fa nel rione in cui vivono, malgrado quel raid sia avvenuto quando c’era ancora il sole e in strada erano presenti tanti civili, soprattutto bambini intenti a giocare.
E’ la cronaca dell’ennesima tragedia sventata, ma gli abitanti del Conocal sono ormai stanchi anche di esternare il solito malcontento, aggrappandosi alle puntuali parole destinate a restare inascoltate: “sicurezza”, “rabbia”, “paura”, “morto innocente”. Parole pesanti come pietre, eppure invisibili, malgrado disegnino un rebus tutt’altro che indecifrabile che di qui a poco rischia di tramutarsi nell’ennesimo punto di non ritorno.
Tra i civili costretti a destreggiarsi tra le dinamiche camorristiche, la rabbia e la paura hanno ceduto il posto alla rassegnazione ed è questa la notizia più allarmante.