Quando i cartelli confederati dell’area orientale di Napoli riuscirono a conquistare il controllo dei traffici illeciti a Ponticelli, approfittando della battuta d’arresto imposta ai De Micco dal blitz che portò all’arresto di 23 persone, sul fronte camorristico si crearono delle situazioni che stravolsero gli equilibri di per sé faticosamente conquistati.
Indicativo, in tal senso, quanto accaduto in quel momento storico nel rione Conocal di Ponticelli, fortino dei D’Amico, nel quale si verificò l’insediamento del boss Gennaro Aprea di Barra quale segno di gratitudine dell’alleanza per il supporto fornito nelle fasi salienti della faida che di fatto riportò alla ribalta i Minichini, i De Luca Bossa e le “pazzignane”, dopo svariati anni trascorsi alla mercé dei De Micco. Agli Aprea venne così affidata la gestione e il controllo degli affari illeciti nel rione Conocal.
Un dato di fatto confermato dai dialoghi avvenuti in casa di Luisa De Stefano tra quest’ultima, reggente del clan delle “Pazzignane”, nonchè perno portante del cartello costituito dai clan alleati e Carmela D’Amico detta Melania, figlia del boss fondatore dell’omonimo clan. La primogenita del boss ‘Tonino fraulella’ si recò a casa della De Stefano al primo piano dell’isolato 11 del rione De Gasperi – che in quegli anni rappresentava il quartier generale dell’organizzazione – per incontrare la lady-camorra e Vincenza Maione, accompagnata dalla suocera, madre del marito Carmine Aloia, imparentata con la “pazzignana” che infatti si rivolge a lei chiamandola “zia”. Oggetto della disputa: il controllo delle imprese di pulizie nel rione Conocal che era passato nelle mani di Fortuna Montagna, la moglie del boss Gennaro Aprea, mentre negli altri rioni di Ponticelli lo stesso business illecito veniva gestito da Gabriella Onesto con l’ausilio di Cira Cipollaro, madre dei fratelli Minichini, e di Francesco Di Dato e Maria Lazzaro rispettivamente soprannominati “gettone” e “Maria ‘e gettone”. In quest’ottica, il collaboratore di giustizia Tommaso Schisa, figlio della “pazzignana” Luisa De Stefano, ha fornito una precisazione importante: la Onesto percepiva i proventi delle imprese di pulizie nella zona di “abbasc’ a Chicca” (appellativo con il quale vengono denominati in gergo i lotti 6, 10 e 11 ovvero i rioni di edilizia popolare ubicati in via Scarpetta) e che le uniche palazzine esenti erano quelle del nuovo rione De Gasperi per espresso volere della De Stefano, in quanto occupate dalle moglie dei detenuti dell’ex clan Sarno, stessa organizzazione d’appartenenza di suo marito Roberto Schisa.
Carmela D’Amico chiede udienza a Luisa De Stefano per avanzare una richiesta ben precisa: la gestione delle imprese di pulizia doveva essere affidata a membri della sua famiglia, a discapito della moglie di Aprea. “Te lo dico io le scale le ha prese Fortuna… ora ci comanda a ora”, afferma la figlia del boss, supportata dalla suocera che conferma tale circostanza: “Le scale… ora sta ‘o nonno”. La De Stefano, dal suo canto le rassicura, informandole di averne già parlato con Giuseppe Righetto alias Peppe ‘o blob che si sarebbe espresso a favore del reintegro dei D’Amico nella gestione del business illecito, al pari di Giuseppe De Luca Bossa, per una questione di rispetto nei confronti del boss Antonio D’Amico attualmente detenuto, ma notoriamente in buoni rapporti con gli Schisa-De Luca Bossa. Tant’è vero che uno dei figli di Annunziata D’Amico ha messo su famiglia con una delle figlie di Giuseppe De Luca Bossa.
“Mo’ stanno altri due da decidere, pensa che già tre voti sono per voi, cioè Melania è per tuo padre”: una frase particolarmente significativa pronunciata dalla De Stefano e che non solo conferma la presenza di un cartello camorristico costituito dai vecchi clan di Napoli est, ma ne chiarisce anche il modus operandi in ordine alle decisioni da prendere e che prevede il raggiungimento di un verdetto unanime da parte di tutte le figure apicali dell’alleanza. Per tirare ulteriore acqua al suo mulino, Carmela D’Amico, in caso di buon esito della trattativa, si impegna a versare nelle casse dell’organizzazione una tangente superiore rispetto a quella riconosciuta dalla moglie di Aprea: “Noi vi daremo di più perchè quella vi piscia in mano mille euro”, indicando un giro d’affari di oltre ventimila euro al mese, a fronte di una quota estorsiva di 10 euro e 50 centesimi a condomino.
La De Stefano rassicura la primogenita del boss, spiegandole di aver ricevuto rassicurazioni e garanzia in tal senso da Giuseppe Righetto: “è una parola che si è speso Peppe ‘o blob, mò aspettalo, ti sto dicendo. Io domani scendo, vado a sentire un poco, voglio capire chi si è preso queste scale. Se se le è prese questa Fortuna dico: “Hai ragione Melania se l’è prese Fortuna” e dico “oi Pè, senti, ma le scale non gliele dovevi dare alla ragazza? Tu sopra casa mia hai speso una parola… cinque di voi, avete deciso di dargliele alle ragazze. Altri due sono contro, chi fossero ‘o nonno e quell’altro parente, voglio capire?… perchè poi tuo padre lo deve sapere.”
Nei giorni successivi, i membri dell’organizzazione si interrogano in merito alla spartizione dei proventi derivanti dall’attività delle imprese di pulizie e Luisa De Stefano, riferendosi a Carmela D’Amico, afferma: “i conti li tiene la ragazza perchè la ragazza è ragioniere. La mamma è stata arrestata e lei ha stracciato i fogli.”
“Però aspetta, quando stava Carletta (Carla D’Amico, sorella del boss Antonio, ndr), Carletta si prendeva 5 euro e 50 a porta. Adesso giù al Conocal si prendono 10 euro e 50“, rettifica Vincenza Maione, “il doppio in più devono cacciare per spazzare giù al parco”.
Luisa De Stefano aggiunge: “Carletta teneva questi palazzi, i Bodo se li sono presi e gli hanno ucciso questa sorella (Annunziata D’Amico, uccisa in un agguato di camorra il 10 ottobre del 2015, ndr). Ora cosa è successo, hanno messo Marco a fare questi palazzi, questi Bodo e si pigliavano i soldi. Mo’ oggi state voi che ha fatto… ha detto che a questa signora “non la possiamo cacciare perchè tiene la mano con le guardie”. Invece buona ha fatto è andata in banca e ha cacciato la signora con tutti i figli. A quante parti vuoi mangiare. Vuoi mangiare di qua, di là”.
La conversazione prosegue e Vincenza Maione rincara la dose: “Quello se esce il fratello di Passillona, Tonino (Antonio D’Amico, fratello di Annunziata, ndr) li spara…Quello è sempre stato loro il Conocal, pure quando stavano i Sarno. Il Conocal è dei “Fraulella”.
Proprio durante le fasi salienti dell’organizzazione della gestione del business delle imprese di pulizie, Luisa De Stefano mette in guardia Gabriella Onesto citando l’esempio di Carla D’Amico, arrestata con l’accusa di estorsione aggravata in danno dei condomini degli edifici del Parco Conocal di Ponticelli, costretti a versare la quota di 7.50 euro ciascuno. La De Stefano esclama testualmente: “Gabriè, con il giro delle scale si va in galera. Carletta ha preso 20 anni di carcere”, consigliandole pertanto di usare “Gettone” per il lavoro sporco. “No, non vado io, mando a Gettone e tu le scale non le devi fare più”: questo il monito perentorio della lady-camorra, reggente del clan delle “Pazzignane” che intima alla cugina dall’estromettersi dalla gestione delle imprese di pulizie per evitare di esporsi a un pericolo troppo gravoso.
A far luce sulla vicenda concorrono anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Rosario Rolletta che dichiara quanto segue: “Con riferimento al Rione Conocal posso dire che a gestire le pulizie nelle scale dei palazzi è Montagna Fortuna, moglie di ‘o nonno, che appartiene al clan Aprea. Per quanto riferitomi dai De Martino, il nonno ha mandato a chiamare Ciculillo (Vincenzo Costanzo, reggente del clan D’Amico dal 2016 e deceduto in un agguato di camorra il mese scorso, ndr) per fargli sapere che le pulizie nel Conocal dovessero essere gestite esclusivamente dagli Aprea.”