Quello che è accaduto nella tarda mattinata di sabato 6 maggio nel rione Fiat di Ponticelli è ormai storia nota.
Francesco De Martino, 54 anni, alias Ciccio ‘o pazzo, stimato essere il reggente dell’omonimo clan, i cosiddetti “XX” del rione Fiat di Ponticelli, non ha gradito la visita del giornalista Klaus Davi, in giro per il quartiere già da diversi giorni a caccia di boss da intervistare e pertanto ha inscenato una protesta eclatante ferendosi con una lametta a un polso per costringerlo ad andare via.
Prima che l’incontro sfociasse nel gesto autolesionista, Davi aveva avvicinato De Martino nei pressi della sua abitazione e aveva intrattenuto una fugace conversazione; gli aveva rivolto qualche domanda, incassando risposte stentate, poi il boss era rientrato in casa. Quindi il giornalista è rimasto nel rione per intervistare delle persone.
Verso le 13, quindi a distanza di tempo dalla blanda conversazione intrattenuta con Davi, Francesco De Martino lo ha avvicinato, insieme a lui, la moglie, i figli e alcuni conoscenti. A quel punto ha inscenato il suo piano.
Commette un errore madornale, infatti, chi lo reputa “il gesto di un folle”, trattandosi di un’azione studiata, pianificata e controllata: una serie di dettagli lo confermano.
La moglie prontamente gli sfila la lametta dalle mani, mentre De Martino, reggendosi il braccio ferito, urla a gran voce di “chiamare le guardie” ovvero di allertare le forze dell’ordine.
Le frasi pronunciate dal padre del killer Antonio “XX” sono tutt’altro che dettate dall’impeto: “io cammino con i nipoti miei qua dentro, con una bambina di due anni”, De Martino ricorda al giornalista che il diritto alla riservatezza del minore prevale sempre sul diritto di cronaca con l’aggravante che indicandolo come un boss, mentre passeggia insieme ai nipoti, espone anche questi ultimi a dei pericoli.
De Martino non avrebbe aggredito Klaus Davi, non ne aveva nessuna intenzione, nel pieno rispetto della politica del suo clan, l’unico operante a Ponticelli a non aver mai rivolto intimidazioni, aggressioni e minacce agli operatori dell’informazione. Consapevoli delle conseguenze penali correlate a quelle condotte, unitamente alla risonanza mediatica che evocano, i De Micco-De Martino si sono sempre astenuti dall’ostruire il lavoro dei giornalisti, soprattutto per non attirare l’attenzione dei media e delle forze dell’ordine.
In questa circostanza, Francesco De Martino ha dato una grande prova di astuzia, sfruttando a suo vantaggio la visibilità del giornalista che aveva davanti, volto noto di Mediaset e ospite fisso di svariati programmi televisivi molto seguiti, mostrando platealmente quell’“instabilità mentale” che lo spinge a praticare perfino gesti autolesionistici. Uno scenario che non doveva essere immortalato solo dalla videocamere di Davi, ma anche verbalizzato dagli agenti della Polizia di Stato e documentato da un referto medico, tant’è vero che quando il giornalista accenna ad andare via, De Martino gli intima di non allontanarsi: “non te ne devi andare da qua dentro perchè ti sfondo la macchina, non te ne devi andare, devono venire le guardie e veramente ti faccio uccidere quando vengono le guardie” e poi ancora sollecita l’intervento delle forze dell’ordine: “devono venire le guardie di Ponticelli”.
Sul posto sono sopraggiunte tre pattuglie del commissariato di Ponticelli che hanno sentito il giornalista per poi recarsi a casa di De Martino e raccogliere la sua versione, oltre che per constatare le sue condizioni di salute. Il capo degli “XX” è stato poi accompagnato all’ospedale Villa Betania per sottoporsi alle cure del caso e portare a casa un referto medico.
Un episodio ampiamente documentato dai media che hanno rilanciato la notizia e che hanno concorso – seppure involontariamente – a spalleggiare l’intento che De Martino mira a perseguire, facendo leva sulla “follia” del boss che recidendosi il braccio avrebbe dato ampia riprova della sua instabilità mentale.
Klaus Davi si era recato nel rione Fiat per portare a casa uno scoop, invece Francesco De Martino ha ribaltato la situazione a suo favore, in primis, interrompendo il lavoro del giornalista senza torcergli un capello, creando anche le premesse utili ad evitare altre sue incursioni e al contempo la sua instabilità mentale ha conquistato la ribalta nazionale.
Non a caso, nel rione Fiat, nel “suo” rione, Francesco De Martino è conosciuto con l’appellativo di Ciccio ‘o pazzo. Del resto, la disamina di certe dinamiche non può prescindere dalla conoscenza approfondita e dettagliata di eventi, soggetti e retroscena, soprattutto in un momento delicato come quello che si respira tra le strade della periferia orientale di Napoli.
Un episodio dal quale si evince che la faida di Ponticelli meriterebbe una narrazione seria ed approfondita, soprattutto su scala nazionale, ma che non presti il fianco alla camorra, rischiando di trasformare la corretta informazione in spettacolarizzazione e sensazionalismo.