Un morto e un arresto eccellente: questa la sintesi dei fatti avvenuti nelle ultime 24 ore e destinati a ridisegnare piani ed equilibri all’interno del clan radicato nel rione Conocal di Ponticelli.
Il morto è Vincenzo Costanzo soprannominato Ciuculill’, 26 anni, nipote acquisito del boss Antonio D’Amico, stimato essere il reggente dell’omonimo clan.
L’arrestato è il genero del boss Antonio D’Amico, appartenente ad una delle famiglie camorristiche più datate di Ponticelli, nonchè parente diretto di un ras dei De Micco. Un’associazione di parentele e organizzazioni criminali che delinea un quadro complesso, a riprova di quanto sia concitato il clima che si respira nei rioni controllati dalla camorra di Ponticelli. Il giovane, che già prima dell’omicidio di Costanzo stava ricoprendo il ruolo di reggente del clan, è stato arrestato la notte scorsa proprio nei pressi di Piazza Carlo III a Napoli, luogo in cui si è consumato l’omicidio di Costanzo la sera precedente. Insieme a un cugino diretto di Costanzo, si è recato sul posto per compiere un’azione dimostrativa e minatoria esplodendo diversi colpi d’arma da fuoco. Un rituale camorristico che in gergo viene definito “stesa”.
Sulla carta, un’azione che dovrebbe rappresentare la replica del clan all’agguato in cui Costanzo ha perso la vita. Tuttavia, nella zona in cui i sicari sono entrati in azione non risultano residenti soggetti contigui alla criminalità organizzata riconducibili a dinamiche utili ad ipotizzare che il delitto possa essere scaturito da logiche estranee ed esterne alla cosca alla quale lo stesso Costanzo era affiliato.
“Una stesa” probabilmente inscenata per provare a conferire credibilità all’ipotesi della festa scudetto sfociata nel sangue a discapito dell’epurazione interna al clan, tentando di far leva proprio sul fatto che gli inquirenti non hanno subito accreditato la matrice camorristica dell’agguato.
Un piano architettato per allontanare l’ombra dei sospetti che fin da subito ha attorniato gli elementi di spicco del clan al quale Costanzo era contiguo, del resto le testimonianze dei residenti nel Conocal, fortino della cosca, forniscono elementi dettagliati e ben precisi che concorrono a far luce sullo scenario che ha portato all’omicidio del 26enne.
Uscito di scena Costanzo, il clan radicato nel Conocal si avviava a vivere un nuovo mandato sotto le direttive di un ras giovane e spregiudicato, legato a filo doppio ai De Micco e pertanto in grado di conferire alla cosca un assetto inimmaginabile fino a pochi anni fa, quando Annunziata D’Amico, sorella del boss Antonio, fu uccisa proprio dai De Micco che oggi entrano nel suo fortino dalla porta principale.
Un’uscita di scena non programmata quella del nuovo ras del Conocal che costringe il clan a puntare su un altro giovane “metà fraulella-metà bodiano”. Anche lui cresciuto a San Rocco, roccaforte dei De Micco, a stretto contatto con i rampolli del clan, anche lui sposato con una delle figlie del boss Antonio D’Amico.
In sintesi, cambia la forma, ma non la sostanza.