Secondo recenti statistiche dell’Eurostat, quattro giovani su dieci in Sicilia, Campania e Calabria sono disoccupati. Si tratta di uno dei tassi peggiori dell’UE.
In Campania e Sicilia lavorano rispettivamente il 41,3% e il 41,1% della popolazione tra 15 e 64 anni.
La Campania e la Sicilia si sono classificate tra le più basse dell’UE in termini di occupazione totale degli adulti, con un adulto su cinque disoccupato nel 2021; il tasso di disoccupazione per le persone di età compresa tra i 15 e i 74 anni era del 19% nelle due regioni italiane, in calo rispetto al 18% del 2020; la media UE era del 7%.
Solo Ceuta in Spagna (27%), le Isole Canarie (23%), l’Andalusia (22%), la Macedonia occidentale in Grecia (20%), altre due regioni spagnole, Melilla (20%) ed Estremadura (19%), si trovano in una situazione peggiore rispetto a Campania e Sicilia.
Secondo le stime più recenti, il numero complessivo dei senza lavoro, infatti, nel 2023 sfiorerà la quota di 2.118.000. In termini assoluti, le situazioni più critiche si verificheranno nel Centro-Sud: ripartizione che già oggi presenta un livello di fragilità occupazionale molto preoccupante. Napoli, Roma, Caserta, Latina, Frosinone, Bari, Messina, Catania e Siracusa saranno le province che registreranno gli incrementi maggiori. Influenzata anche dai rientri nel posto di lavoro dei cassaintegrati e dalla stabilizzazione dei contratti a termine, l’Istat ha segnalato che lo scorso mese di ottobre l’occupazione ha toccato il record storico. Un risultato che, comunque, potrebbe invertirsi nel giro di qualche mese. Nel 2023, infatti, il tasso di disoccupazione è destinato a salire all’8,4%. Un livello che torna ad allinearsi con il dato del 2011; anno che ha anticipato la crisi del debito sovrano del 2012-2013. L’incidenza della sommatoria dei nuovi disoccupati di Sicilia (+12.735), Lazio (+12.665) e Campania (+11.054) sarà pari al 58% del totale nazionale. L’incidenza della sommatoria dei nuovi disoccupati di Sicilia (+12.735), Lazio (+12.665) e Campania (+11.054) sarà pari al 58% del totale nazionale.
Le 10 province più interessate dall’aumento della disoccupazione saranno Napoli (+5.327 unità), Roma (+5.299), Caserta (+3.687), Latina (+3.160), Frosinone (+2.805), Bari (+2.554), Messina (+2.346), Catania (+2.266), Siracusa (+2.045) e Torino (+1.993).
Il Sud fa registrare ancora tassi nettamente al di sotto delle medie europee e degli stessi valori medi italiani. Disparità che si ripetono in ogni settore: se consideriamo i soli i laureati, ad esempio, le statistiche Eurostat stabiliscono che in Europa lavora l’84,9% di chi ha una laurea. Si tratta di una cifra molto alta, ma è pur sempre una media: nella regione tedesca di Dresda, infatti, il 90% dei laureati ha un lavoro. La Lombardia ha un tasso in piena media europea e in Calabria, invece, solo il 65,3% dei laureati trova lavoro (ed ecco perché, molto semplicemente, è costretto a emigrare).
Per approfondire l’analisi, a questi numeri potremmo aggiungere la recente classifica del Cwur, che ha classificato le migliori università mondiali posizionando solo al 113esimo posto la prima università italiana, La Sapienza. A penalizzare gli atenei nostrani è proprio una scarsa valutazione in termini di occupabilità garantita agli studenti. La prima università del Sud, la Federico II di Napoli (più antica università pubblica del mondo), è 238esima, 757esima in termini di occupabilità. Freddi numeri che inquadrano il disagio di chi sceglie di vivere, formarsi e lavorare al Sud.