In materia di digitalizzazione, l’Italia ha ancora molto lavoro da fare per mettersi alla pari con altri Paesi. Tra le tante conseguenze che sta producendo, questo ritardo sta provocando seri danni a moltissimi settori professionali.
I dati dell’Indice Desi
Secondo l’Indice Desi 2022, divulgato dalla Commissione Europea, lo sviluppo digitale italiano presenta ancora diverse criticità. Un dato emblematico, per esempio, è che solo il 40% degli utenti italiani utilizza i servizi pubblici online, oltre al fatto che più della metà dei cittadini non possiede competenze digitali nemmeno basilari.
Si evidenziano anche dei progressi, tuttavia, riguardanti soprattutto la copertura della banda larga e la digitalizzazione delle aziende. Molte PMI (il 60%), infatti, si sono adeguate agli standard di base aumentando l’uso dei servizi in cloud.
Nonostante il periodo della pandemia abbia portato a una buona crescita di connettività e digitalizzazione, i settori 5G, Big Data e Artificial Intelligence dovranno essere implementati maggiormente, in particolar modo in ambito professionale.
Le conseguenze sul mondo del lavoro
Le società fanno fatica a trovare personale qualificato, a causa dell’invecchiamento della popolazione e della scarsa diffusione delle competenze digitali. Questo fenomeno interessa particolarmente la ricerca di ingegneri (46,7%), informatici e specialisti in materie scientifiche (53%) e manager (70%). Questa triste realtà rischia di fare calare la produttività di molte imprese e, di conseguenza, anche la competitività dell’Italia nel mercato globale.
Gli analisti europei sottolineano l’importanza dell’acquisizione di skills specifiche come soluzione imprescindibile a questo problema: per diventare competitivi al pari di altri Paesi sia giovani che adulti devono acquisire familiarità con le nuove tecnologie, imparando a usarle non solo per motivi di svago (come nel caso dei social), ma anche a scopi professionali. Migliorare le proprie competenze digitali, anche in autonomia, peraltro, non è difficile: si può iniziare seguendo dei corsi online e studiando degli approfondimenti sul tema lavoro e web, come quelli proposti da HTML. In questo modo si avrà una base di conoscenza solida da cui partire per espandere sempre di più le proprie competenze, anche in ragione del fatto che le tecnologie evolvono velocemente, e per rimanere al passo con i tempi è necessario aggiornarsi costantemente.
La disoccupazione in Italia
Poiché la digitalizzazione in Italia è relativamente poco diffusa, come già detto, non c’è da stupirsi se il nostro Paese sia terzo nell’Unione Europea a livello di disoccupazione.
Sebbene il tasso della disoccupazione giovanile si sia abbassato, attestandosi a novembre 2022 al 23%, è aumentata leggermente la percentuale di inattivi (34,5%). Con questo termine si indicano le persone che non studiano e che non stanno cercando lavoro attivamente. La Campania, peraltro, detiene il record negativo di giovani Neet.
Il livello di disoccupazione generale, invece, corrisponde al 7,8%. I primi due posti di questa graduatoria negativa sono occupati da Spagna (12,4%) e Grecia (11,4%).