«Il prossimo 13 marzo si svolgeranno gli “Accertamenti tecnici non ripetibili avente ad oggetto l’acquisizione di nuova copia forense del dispositivo Nokia, presso il laboratorio del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche – Reparto Tecnologie Informatiche – Sezione elettronica“. Telefono intestato ad uno degli indagati». Ad annunciarlo sono Dario Vassallo e Massimo Vassallo fratelli di Angelo Vassallo, rispettivamente Presidente e Vicepresidente della Fondazione intitolata al Sindaco Pescatore.
“La Procura Antimafia di Salerno e l’Arma dei Carabinieri, senza sosta, proseguono le indagini sul materiale sequestrato il 27 luglio 2022 ai nove indagati implicati a vario titolo nell’uccisione di Angelo Vassallo, Sindaco di Pollica. Angelo è stato ucciso con nove colpi di semiautomatica Tanfoglio Baby, calibro 9×21, esplosi da uno o più sconosciuti, nella tarda serata del 5 settembre del 2010 mentre tornava a casa in auto nella frazione di Acciaroli. In più di 12 anni non abbiamo mai smesso un attimo di lottare per ottenere giustizia per nostro fratello”, affermano Dario e Massimo Vassallo.
«Il cerchio si stringe – insistono – Siamo sempre più vicini alla verità. Non ci siamo mai arresi. Siamo stati derisi negli anni per le nostre ricostruzioni, a fronte di prove inquinate dai continui depistaggi istituzionali fin dal primo giorno. Sono coinvolti uomini delle istituzioni. Lo denunciamo da sempre. La scena dell’omicidio è stata inquinata. Tuttavia, la ripresa dell’inchiesta – e il nuovo slancio dopo il rischio di archiviazione che siamo riusciti ad impedire grazie alla mobilitazione delle coscienze e all’azione costante della Fondazione – mostrano quanto la nostra ricostruzione della vicenda trovi riscontro nella realtà. Finalmente il recente dossier desecretato realizzato dall’ex Commissione Parlamentare Antimafia e le recenti indagini della magistratura danno fondamento a quella dinamica che abbiamo ricostruito a fatica, giorno dopo giorno, ricercando, macinando migliaia di chilometri, studiando delibere, atti, mettendo insieme i pezzi come in uno sconfinato puzzle. Angelo era un uomo dello Stato, lasciato solo nel contrasto all’illegalità», continuano i due fratelli.
«Un primo cittadino modello il cui fine primario era quello di fare gli interessi della collettività all’insegna della legalità, dunque respingendo le lusinghe delle sirene criminali che lo avevano condannato a morte. Lo abbiamo ribadito anche alla Camera dei Deputati: l’omicidio di nostro fratello è stato un omicidio politico-mafioso. Di conseguenza ci sono due verità, una verità giudiziaria e una verità politica. A nostro fratello ci pensiamo tutti i giorni, in ogni momento. Da dodici anni viviamo per trovare la verità. In tutti questi anni abbiamo chiesto tante volte ai vari segretari del Partito Democratico di fare chiarezza sul comportamento di alcuni loro iscritti, che hanno sempre ostacolato Angelo e la Fondazione a lui dedicata nelle attività. Presto come Fondazione scriveremo al nuovo segretario del Elly Schlein per confrontarci. Tanti cittadini cilentani sono in debito nei confronti di Angelo. Ci battiamo per dimostrare che esiste un Sud che lotta per la legalità e per difendere i valori della Costituzione. Come faceva Angelo. Ringraziamo la Procura Antimafia di Salerno e l’Arma dei Carabinieri per questo lavoro incessante che stanno portando avanti per arrivare alla verità. Oggi la nostra missione di vita è rendere giustizia ad Angelo, vittima innocente di mafia”.