La Corte di cassazione si è pronunciata e ha deciso di lasciare l’anarchico Alfredo Cospito al “41 bis”. I giudici hanno infatti respinto il ricorso del dell’anarchico in sciopero della fame da quattro mesi contro il regime di “carcere duro” ordinato nei suoi confronti quasi un anno fa, e confermato a dicembre dal tribunale di sorveglianza.
Il provvedimento, firmato dall’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia, e confermata di recente dal suo successore Carlo Nordio che ha rigettato un’istanza di revoca del difensore di Cospito, l’avvocato Flavio Rossi Albertini. I giudici di sorveglianza avevano stabilito che non c’erano state anomalie né forzature dietro la scelta di mettere l’anarchico al “41 bis”, e confermato il pericolo che i suoi proclami violenti inviati dalla prigione (dov’è rinchiuso da 10 anni) fossero raccolti dai militanti in libertà, invitati a compiere nuovi attentati. Un verdetto che – secondo la Procura generale della Cassazione che rappresenta e aveva condiviso alcune critiche del difensore del detenuto – andava invece annullato perché scarsamente o malamente motivato.
Inoltre, nella decisione di lasciare l’anarchico al “carcere duro” non era stato dimostrato adeguatamente il collegamento tra gli scritti mandati dal detenuto fuori dalla prigione e il pericolo che i militanti in libertà si muovessero secondo le sue indicazioni; mancava la prova della “fattualità” e “attualità” dei collegamenti tra il recluso e i compagni fuori dal carcere che potessero agire sulla base delle indicazioni ricevute dal loro presunto “capo”.
La Cassazione ha invece deciso che non ci sono vizi in quel verdetto, e che dunque Cospito deve restare “41 bis”.
Appena appresa la notizia, i manifestanti del sit-in per Cospito, in piazza Cavour, dove si trova la sede della Cassazione, hanno urlato «assassini». Aggiungendo: «Saranno responsabili di tutto quello che succederà».