Un retroscena che potrebbe introdurre uno scenario clamoroso, quello che aleggia nella zona di San Rocco, il rione di Ponticelli in cui vive la famiglia di Federico Vanacore, il 34enne assassinato in un agguato alle 16.30 di lunedì 6 febbraio, mentre a bordo della sua Fiato 500 L rossa imboccava via Immacolata Concezione, proveniente da viale Margherita.
Vanacore aveva mosso i primi passi nel contesto malavitoso nell’ambito dello spaccio di stupefacenti, ma poi era riuscito a conquistare la fama dell’abile e scaltro ladro di auto di lusso. Di recente, si sarebbe però concentrato sul business dei rolex, oltre che sull’usura. Figlio unico, orfano di padre, morto di covid all’età di 55 anni a dicembre del 2020, la madre è tra le attiviste più combattive del movimento dei familiari delle vittime della pandemia. L’uomo, infatti, godeva di ottima salute e non aveva alcuna patologia, ciononostante è deceduto dopo un mese di ricovero in ospedale in circostanze ancora tutte da chiarire. Tanto basta per spiegare le strazianti urla di dolore della donna che hanno squarciato il timido bisbiglio dei presenti sulla scena del crimine, durante l’ennesimo pomeriggio incupito dalle sfrontate logiche della camorra.
La madre di Vanacore è la sorella di un fedelissimo dei De Micco, attualmente detenuto, nonchè padre del giovane che – secondo quanto emerso nelle ore successive all’agguato – si sarebbe trovato in auto con la vittima quando i sicari sono entrati in azione per ucciderlo.
Il cugino di Vanacore – anche lui pregiudicato e scarcerato di recente, amico d’infanzia dei figli dei De Micco – sarebbe rimasto illeso perchè riuscito a fuggire, non appena comprese le intenzioni dei due soggetti a bordo dello scooter che poi di fatto hanno ucciso il parente. Il giovane avrebbe prontamente aperto la portiera dell’auto per dileguarsi rapidamente dal luogo dell’agguato.
Diversi residenti nella zona di San Rocco non solo hanno confermato l’indiscrezione, affermando che già in serata nel rione in cui vivono i familiari del giovane assassinato era trapelata la notizia, ma hanno riferito anche che il giovane cugino di Vanacore sarebbe già stato interrogato dalle forze dell’ordine che indagano sull’omicidio, a caccia di elementi utili a ricostruire la dinamica dei fatti, oltre che a risalire a mandanti ed esecutori di quello che presenta tutte le caratteristiche di un agguato di stampo camorristico.
Un’indiscrezione che concorre ad infittire il mistero intorno all’ultimo agguato andato in scena a Ponticelli. Stando a quanto riferito da persone vicine ai Vanacore, tra le due famiglie non correva buon sangue, complici alcune liti e dissidi sorti in passato che avevano concorso a minare i rapporti.
Di tutt’altra natura, invece, i rapporti che intercorrono tra il cugino di Vanacore, riuscito a dileguarsi durante l’agguato rivelatosi fatale per quest’ultimo, e i giovani eredi del clan De Micco. Si tratterebbe di uno dei tanti ragazzi cresciuti nel mito dei “Bodo”, complice l’affiliazione del padre al clan radicato nel rione in cui vive la sua famiglia, oltre al forte legame d’amicizia che lo lega ai coetanei, principalmente figli di esponenti di spicco della malavita locale che dopo i primi approcci con i reati minori, si starebbero avviando verso la carriera camorristica. Uno dei tanti giovani che costituisce lo zoccolo duro dell’ultima generazione dei De Micco. Motivo per il quale, la sua presenza in quell’auto raggiunta dai colpi dei sicari che hanno assassinato il cugino non poteva passare inosservata, forse immortalata dalle tante videocamere presenti nella zona in cui è avvenuto l’agguato e che potrebbero aver ripreso la fuga del giovane al momento degli spari.
Perchè i sicari lo hanno lasciato in vita?
Questa la domanda che silenziosamente serpeggia tra le serratissime case di San Rocco, all’indomani dell’ennesimo omicidio di camorra.