Nella notte tra il 22 e il 23 luglio 2022, a Ponticelli, si è registrata l’esplosione di tre ordigni a distanza ravvicinata.
Una delle notti più concitate, frutto di una serie di eventi eclatanti che si erano alternati nei giorni precedenti. In particolare, il 20 luglio fu eseguito il fermo di Emmanuel De Luca Bossa, Giuseppe Damiano e Vincenzo Barbato, contigui al clan De Luca Bossa e stimati essere gli autori del raid avvenuto il 2 luglio in viale Margherita. Poche ore dopo, nel rione Fiat, fortino del clan De Martino, matura il duplice omicidio di Carlo Esposito ed Antimo Imperatore, compiuto da Antonio Pipolo che si è poi spontaneamente presentato in Procura per avviare il percorso di collaborazione con la giustizia.
Due giorni dopo gli eventi che segnarono quella concitata giornata, si sono verificate le esplosioni di tre ordigni, a distanza di poco tempo l’una dall’altra.
La prima alle ore 00.54 in via Virginia Woolf, nei pressi dell’abitazione di Naturale Ciro, uomo di vertice del clan De Micco. La seconda, all’incirca un’ora dopo, alle 2, sotto l’abitazione di Marfella Christian, reggente del clan De Luca Rossa; infine, la terza alle 3 in via Pacioli, zona di operatività del clan De Micco.
Un’escalation di violenza innescata da un episodio ben preciso: quella sera, Alessandro Ferlotti ed altri affiliati al clan de Luca Bossa eseguirono una “stesa” sul corso di Ponticelli contro i De Micco. Durante la “stesa”, i Di Micco notarono il cugino di Giuseppe Damiano, Il 15enne R.M., in un rione sotto la loro sfera egemone e pensando che lo stesso avesse fatto da “filatore”, lo aggredivano violentemente. Dell’aggressione fu subito informato Christian Marfella che, di tutta risposta, diede mandato ai suoi gregari di posizionare l’ordigno nella Jeep della moglie di Ciro Naturale per vendicare il pestaggio subìto dal 15enne.
Una ricostruzione dei fatti che trapela nitidamente dalle intercettazioni, seppure Marfella abbia sempre cercato di coprire le conversazioni tenendo alzato il volume della musica all’interno del proprio appartamento.
Un movente che trova piena conferma in un’affermazione dello stesso Marfella, proprio contestualmente all’esplosione dell’ordigno che distrusse l’auto della moglie di Naturale: “Azz davvero fai l’abuso sui piccolini… sulla brava gente…quegli scornacchiati.. “.. quasi a voler trovare una giusta motivazione all’azione criminale appena compiuta per sua espressa volontà.
“L’abuso sulla brava gente” si riferisce chiaramente all’aggressione al cugino minorenne dell’affiliato Giuseppe Damiano, di cui Alessandro Ferlotti parla alla fidanzata, raccontandole di aver soccorso il ragazzino che era stato aggredito da quelli delle “case di Topolino”: “…questi qua nel Parco Topolino l’hanno abbuffato di mazzate”. Ferlotti riconduce il movente dell’aggressione al fatto che i De Micco avrebbero accusato il cugino di Giuseppe Damiano di aver agito da “filatore” per i De Luca Bossa in occasione di una precedente incursione che questi ultimi avrebbero compiuto nelle Parco di Topolino: “…quegli scemi nelle case di Topolino…perché noi siamo passati..il ragazzo logicamente ci conosce, sapeva e non si è mosso da là e loro se ne sono scappati, sono andati vicino a quello “bungt, bangt”…tu fili, non fili.“
Il 15enne vittima del pestaggio era poi stato portato al cospetto di Christian Marfella che gli aveva consigliato di non uscire di casa, promettendogli anche una replica consona in risposta all’affronto patito: “L’hanno portato da Christian… ha detto Christian: chiuditi alla via di sopra e non ti preoccupare”, racconta ancora Ferlotti alla sua fidanzata, nel corso di una conversazione telefonica intercettata.
Questo il retroscena che, quella sera, avrebbe spinto Marfella ad ordinare il raid intimidatorio indirizzato a Ciro Naturale e che, di fatto, innescò un botta e risposta che si tramutò nell’esplosione di altri due ordigni a distanza ravvicinata.