“Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo Dalla Chiesa, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche dati dello Stato, delle regioni amministrative per portare all’arresto di questa mattina”, ha spiegato il generale dei carabinieri Teo Luzi.
Fondamentali le intercettazioni che, così come sottolineato dal Procuratore De Lucia, si sono rivelate cruciali.
Gli investigatori hanno così appreso tre giorni fa che stamane, lunedì 16 gennaio, alle ore 8, Matteo Messina Denaro si sarebbe recato alla clinica Maddalena per sottoporsi a delle cure oncologiche, dove era stato operato lo scorso maggio. Il boss di Cosa Nostra utilizzava documenti falsi, a nome di Andrea Bonafede. Dalle indagini è emerso che nessuno tra pazienti e personale medico della clinica, in questi mesi, lo ha mai riconosciuto.
Quando i carabinieri lo hanno avvicinato, gli hanno chiesto: “Lei è il signor Bonafede?” e vedendosi braccato, ha risposto: “No, sono Matteo Messina Denaro”.
Insieme al superlatitante è stato arrestato anche l’uomo che era con lui, Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara, che è accusato di favoreggiamento.
Al momento dell’arresto il boss Matteo Messina Denaro indossava un orologio da 30-35 mila euro.
Sono solo alcuni dei dettagli emersi nel corso della conferenza stampa svoltasi nelle ore successive alla cattura, nel corso della quale il Comandante del ROS Pasquale Angelosanto ha spiegato che l’arresto è stato effettuato nella garanzia massima di chiunque fosse all’interno della struttura sanitaria. “Da tempo eravamo a conoscenza della sua difficoltà di salute e individuando quale fosse la patologia ci siamo poi concentrati su pochi soggetti e poi su una sola che avesse bisogno di un certo tipo di cure. Il via è stato dato perchè stamattina abbiamo avuto contezza che stamattina quella persona aveva avuto accesso alla struttura sanitaria. Bisogna dire che dal controllo del documento del latitante non si riscontrano falsificazioni grossolane”.
“Le indagini hanno sempre seguito un doppio binario: la lotta all’apparato militare di Cosa Nostra e l’attacco al suo patrimonio, rendendone più difficile l’attività“. Così il generale Pasquale Angelosanto, comandante del Ros dei Carabinieri.
In merito alle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro, il Pm Paolo Guido ha dichiarato: “al momento, dalle indicazioni cliniche che ci vengono dalla struttura che l’ha ospitato e operato, che l’ha avuto in cura fino a stamattina, sono assolutamente compatibili con il carcere”. “Messina Denaro non era il capo unico di Cosa Nostra ma aveva una notevole capacità di essere presente negli affari, nel suo ruolo di garanzia fondamentale anche nei rapporti interni di Cosa Nostra, e averlo sottotratto al governo di Cosa Nostra è un contributo importante alla lotta. Non posso assicurare la certezza della verità per tutti i reti di mafia, – ha aggiunto il Pm Guido – ma il nostro sforzo è rivolto in questa direzione: faremo quel che stiamo facendo e molto di più perché abbiamo un debito nei confronti dello Stato e delle persone che sono cadute”.
“E’ stato proposto il regime speciale 41 bis fin da subito, non possiamo rivelare la casa circondariale”, ha affermato il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia.