Don Antonio Coluccia, il prete salentino sotto scorta per l’attività di contrasto alla malavita e alle piazze di spaccio sarà protagonista di ‘L’odore del gregge’ il ciclo di meditazioni in 4 brevi puntate in onda su Telepace, canale 75 del digitale terrestre, a partire da martedì 25 ottobre, tutti i giorni, alle ore 19:00.
Un sacerdote, soprannominato “prete anti-spaccio” per il suo peculiare e incessante impegno nei quartieri della periferia romana in balia del business della droga che però non manca di portare la parola di Dio, armato di megafono, in altre realtà italiane in cui cittadini, soprattutto madri disperate, invocano il suo aiuto. Non di rado, Don Antonio Coluccia si è recato anche a Pianura e a Ponticelli, quartieri della periferia napoletana in cui si respira un clima analogo a quello che il sacerdote salentino cerca di contrastare nell’area capitolina.
“Una trasmissione di prossimità”, ha dichiarato all’Ansa don Antonio spiegando l’importanza di raccontare il territorio attraverso il Vangelo.
Tor Bella Monaca, Quarticciolo, San Basilio e Corviale sono le tappe di questo percorso per abitare la città con il cuore, in linea con il progetto pastorale della diocesi di Roma. I quartieri della periferia romana dove, in particolare, si concentra l’attività di Don Antonio.
“Impossibile parlare di questi luoghi senza conoscerli”, prosegue. Questo non solo per denunciare ciò che non funziona, ma anche per incoraggiare la gente onesta. “La ‘cittadinanza attiva evangelica’ – dice – cioè quelle persone che credono nel Vangelo di Gesù Cristo e che si sporcano le mani”. Per Don Antonio è necessario “prendere coscienza della propria vocazione battesimale” e “mettersi al servizio degli altri come comunità cristiana”. Scelta che talvolta significa ricevere insulti. Come quelli che un passante ha rivolto al sacerdote ‘in diretta’ proprio nel corso della registrazione di una puntata durante una delle sue missioni cittadine. “Dobbiamo difendere questa gente: questi giovani che muoiono di overdose appartengono a noi Chiesa. E dobbiamo farci una domanda se qualche volta non siamo stati in grado di stargli vicino”.