Un taglio del nastro che ha ufficializzato l’avvio di un momento storico importantissimo per il quartiere napoletano di Scampia, oltre che per l’intera città: lì dove in passato esisteva la “Vela H” simbolo del potere egemone dei Di Lauro, uno dei clan più potenti della storica camorristica partenopea, oggi vive la nuova sede dell’Università Federico II di Napoli.
A partire da oggi, lunedì 17 ottobre, gli studenti potranno iniziare a frequentare i corsi di Laurea Triennale e Magistrale per le professioni sanitarie della facoltà di Medicina e Chirurgia. Il complesso potrà ospitare fino a 2660 alunni.
Il progetto partì nel 2006, all’indomani della prima faida di Scampia, una sanguinaria guerra di camorra, una delle più cruente della storia napoletana.
Proprio in quegli anni, un giovane nato e cresciuto a Scampia, iniziava la carriera universitaria in ambito medico. Dopo la gavetta nello staff medico del settore giovanile della SSC Napoli, nel 2009, quel ragazzo di Scampia, fu chiamato a raccogliere la pesante eredità di Salvatore Carmando, storico massaggiatore azzurro, nonché mascotte di Diego Armando Maradona. Da allora, quel ragazzo, diventato ormai un uomo, seguita ad essere uno dei perni portanti dello staff medico della SSC Napoli. Un team più volte elogiato dai media di tutto il mondo per l’esiguo numero di infortuni e per le tecniche avanguardistiche utilizzate soprattutto in materia di prevenzione degli infortuni.
Marco Di Lullo, un ragazzo di Scampia, nato e cresciuto “nella terra di Gomorra”, macinando studio e sacrifici, tutt’oggi seguita a fare della formazione e del costante aggiornamento il suo pane quotidiano, malgrado sia uno dei medici fisioterapisti più quotati in ambito sportivo e non solo.
Un ragazzo come tanti, cresciuto in un quartiere difficile, tenendosi lontano dalle brutture della camorra e che a ridosso del rettangolo verde ha trovato la sua strada, ha saputo e voluto acquisire nozioni e competenze che oggi lo consacrano tra i membri di una delle equipe mediche più elogiate al mondo.
Di contro, in quegli anni, in quello stesso contesto, un altro Marco che di cognome fa Di Lauro, si serviva del calcio per adescare affiliati. Quarto di dieci fratelli, figlio di Ciruzzo ‘o milionario, al secolo Paolo Di Lauro, uno dei boss più potenti della camorra napoletana, Marco Di Lauro, identifica proprio nel calcio l’opportunità più facile e ghiotta da sfruttare per adescare giovani da avviare alla carriera malavitosa. Il calcio da sempre per i ragazzi nati e cresciuti nei contesti periferici come Scampia, rappresenta lo svago per antonomasia oltre che il più potente aggregatore sociale. Ne era consapevole il rampollo della famiglia camorristica più autorevole del quartiere che, forte delle discrete doti calcistiche in suo possesso, radunava intorno a sè dozzine e dozzine di coetanei, apparentemente solo per giocare a calcio. Un’infima e astuta rete, imbastita ad arte per catturare la manovalanza utile a rifocillare l’esercito di soldati al servizio del clan.
Nel 2004 inizia la latitanza di Marco Di Lauro. Nel 2006, proprio negli anni in cui prende il via il progetto che oggi ha ufficialmente portato alla nascita di un polo universitario a Scampia, il rampollo del clan Di Lauro, stimato essere il latitante più pericoloso d’Italia, dopo Matteo Messina Denaro, è ricercato anche in ambito internazionale. Una latitanza durata 15 anni, alla quale lo Stato ha messo fine a marzo del 2019, stanandolo nel quartiere Marianella. Condannato all’ergastolo in quanto mandante dell’omicidio della vittima innocente Attilio Romanò, quella di Marco Di Lauro è la storia di un giovane che ha fagocitato le vite di molti altri giovani, disseminando la cultura della violenza e della morte.
Di contro, Marco Di Lullo può considerarsi un vero e proprio “apripista” che con il suo esempio ricorda e dimostra ai ragazzi di Scampia e dei quartieri come Scampia che per intraprendere una brillante carriera nel mondo sportivo non è prettamente necessario puntare sulle doti fisiche e che lo studio garantisce infinite opportunità ai giovani disposti a coglierle.
Ora che Scampia può godere degli infiniti benefici insiti nella presenza di un polo universitario, lì dove un tempo giaceva un luogo-simbolo del potere criminale, l’auspicio è che la cultura prenda il sopravvento tra le strade del quartiere e nelle menti e nei cuori dei suoi giovani abitanti, affinché possano crescere più ragazzi come Marco Di Lullo e meno “eroi del male” come Marco Di Lauro.