“Sta facendo troppi abusi”: è così che nei rioni in balia della camorra di Ponticelli viene etichettato l’operato di Christian Marfella, figlio della donna-boss Teresa De Luca Bossa e del boss di Pianura Giuseppe Marfella. Scarcerato lo scorso 27 giugno e monitorato a distanza con il braccialetto elettronico, in quanto dovrà scontare il residuo della pena agli arresti domiciliari fino a settembre, ma da qualche settimana sta beneficiando di un permesso premio di due ore, dalle 18 alle 20. “Un premio” che il fratellastro di Tonino ‘o sicco ha fin da subito sfruttato per rilanciare le quotazioni del clan al quale mira a conferire nuovo lustro, riproponendosi di mettere all’angolo i De Micco. Due ore di quotidiano terrore, disseminato tra i fortini dei rivali, lungo le strade del quartiere, tra i tanti cittadini presenti in strada che puntualmente temono di veder spuntare qualche arma.
Appena tornato a Ponticelli, Marfella non ha perso tempo, ha immediatamente sfidato i leader di Ponticelli, così come comprova il raid in viale Margherita, avvenuto pochi giorni dopo la sua scarcerazione e finalizzato a colpire uno o più affiliati al clan De Micco-De Martino che, fino a quel giorno, erano soliti riunirsi tra i tavolini del “bar super”, teatro dell’agguato. Non si fece attendere la replica dei rivali che all’incirca 24 ore dopo aver subito quell’incursione armata, fecero irruzione nel Lotto O, fortino del clan De Luca Bossa, sparando una raffica di colpi di pistola verso un gruppo di giovani nei pressi di un centro scommesse, ferendo un ragazzo in maniera superficiale.
Un botta e risposta a distanza ravvicinata che sembrava ufficializzare la ripresa delle ostilità, invece la faida ha subito una temporanea battuta d’arresto, stroncata dall’epurazione interna ordinata dai De Micco e che si è tradotta nell’omicidio di Carlo Esposito, reale obiettivo dell’agguato, ma anche di Antimo Imperatore, vittima innocente della criminalità. Un duplice agguato destinato a sancire un punto di non ritorno, non solo per la morte dell’ennesima vita estranea alle dinamiche camorristiche, ma anche per il pentimento del killer Antonio Pipolo.
Ponticelli è poi ripiombata nell’incubo delle bombe: due ordigni esplosi a distanza ravvicinata nel corso di una delle notti più burrascose degli ultimi tempi.
Con i De Micco impegnati a sedare le beghe interne al clan nate con i De Martino, mentre questi ultimi riabbracciano il ras Francesco De Martino, scarcerato di recente, i De Luca Bossa hanno cercato di guadagnare terreno, soprattutto imponendo la tangente sulle piazze di spaccio ai tanti affaristi della droga attivi a Ponticelli che fino a quel momento versavano la quota solo ai De Micco. Un gesto che nel gergo camorristico equivale ad esigere che venga riconosciuta la supremazia di un altro clan e a coloro che si sono rifiutati di pagare anche ai De Luca Bossa è stata imposta la chiusura delle piazze di spaccio, così come è accaduto ad alcune delle piazze delle “pazzignane” nel Rione De Gasperi.
Vessazioni, angherie, soprusi, ma anche ritorsioni e scaramucce volute per regolare vecchi conti in sospeso e vendicare antichi screzi: questi “gli abusi” compiuti da Marfella che avrebbero suscitato il vivo malcontento di diversi personaggi contigui alla malavita ponticellese. Più che un boss da temere, l’erede di Tonino ‘o sicco, tutto ad tratto, viene percepito come un personaggio fastidioso di cui disfarsi. Questi i racconti che circolano in queste ore nei rioni come il Lotto O, la roccaforte del clan De Luca Bossa, all’indomani dell’agguato sventato da Marfella.
Come ogni pomeriggio, anche ieri, mercoledì 24 agosto, Marfella è uscito di casa intorno alle 18, a bordo della sua potente moto, per marcare il territorio, mettendo la firma sull’ennesima “scesa” tra le strade che rientrano nel predominio territoriale dei De Micco-De Martino. Ieri, però, si è imbattuto in un “imprevisto”.
Inseguito da un’automobile, Christian Marfella sarebbe giunto nel Rione De Gasperi dove un sicario avrebbe sparato diversi colpi d’arma da fuoco che hanno richiamato l’attenzione dei residenti in zona, senza però riuscire a centrare il figlio di “donna Teresa”, il quale sarebbe riuscito a mettersi in salvo, schivando i proiettili a lui indirizzati con lucida destrezza.
La vicinanza tra il Lotto O, il rione in cui vive Marfella, e l’ex fortino dei Sarno, suggerisce che quest’ultimo possa aver intercettato il commando entrato in azione per ucciderlo non appena è uscito dal suo rione e pertanto abbia prontamente imboccato via Attila Sallustro, una delle due strade d’accesso al Rione De Gasperi, per tentare di mettersi in salvo. Proseguendo lungo viale delle metamorfosi, complice la presenza delle rotatorie e di strade urbane che a quell’ora di solito sono piuttosto trafficate, Marfella difficilmente sarebbe riuscito a dileguarsi.
Un dettaglio che presta il fianco ad un altro rumors che negli ultimi tempi è particolarmente ricorrente tra le strade di Ponticelli, secondo il quale i De Micco non sarebbero l’unico clan impegnato a scongiurare una guerra intestina. Una notizia che concorre ad infittire il mistero intorno al mancato raid, sul quale è tutt’altro che scontato che ci sia la firma dei De Micco.
Poco dopo la scarcerazione di Christian Marfella, un altro giovane affiliato al clan De Luca Bossa è tornato in libertà. Si tratta di una figura di spicco, autore di diversi crimini violenti, malgrado la sua giovane età. Durante la detenzione, il giovane avrebbe covato un desiderio ben preciso che adesso mira a realizzare: mettersi in proprio per non sottostare alle regole di nessun padrone. Un cane sciolto, dunque, che avrebbe già rinnegato l’appartenenza alla cosca del Lotto O, malgrado il noto vincolo d’amicizia che lo lega ad Umberto De Luca Bossa, primogenito di Tonino ‘o sicco, attualmente detenuto.
La facilità con la quale il commando ha intercettato Marfella, lascia dedurre che potrebbe essere questo lo scenario che si cela dietro il mancato agguato andato in scena meno di 24 ore fa.
Anche oggi, alle 18, Marfella potrà beneficiare delle consuete due ore di permesso, ma i bookmakers della camorra sono pronti a scommettere che all’indomani del mancato agguato, il fratellastro di Tonino ‘o sicco si guarderà bene dal tornare a marcare le strade del quartiere. Almeno fino a quando non sarà sicuro di disporre di un esercito di fedeli soldati dei quali può fidarsi. Certezza tutt’altro che concreta, considerando lo scenario che si sta rapidamente delineando tra le briglie di quel clan che fortemente mira a riportare alla ribalta.