Così come comprova questo filmato, il boss della Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo, non ha mai nascosto di essere il mandante dell’omicidio di Giovanni Castiello, l’uomo accusato di aver ucciso una tredicenne.
“Un atto di giustizia”: lo spiega così l’omicidio voluto per punire l’aguzzino della 13enne, il boss Raffaele Cutolo.
Un omicidio dettato da una logica ben precisa ed imposta dal severo codice d’onore che ispirava le gesta camorristiche del boss di Ottaviano: “i bambini non si toccano”. Motivo per il quale, i pedofili e gli autori di infanticidi venivano condannati a morte da ‘o professore.
All’indomani di acclarati abusi sessuali su minori o di infanticidi era puntuale abitudine di Cutolo dare mandato ai suoi emissari di avviare serrate indagini a tappeto, volte a stanare l’orco e giustiziarlo per bruciare sul tempo lo Stato e le sue leggi.
Un ingegnoso espediente che mirava ad imporre la supremazia del suo codice d’onore, quindi, delle leggi della camorra, anche per consolidare il consenso popolare al fine di poter beneficiare di omertà e connivenza.
La tredicenne Raffaella Esposito scomparve il 13 gennaio 1981 dal comune vesuviano di Somma Vesuviana, al confine con Ottaviano, il paese d’origine di Cutolo, nonchè suo acclarata roccaforte. La piccola uscì di scuola intorno a mezzogiorno e sparì risucchiata nel nulla, mentre si dirigeva verso casa a piedi.
A riprova della politica intransigente imposta da Cutolo, alla redazione del quotidiano “Il Mattino” giunge una lettera dai contenuti espliciti: “Noi uomini di Cutolo non ammettiamo che si tocchino i bambini. Liberate la piccola, sennò pagherete”.
Un ultimatum che non sortisce effetto, in quanto della piccola Raffaella non si hanno notizie per svariate settimane. Il 13 marzo di quello stesso anno, esattamente due mesi dopo la sparizione della 13enne, il suo cadavere viene ritrovato in un pozzo ad Ottaviano, proprio nel comune-simbolo dell’egemonia del boss Raffaele Cutolo.
L’autopsia rivela che Raffaella non ha subìto violenze. Quindi non si è trattato di un delitto a sfondo sessuale. La mancanza di una richiesta di riscatto esclude anche la pista del rapimento.
Un’insegnante riferirà di aver visto la bambina salire su un’auto di colore rosso quel giorno. Un indizio che porta gli inquirenti a mettersi sulle tracce di Giovanni Castiello, proprietario di una 127 rossa. Tuttavia, gli indizi a suo carico non si rivelano sufficienti per tenere in piedi l’impianto accusatorio e l’uomo viene scarcerato. A quel punto, entra in azione il braccio armato della NCO. Castiello viene giustiziato e il clan di Cutolo rivendica l’omicidio con un messaggio breve, ma incisivo: “Giustizia è fatta”.
Nessuno potrà mai stabilire con assoluta certezza se effettivamente gli emissari del boss Raffaele Cutolo abbiano ucciso il vero colpevole dell’omicidio della piccola Raffaella Esposito, perchè dopo quell’agguato le indagini non sono mai più proseguite.