Cresce l’apprensione per la diffusione di una nuova variante ibrida del Covid 19 denominata XE che sta suscitando nuove preoccupazioni proprio nel momento in cui quasi tutto il mondo sta abbandonando le restrizioni, Italia compresa. XE è una combinazione di varianti già altamente trasmissibili BA.1 e BA.2 di Omicron ed è stata rilevata per la prima volta lo scorso 19 gennaio nel Regno Unito. XE presenta tre mutazioni che non sono presenti né in BA.1 né in BA.2. La sua proteina Spike deriva da BA.2, che in Italia aveva raggiunto una prevalenza del 44 per cento già lo scorso 22 marzo.
Secondo alcuni scienziati chi si è contagiato con BA.2 dovrebbe conservare una certa protezione contro XE (il tampone rileva tuttavia solo la positività e non il ceppo), anche se per ora si tratta ancora di ipotesi ancora molto preliminari.
Secondo le stime attuali che arrivano dal Regno Unito XE sarebbe la sottovariante di Omicron più trasmissibile finora emersa. Ogni volta che emerge una nuova variante più trasmissibile è altamente probabile che con il tempo possa diventare dominante. I dati disponibili tuttavia non permettono di trarre conclusioni su questo punto.
L’Organizzazione mondiale della Sanità non ha assegnato a XE una lettera greca: per il momento appartiene a Omicron, almeno fino a quando non verranno identificate differenze significative nella trasmissione e nelle caratteristiche della malattia, inclusa la gravità. Non è stata classificata come una nuova VOC (variante di preoccupazione).
In realtà nel corso dei due anni di pandemia Sars-CoV-2 il virus ha subito diversi cambiamenti, ma ogni singolo ricombinante o variante non ha necessariamente elementi tali da trasformarlo in variante di preoccupazione. Il motivo per cui stiamo assistendo a una maggiore ricombinazione è probabilmente dovuto al fatto che rispetto all’inizio della pandemia, più di recente hanno circolato più virus in contemporanea (Delta, BA.1, BA.2) e i lignaggi hanno avuto quindi la possibilità di coinfettare.
XE non è l’unica variante ricombinante finora identificata: ci sono XA, XB ecc, fino a XS. Alcune di queste varianti sono state sequenziate già a metà del 2020, alcune sono state viste poche volte mentre altre contano centinaia di sequenziamenti. Finora esistono due tipi principali di ricombinanti : miscele di Delta e Omicron (Deltacorn) e miscele di sottovarianti di Omicron.
In particolare, XD e XF sono formate da materiale genetico di Delta mescolato a BA.1 Omicron. XD è stato rilevato per la prima volta in Francia (alcune decine di sequenze) e poi in Germania, in Danimarca e nei Paesi Bassi. Contiene una miscela della proteina spike BA.1 e il resto del genoma di Delta. Inizialmente c’à stata qualche preoccupazione sul fatto che potesse aver ereditato la maggiore capacità di BA.1 di eludere le nostre difese immunitarie e contemporaneamente l’elevata virulenza di Delta. Per fortuna a oggi XD non sembra diffondersi rapidamente.
Non ci sono ancora prove che suggeriscano che i virus ricombinanti siano una minaccia peggiore per la salute pubblica rispetto a qualsiasi altra variante. I ricombinanti dovrebbero comunque essere attentamente monitorati in modo da poter capire se inducono cambiamenti nella trasmissibilità del virus, nella gravità della malattia o nella capacità di sfuggire alla protezione immunitaria indotta dal vaccino.
La buona notizia è che ci sono ancora relativamente pochi casi di XE.
I vaccini funzionano per proteggere dalle malattie sintomatiche per BA.1 e BA.2, e quindi è plausibile sospettare che le strategie di vaccinazione avranno un’attività per proteggere dalle malattie sintomatiche causate da XE . È tuttavia noto che la protezione vaccinale cala, anche nei confronti del ricovero. I dati inglesi indicano che dopo due mesi e mezzo dal richiamo si perde circa il 6% di efficacia che poi continua a scendere nel tempo. I dati italiani indicano che tra gli over 60 a tre mesi dal booster l’efficacia cala di 9 punti percentuali, in linea con i numeri inglesi. È un dato di fatto che più tempo trascorre dal booster meno si è protetti da Omicron, senza dover per forza chiamare in causa XE che, avendo come genitori Omicron, non dovrebbe comportarsi in modo differente per quanto riguarda l’efficacia del vaccino.