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Camorra Ponticelli, 14 marzo 2021: la faida tra gli “XX” e i clan alleati fa registrare un morto e un ferito

Luciana Esposito di Luciana Esposito
14 Marzo, 2022
in Cronaca, In evidenza
0
Il 2021 dei giovani di Ponticelli: senza studio nè lavoro e uccisi dalla camorra

Vincenzo Di Costanzo e Giulio Fiorentino

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Vincenzo Di Costanzo e Giulio Fiorentino
Vincenzo Di Costanzo e Giulio Fiorentino

Poco dopo la mezzanotte di domenica 14 marzo 2021, la camorra entra in azione a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, teatro dell’ennesima faida per il controllo del territorio in quel momento storico, per mettere la firma su un duplice agguato: un morto e un ferito.

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A finire nel mirino dei killer sono due giovani: il 29enne Giulio Fiorentino e il 23enne Vincenzo di Costanzo. Il primo muore poco dopo l’arrivo al pronto soccorso dell’ospedale Villa Betania per la gravità delle ferite riportate, mentre il secondo, colpito alle gambe e all’inguine, verrà sottoposto ad una serie di delicati interventi chirurgici. I medici dell’ospedale del Mare cercheranno in tutti i modi di salvargli un testicolo, ma saranno poi costretti ad asportarlo.

I sicari arrivano a bordo di uno scooter in via Esopo, fortino del clan De Martino, ribattezzato “clan XX”, dove il 29enne Giulio Fiorentino e il 23enne Vincenzo di Costanzo sono seduti su una panchina, malgrado in quel momento storico l’emergenza coronavirus imponga il coprifuoco dopo le 23.

A segnalare l’accaduto alle forze dell’ordine, una telefonata anonima al 113 che ha consentito ad una volante della Polizia di Stato di recarsi sul posto. Gli agenti hanno quindi trovato i due giovani, riversi in una pozza di sangue ed hanno allertato i soccorsi.

Un agguato che si incastona in una sequenza ben precisa di eventi.

Le ostilità tra le fazioni avverse erano iniziate nel corso dell’estate del 2020, quando i De Martino chiesero ai Casella-Minichini-De Luca Bossa di aumentare il sussidio destinato ai detenuti ed incassarono uno sgradito diniego.

Gli “XX” iniziano così a compiere una serie di azioni eclatanti volte a mettere in discussione la supremazia del clan egemone, in primis, chiedono il pizzo ai gestori delle piazze di droga del quartiere, generando un vero e proprio corto circuito nella macchina organzzativa del clan.

Il ferimento di Rodolfo Cardone, giovane vicino alle reclute del clan “XX”, diede ufficialmente il via alle ostilità. Fu il primo di tre agguati maturati tra ottobre e novembre del 2020 e che ricostruiscono un preciso “botta e risposta”. Al ferimento di Cardone seguì quello di Luigi Aulisio detto Alì, cognato dei fratelli Casella e pochi giorni dopo, invece, Rosario Rolletta, contiguo al clan De Martino, andò incontro a sorte analoga, riuscendo fortuitamente a mettersi in salvo.

Dopo il ferimento di Rolletta, la guerra tra le due compagini fece registrare una tregua temporanea, in quanto i piani di entrambi i clan furono stravolti da un inaspettato colpo di scena.

Rosario Rolletta aveva compreso di essere finito sul tavolo della trattativa tra le due fazioni e che i giovani del clan “XX”, con i quali era in astio da qualche tempo, si erano impegnati a consegnare la sua testa ai rivali per ripristinare la pace e tornare a parlare d’affari.

Quella di Rolletta fu un’uscita di scena tanto inaspettata quanto temuta che, in ogni caso, impose ad entrambe le fazioni di mantenere un profilo basso per evitare di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine in un momento storico già concitato.

A distanza di quattro mesi, però, qualcosa cambia e un evento misterioso scardina quell’equilibrio tanto labile quanto teso. 

Poche ore prima dell’agguato costato la vita a Giulio Fiorentino, Giuseppe Righetto, fratellastro dei Casella, stimato essere il reggente del sodalizio tra clan alleati, in seguito all’arresto di Giuseppe ed Umberto De Luca Bossa, resta misteriosamente ferito ad una mano da un colpo d’arma da fuoco. Righetto spiegherà alle forze dell’ordine di essere finito nel bersaglio di due rapinatori, mentre aveva violato il coprifuoco per fumare una sigaretta nel cortile a ridosso della sua abitazione. Una versione che non ha mai convinto gli inquirenti, soprattutto all’indomani dell’agguato indirizzato alle due reclute del clan “XX”.

Fiorentino e Di Costanzo, indicati dal neocollaboratore Rolletta come due figure di spessore del clan De Martino, erano seduti su una panchina, nella roccaforte degli “XX”. Come se qualcuno gli avesse dato appuntamento e loro fossero lì ad aspettare. I killer hanno fatto irruzione nel rione consapevoli di trovare i due giovani lì seduti. Un dettaglio che non esclude anche un’altra ipotesi: la presenza dei due “XX” gli era stata prontamente segnalata da qualcuno.

Giulio Fiorentino doveva morire, Vincenzo Di Costanzo doveva ricevere solo “una lezione”, per questo probabilmente gli hanno sparato mirando alle gambe.

La faida tocca il picco più alto di violenza, facendo registrare il primo ed unico morto.

Una morte, quella del 29enne legato ai De Martino, che ha scosso notevolmente i suoi amici, verosimilmente inconsapevoli delle conseguenze delle loro azioni fino a quel momento.

Quello dei “De Martino-XX” è infatti un clan costituito da giovani inesperti in materia di malavita a carico dei quali figurano piccoli precedenti. Di Costanzo in passato lavorava come garzone di macelleria, Fiorentino era un pescivendolo e di notte amava andare a pescare insieme a suo padre. Poi, seppure imboccando percorsi diversi, i due finiscono al cospetto della famiglia De Martino che necessita di rifondare rapidamente il clan, in seguito all’arresto delle figure di spicco del clan De Micco, di cui è parte integrante. Preservare il controllo dei rioni storicamente appartenente al clan e dare filo da torcere ai clan alleati, subentrati a quest’ultimo, scippandogli il controllo del territorio, diventa così la mission da perseguire che riempie le giornate di quei giovani, a dir poco onorati dalla “chiamata alle armi”.

Proprio perchè le storie di questi due ragazzi ricostruiscono il sentiero senza via d’uscita che accomuna i destini di tanti giovani che si barcamenano nelle cosiddette periferie difficili come Ponticelli, la morte di Giulio Fiorentino sortisce un forte impatto anche sull’opinione pubblica.

Una morte che rilancia il tema della sicurezza tra le strade di una delle periferie più abbandonate della città di Napoli e al contempo legittima l’introduzione di una serie di interrogativi circa l’assenza di alternative fornite ai giovani del quartiere che vivono nei rioni in cui la camorra fa fortemente sentire la sua presenza. Un dibattito che tiene banco per qualche tempo per poi finire rapidamente accantonato nell’oblio del dimenticatoio. Almeno fino a quando non si registrerà l’ennesimo sterminio di un altro giovane, gettato in pasto alla stessa logica criminale.

Tantissimi i giovani del rione che parteciperanno al funerale di Giulio Fiorentino, indossando una t-shirt con la sua immagine e lanciando palloncini bianchi e azzurri all’uscita della chiesa, come a voler rivendicare un “mai più”, mentre sui social impazzano messaggi subliminali da parte delle reclute del clan “XX” che lasciano trapelare il desiderio di vendetta.
Poi, passano i mesi, Di Costanzo finisce in carcere, le dinamiche camorristiche imbastiscono nuove trame e la vita di quel soldato caduto per servire la causa viene frettolosamente coperta dalla polvere.

 

 

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